Via della Pace è una delle strade più belle del centro di Roma. Situata poco distante da piazza Navona, ospita il Chiostro del Bramante e un antico bar, il Caffè della Pace che è lì dal 1891. Nel corso del tempo sono cambiate le destinazioni d’uso però il bar dall’aria polverosa e affascinante è radicato in quell’angolo di strada come un albero dalle radici molto solide. Nomi eccellenti dell’arte, della letteratura, del cinema dell’Italia del Secondo dopo guerra come Fellini, Rossellini, Patroni Griffi e tanti altri si sono seduti qui. Giorno e notte si addensa una folta movida attorno al bar. I tavolini in strada, l’eleganza un po’ decadente delle sale interne, la bontà del caffè, il garbo del personale costituiscono gli ingredienti di un business duraturo e ben riuscito. Allora qual è la notizia? La notizia è che la proprietà dell’edificio che al piano terra ospita lo storico locale vale a dire l’Istituto Teutonico Pontificio Santa Maria dell’Anima vuole rendere operativa l’ordinanza di sfratto firmata dal magistrato. Ad andare via sarebbero non soltanto il bar e la famiglia Serafini che lo ha in gestione da più di quaranta anni ma anche i coinquilini dei piani superiori. Il tutto per fare spazio ad un hotel di lusso (l’ennesimo) nel cuore di Roma. Insomma, come accade di frequente le ragioni del mercato prevalgono su quelle delle persone e soprattutto sulla storia che luoghi-simbolo come questo raccontano. Questa mattina dalle 9.30 fino alle 21 si raccolgono firme da portare al Sindaco di Roma affinché la Giunta si opponga con ogni mezzo alla chiusura di quest’attività. La mobilitazione politica è per fortuna trasversale. Da Maurizio Gasparri di FI all’Assessora Marta Leonori del PD c’è una condanna unanime di fronte ad una morte che sembra purtroppo annunciata. Importante anche la partecipazione al sit-in della Lista Marchini con il Consigliere comunale Alessandro Onorato, la Responsabile Organizzativa del movimento Flaminia Barachini Mariconda e il Coordinatore del Primo Municipio Alessandro Giachetti in prima linea per difendere un pezzo così importante di storia della città. Per le istituzioni cittadine erano presenti oltre alla già citata Leonori, anche il vicepresidente vicario dell’Assemblea capitolina, Franco Marino, Giulio Anticoli, presidente del Cna Roma Città Storica e dell’associazione Botteghe storiche e Sabrina Alfonsi presidentessa del I Municipio. Gli organizzatori del comitato Salviamo il Caffè della Pace esultano perché al momento hanno già raccolto più di 10 mila firme. Per bocca dell’Assessora alle Attività Produttive pare di capire che il Comune intenda proporre l’integrazione dell’antico caffè nella struttura del futuro albergo, un po’ sul modello dell’hotel Sacher a Vienna: “Noi” – ha dichiarato la Leonori – “continueremo a tutelare quest’attività che deve rimanere qui. Faremo valere tutti gli strumenti di tutela di botteghe storiche che abbiamo.” La battaglia per salvare l’antico Caffè della Pace dalla chiusura è dunque ancora lunga.