Il 9 aprile 2015 Claudio Giardiello (imputato per bancarotta) uccide tre persone a Palazzo di Giustizia a Milano. Le telecamere di sicurezza lo hanno ripreso mentre mostrava all’addetto dell’ingresso un falso tesserino da avvocato per entrare in tribunale. Tredici i colpi inflitti alle tre vittime e ai due feriti sono il bilancio della mattina di terrore a Palazzo di Giustizia di Milano, dove l’imputato di un processo per bancarotta fraudolenta Claudio Giardiello 57 anni ha ucciso il giudice Ferdinando Ciampi, Giorgio Erba (coimputato nel processo sul fallimento dell’Immobiliare Magenta di cui Giardiello era socio di maggioranza) e il suo ex avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che nel processo era uno dei testimoni. Il 57enne ha sparato dentro un’aula del terzo piano nel corso del processo in cui si discuteva del fallimento dell’azienda immobiliare di cui era socio di maggioranza. Poi è sceso al piano di sotto, alla ricerca dell’ufficio del giudice Ciampi (era uno dei testimoni del processo), e lo ha ammazzato con due colpi di pistola. Dopo essere rimasto nascosto nel tribunale per più di un’ora, Giardiello è riuscito a uscire e a fuggire in moto. La fuga è durata all’incirca 30 minuti, poi il killer è stato arrestato a Vimercate (paese che si trova a 30 chilometri dal luogo della strage). In seguito all’arresto l’imputato ha dichiarato di essersi vendicato di chi lo aveva rovinato; pertanto gli investigatori sostengono che Giardiello avrebbe voluto colpire ancora, in quanto era diretto a Carvico in provincia di Bergamo (luogo in cui era presente un suo ex socio). L’inchiesta, condotta dalla Procura di Brescia (che è competente sulle indagini relative al tribunale di Milano) dovrà fare luce e di conseguenza chiarire il perché Giardiello sia riuscito a passare inosservato senza che gli addetti alla sicurezza notassero la pistola e il falso tesserino. Occorre una maggiore attenzione e responsabilità per evitare che episodi del genere possano nuovamente verificarsi.
Noemi Deroma