Quotidianamente possiamo scorgere nella cronaca tentativi di manipolazione dati o assalti informatici a database. Le truffe maggiori assurgono a notizie in prima pagina, quando l’attacco dei cybercriminali si concentra ai danni di multinazionali, istituzioni o personaggi famosi.
I dati che noi forniamo per l’attivazione di tante abilitazioni, per lavoro, servizi o mero svago, passano per archivi elettronici che, se non ben strutturati e custoditi, rischiano di danneggiarci seriamente, dal punto di vista economico (basti pensare alle clonazioni di bancomat, carte di credito o credenziali d’accesso a conti on line) o personale (documenti di identità, residenza, etc.).
Un atteggiamento pienamente consapevole nell’impiego degli strumenti informatici è oggi un elemento determinante per la sicurezza del nostro patrimonio informativo.
Talvolta, infatti, nostre imprecisioni, leggerezze o mancata conoscenza del funzionamento del trattamento e conservazione dati amplia il rischio di essere oggetto di truffe o raggiri informatici.
Chi di noi, uscendo, lascerebbe aperta la porta di casa? Chi abbandonerebbe i propri ori incustoditi in un luogo pubblico? Chi consegnerebbe il proprio portafogli ad uno sconosciuto?
Nessuno! Eppure è ciò che facciamo quando, ad esempio, apriamo gli allegati di email provenienti da destinatari non noti, quando attiviamo applicazioni di cui ignoriamo origine e funzione, accediamo a siti web considerati a rischio, apriamo collegamenti ad altre pagine non chiare, durante la navigazione.
Osservare semplici norme di attenzione può prevenire danni molto seri (utilizzo di password diverse per ogni applicazione a caratteri alfanumerici complessi, non conservare evidenze scritte delle stesse, non fornire dati, riempire formulari, aprire link se non se ne conosce la ragione ed il destinatario, etc), dotarsi degli opportuni presìdi per navigare in tutta sicurezza!
Federico Mattia Ricci