Unico, leader irripetibile, leggenda inarrivabile.. è stato come direbbe la gente della sua amata Napoli “’na cosa grande”. Si è spento ieri prematuramente, all’ età di 60 anni appena compiuti, nel suo “buen retiro” di Buenos Aires. Il “pibe de oro” si era sottoposto poche settimane fa ad una delicata operazione alla testa causata da un ematoma subdurale. Se ne va così il più grande calciatore di tutti i tempi, genio indiscusso ,che proprio come tutti i geni porta con sé ombre, fragilità, stravizi e sregolatezze nella vita fuori dal campo. C’ è incredulità, sgomento, rammarico. Da ieri Napoli l’ Argentina tutta sono legate a doppio filo. Nei Quartieri Spagnoli, rione napoletano dove campeggia uno straordinario murales in suo onore, è cominciato un vero e proprio pellegrinaggio, per colui che è stato capace di “fare l’ impresa”, regalando due scudetti alla città ,una coppa Uefa ed una Supercoppa. Più che i trofei, ha riscattato socialmente un popolo, in un’ epoca di supremazia calcistica e non solo “nordista”. Scugnizzo e re, che ha saputo donarsi generosamente mettendo d’ accordo tutti. Con la nazionale Argentina ha partecipato a 4 mondiali, vincendo da protagonista assoluto il torneo dell’ 86, dove segnò un goal indimenticabile ,meglio noto come da lui stesso definito “la mano de Dios”.Se ne va nell’ anniversario della morte dell’ amico Fidel Castro, leader maximo dell’ amata Cuba che lo ha accolto e curato nel suo lungo percorso di disintossicazione dalla cocaina. Napoli gli intitolerà lo stadio, da ieri sera illuminato, nel quale ha fatto spettacolo. La sua maglia, l’ indimenticabile 10, verrà spedita per la funzione funebre, perché possa accompagnarlo per sempre. L’ Argentina invece, si appresta a vivere 3 giorni di lutto nazionale per omaggiare questo irripetibile campione. La camera ardente è allestita alla Casa Rosada, sede centrale del potere esecutivo della Repubblica Argentina. Luogo dove pochi hanno avuto il privilegio di ricevere un ultimo omaggio, Maradona è uno di questi.