Che il giullare sia messo alla gogna. Questa è la frase che si ripete ogni qualvolta l’attenzione si sposta sul buffone di corte, quello che nessuno ascolta, finché non dice cose vere e allora lo attende un destino amaro. Quello che non ci si aspettava è che questo cliché potesse avverarsi nella realtà, tantomeno che si manifestasse in una nazione cosiddetta democratica. Forse non tutti conoscono Dieudonné M’bala M’bala, attore comico alquanto famoso in Francia. L’artista di origine camerunense è da anni balzato agli “onori” della cronaca per il suo sostegno in favore del popolo palestinese e le battaglie in nome della libertà dei paesi oppressi da qualunque forma d’imperialismo. Per questo suo impegno è stato spesso tacciato di antisemitismo, un sentimento, diciamo pure una forma mentis, tanto diffusa quanto spesso mistificata. Certamente l’aspetto fisico di M’bala M’bala (sembra una sorta di Shaggy, famoso rapper, in versione transalpina) e la forza corrosiva e violenta dei suoi attacchi non hanno aiutato a migliorarne la posizione agli occhi dell’opinione pubblica. Era naturale, dunque, che il suo nome venisse alla ribalta dopo i drammatici fatti, che hanno coinvolto i giornalisti di Charlie Ebdo e gli avventori del supermercato kosher di Parigi. Dieudonné, che ironicamente significa “dono di dio” in francese, è stato arrestato dopo aver partecipato alla marcia collettiva, organizzata all’indomani degli attacchi terroristici. L’attore ha ironicamente definito l’evento “magico, paragonabile al big bang o all’incoronazione di Vercingetorige”, ma a far scattare le manette è stato il commento, lasciato sulla sua pagina facebook, nella quale ha scritto: “Je me sens Charlie Coulibaly” cioè “Io mi sento Charlie Coulibaly” (Ahmed Coulibaly è l’attentatore del supermercato parigino). L’accusa è ‘apologia di terrorismo’ ma guardando la questione per quella che è, senza ideologismi, l’attore è stato arrestato per aver espresso la propria opinione. È sbagliato cedere alla tentazione, di fronte al pericolo gravissimo e reale del terrorismo, di creare uno stato di polizia, nel quale ogni aspetto della vita privata sia monitorato dove, in nome della libertà comune, si calpestino quelle individuali, come quelle, sacrosante, alla parola e all’opinione. Contraddittorio e paradossale è rinunciare, bandendoli, al pensiero critico, al confronto e all’antagonismo, in nome della libertà d’espressione. L’auspicio è che la massa enorme di giornalisti, politici e intellettuali, che si sono affrettati e accalcati a definirsi Charlie, in nome del pensiero libero, abbia il coraggio adesso di schierarsi in difesa di M’bala M’bala, affinché gli vengano restituite la libertà personale e quella di parola. Ci si augura che l’opinione pubblica, la politica e la polizia francesi sappiano apprendere dal passato e ricordino che, nell’antica Grecia, i poeti satirici erano ossequiati come protettori e custodi della libertà (Aristofane su tutti); tengano infine a mente le parole di un loro grandissimo connazionale, Voltaire, che disse: “Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”.
Patrizio Pitzalis