In una delle sue ultime “interviste a se stessa” Oriana Fallaci scrisse che per lei la maggior parte degli italiani apparteneva al “tipo” Alberto Sordi. Era disturbata dai personaggi ai quali quest’ultimo prestava il suo volto e il suo corpo, perché tutti erano riconducibili ad un solo carattere più o meno sempre uguale: l’italiano privo di coraggio, furbo, godereccio, egoista, pronto a calpestare i disgraziati. Gli inglesi hanno il culto di Robin Hood, ricordava, un eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri; i francesi quello della Marianna, una bella guerriera dallo sguardo fiero; gli svizzeri quello di Guglielmo Tell, personaggio anch’egli degno di stima. Invece a noi italiani tocca l’Albertone nazionale. Questo era il punto di vista della defunta Fallaci, una scrittrice che con i suoi dodici libri ha venduto venti milioni di copie nel mondo. Non discorda di molto da esso quello dell’opinione pubblica straniera, che spesso deride noi italiani per i nostri vizi, le nostre carenze, i nostri difetti. Spesso all’estero ci chiamano poco elegantemente “macaroni”, con un chiaro riferimento a quell’ottimo tipo di pasta made in Italy, di cui però sono poi paradossalmente tutti ghiotti. Nel gennaio 2012 ci si è messa anche la tragedia della Costa Concordia e subito l’immagine per niente onorevole del comandante Francesco Schettino ha invaso le pagine della stampa estera. Lo sottolineiamo, il colpevole era “l’italiano Schettino”, colui che non bisognava seguire come esempio di buona condotta. D’altra parte, come dargli torto? Eppure siamo convinti del fatto che in quella terribile occasione forse era il caso di pensare un po’ di più alle 32 vittime piuttosto che a Schettino e alla sua presunta amante moldava Dominica Cemortan, disgraziatamente divenuta una specie di “vippetta” dell’ultima ora. Parliamo ora invece dell’italiano Pietro Bartolo. Chi sarà mai costui? Lo sveliamo rapidamente. Il dottor. Bartolo è il granitico responsabile sanitario di Lampedusa, che non si ferma da cinque giorni, pur di soccorrere le vittime del naufragio dello scorso giovedì. Appena un mese fa è stato colpito da un’ischemia cerebrale che gli ha bloccato parte del corpo e della lingua, eppure, ha deciso di non abbandonare il suo ospedale in un momento così critico. Ha salvato una profuga data per morta, ha ispezionato oltre 130 cadaveri ripescati dal mare. Durante un’intervista in cui parlava a fatica, ha spiegato che non voleva ”restare in malattia” dopo che un barcone era naufragato a pochi metri dalla costa con oltre 500 persone a bordo. Come avrebbe classificato la Fallaci questo italiano? Forse lei non si sarebbe posta neanche il problema dell’eventualità che fra di noi potessero esservi altri individui virtuosi come Bartolo, a cui è spettato il triste compito di navigare in un “Mare Mostrum”, in cui non galleggiano più solo pesci, ma vite umane. Non stupiamoci del fatto che qualcuno chiede il Nobel per la Pace per questi eroi. Le ragioni sono evidenti. Mai si era vista al mondo tanta umanità, tanta solidarietà messa in pratica senza un secondo fine. Vediamo quanto i media stranieri saranno reattivi e pronti a documentare l’operato di questi italiani forse a loro parere atipici. Non esiste solo la pizza, la mozzarella e gli spaghetti. Qui ci sono anche altre realtà degne di nota, per esempio la prontezza dei Lampedusani.
Silvia Di Pasquale