Nel suo discorso per l’inaugurazione del semestre italiano di presidenza dell’Ue Matteo Renzi è riuscito a mettere a segno un altro bel colpo, almeno in termini di comunicazione politica. In venti minuti, con accanto la Ministra Federica Mogherini che vorrebbe come Alto Rappresentante della Politica Estera dell’Unione, il Presidente del Consiglio ha strappato alla platea ben sette applausi. L’incipit è stato dei più fortunati: “Se oggi l’Europa facesse un selfie” – ha domandato in maniera provocatoria – “che immagine verrebbe fuori? Il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L’Europa mostrerebbe il volto della noia.” Come ha scritto Lucia Annunziata sull’Huffington Post il richiamo alla necessità della crescita per superare l’austerità voluta dalla Germania, e invocata anche da Olanda e Finlandia, ha rappresentato una bella rottura con l’atteggiamento di deferenza verso i potentati di Bruxelles e di Strasburgo. Per il Direttore dell’Huffington il richiamo alla generazione di Telemaco, ai valori, il discorso inspirational è stato tuttavia il suo vero tallone d’Achille, perché non ha convinto la ‘pragmatica’ Europa. Avere separato l’intervento sulla visione d’insieme da quello più tecnico sulle cose da fare e da rivedere sarebbe stata dunque una mossa sbagliata. Di fatto il Premier ha raccontato la mission e la vision del suo impegno, smarcandosi dai cronoprogrammi e dalle to-do-lists alle quali ci ha abituati. Il riferimento a Telemaco, figlio fedele di Ulisse che aspetta il ritorno del padre per liberare Itaca dai Proci, è stato il passaggio che ha maggiormente catalizzato l’attenzione dei commentatori. Il richiamo implicito è ad fortunato libro dello psicoanalista Massimo Recalcati (edizioni Feltrinelli) intitolato Il Complesso di Telemaco. In una società che ha assistito al ‘tramonto del padre’ e delle figure che vi si oppongono – Edipo e Narciso – i giovani aspettano il ritorno di una figura che trasmetta loro un’eredità. Secondo Recalcati però questo passaggio di consegne non è mai indolore perché i figli devono uscire dal solco della tradizione per creare qualcosa di nuovo. Cosa c’entra il rottamatore fiorentino con il figlio fedele? Lui che ha scalato la piramide del potere facendo fuori Bersani, Letta e tutta la vecchia nomenclatura della sinistra italiana ricorda più Edipo che Telemaco. Forse né l’uno né l’altro perché con il “vecchio” della politica Renzi deve fare i conti tutti i giorni, dalle fronde interne del PD fino all’accordo con Berlusconi. Assomiglia di più ad uno spregiudicato Narciso (o anche al Faust di Goethe) pronto a fare di tutto per assicurarsi l’approvazione sia dei sostenitori che degli oppositori.
Pasquale Musella