«Un grande capo che ha saputo anche proteggerci, un grande magistrato che ha fatto la storia di questo Paese», sono queste, le parole di Francesco Greco oggi a capo della Procura di Milano. Faceva parte del pool di ‘Mani Pulite’ guidato dallo stesso Borrelli.
Una voce fuori dal coro e secondo il figlio dell’ultimo leader del Partito Socialista Italiano, Borrelli guidò un colpo di Stato: «Ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è una mia opinione personale, i giuristi lo chiamano colpo di Stato», disse Bobo Craxi.
LE INCHIESTE – ‘Mani pulite’ fu una serie d’inchieste giudiziarie della prima metà degli anni Novanta che accompagnò lo scandalo di Tangentopoli. Le inchieste dei magistrati guidati proprio da Borrelli misero allo scoperto un sistema fraudolento nella politica e nell’imprenditoria. Democrazia Cristiana e il Partito Socialista vennero travolti dalle inchieste, si sciolsero e nelle elezioni successive furono sostituiti da nuovi partiti e forze politiche.
BERLUSCONI E LO SCONTRO – Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano nel 2002 concluse la relazione all’apertura dell’anno giudiziario presentando lo slogan “resistere, resistere, resistere”, indirizzato contro le riforme del governo Berlusconi. Il discorso di Borrelli fu subito acceso: «le riforme sono punitive, rimandare i processi è oltraggio alla giustizia».
La camera ardente sarà aperta lunedì mattina alle 9.30 nel Tribunale di Milano, nell’atrio di fronte all’Aula Magna.