La sinistra divisiva e la scelta di Barbara Spinelli

Tra le novità delle elezioni europee del 2014 non ci sono soltanto la vittoria di Renzi e del suo Pd, l’arretramento del M5S, il ridimensionamento del centrodestra. Spicca il superamento della soglia del 4% da parte della lista L’Altra Europa con Tsipras. Il carismatico leader greco, che è riuscito a portare la formazione di sinistra radicale Syriza a diventare primo partito nel suo paese, ha convinto molte voci note della sinistra italiana a dare luogo ad una nuova formazione politica. L’operazione è stata guidata da Barbara Spinelli, giornalista di grande spessore, assieme ad altri nomi famosi dell’intellettualità italiani, tra i quali Luciano Gallino, Ermanno Rea, Valeria Parrella, Moni Ovadia. Ai tempi del debutto pubblico di questa nuova formazione si disse che i capolista, in particolare la Spinelli, se eletti avrebbero consegnato la vittoria ai secondi delle rispettive Circoscrizioni. L’idea era quella di candidarsi per dare credibilità, visibilità e spessore alla lista per poi farsi da parte e lasciare spazio a quanti non avrebbero avuto forse i mezzi per coagulare consenso intorno a sé come nel caso del giovane Marco Furfaro. All’indomani del risultato elettorale, che a molti elettori di sinistra ha dato slancio e speranza dopo le delusioni degli anni passati, la linea è radicalmente cambiata. Per giorni si sono susseguite voci, dichiarazioni, lettere, post sui social network che profilavano la possibilità di un ripensamento della Spinelli e dunque di un suo ingresso al Parlamento europeo. La diretta interessata ha dapprima smentito e poi ha di nuovo smentito rendendo pubblica la sua decisione di andare a Bruxelles con queste parole: “Vado in Europa in rappresentanza di tutti e spero di essere all’altezza (…) Il candidato arrivato dopo di me al Centro [Furfaro, n.d.r], collegio che ho scelto perché sono di Roma, non era candidato di Sel, ma della Lista; tale dovrebbe essere considerato dal suo partito.” Questo è un passaggio chiave perché segnala i dissapori interni dovuti alla contrapposizione tra Rifondazione Comunista (a cui la Spinelli è vicina per ammissione del Segretario Paolo Ferrero) e Sel. In gioco, come sottolinea la stessa Spinelli, ci sarebbero le due opzioni per l’elezione del Presidente della Commissione: “Sel sta vivendo una profonda crisi. Non sa decidersi tra Tsipras e Schulz (…) Mi si accusa di essermi chiusa in una torre d’avorio, a Parigi, di aver deciso da sola. Di aver scelto fra Centro e Sud trattando i candidati arrivati dopo di me ‘come carne da macello’, così scrive Furfaro. È falso e ingiusto. Tra il voto e la decisione finale non c’è stato il vuoto ma un pieno: di contatti, di negoziati dei garanti con i partiti che esprimevano le candidature. Fallite le trattative, qualcuno doveva pur decidere. Su invito dei garanti l’ho fatto io.” Senza voler prendere partito colpisce l’attitudine divisiva della sinistra che, nonostante la sua quasi-liquefazione (a partire dalle politiche del 2008, quando non prese neanche un seggio), continua a litigare su questioni forse marginali soprattutto se comparate all’ambizione del progetto politico che vorrebbe riportare i diritti sociali al centro del dibattito politico.  

 

Pasquale MusellaBARBARA SPINELLI        

 

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