David Bowie. Non esiste un aggettivo in grado di esprimere la complessità artistica di un personaggio così dannatamente e nello stesso tempo equilibratamente folle. Il suo è uno di quei nomi che fanno ormai parte del nostro patrimonio culturale artistico. Certamente non tutti sono in grado di ricollegarlo alla sua immagine, ma, chi, almeno una volta nella vita, non ha mai sentito nominare D.B, o nella variante “bowi” o in quella tipicamente italianizzata di “bawi”? Non ricordo esattamente in quale fase della mia vita ho sentito parlare per la priva volta del “duca bianco”. Al contrario, ho ben fisso nella mia mente quel tardo pomeriggio di fine agosto, quando mio cugino, nella sua Uno blu scura, accese lo stereo e mi disse: –«Cugì ascolta questa». Era Heroes. Calò il silenzio. Io che di solito parlo sempre e continuamente, in quel momento persi le parole. Ero fissa sul ritornello, “We can be heroes just for one day”, l’unico che capivo nell’immediato; l’unico che ancora oggi, mi fa venire la pelle d’oca. Poi lui continuò a tradurmi il testo e io, totalmente assorta nei miei pensieri, per dirla alla Vasco, pensai che la prima cosa che avrei fatto appena giunta a casa, sarebbe stato scaricare il pezzo, perché all’epoca ancora non c’era youtube. Pochi anni dopo, ero a Berlino, città che ho iniziato ad amare proprio grazie a Bowie, che lì aveva ambientato la canzone in questione. Una volta giunta davanti al Muro, non fui in grado di tenere a bada il mio trip mentale: vedevo i due protagonisti di Heroes, divisi da quella barriera invalicabile; lui che cercava di scavalcare, invano, e lei che lo attendeva al di là della cortina di pietra, che rendeva impossibile il loro amore. Gran bei ricordi. Oggi, gennaio 2013, leggo con estremo piacere, che Bowie, alla fresca età di 66 anni, ha ancora voglia di stupire. Nel giorno del suo compleanno, pubblica sul suo sito il nuovo singolo “Where are we now”?, anticipazione di un disco inedito che vedrà la luce il prossimo marzo. Una ballata struggente, che torna sul suo periodo berlinese. Il testo viaggia in alcuni dei posti più conosciuti della capitale tedesca, da Potsdamer Platz al Böse Brücke, dove si trovava una dogana attraversata da 22mila persone con le dita incrociate, da Nürnberger Strasse, in cui passeggia quest’ uomo “perso nel tempo”, al KaDeWe, oggi il più famoso grande magazzino commerciale berlinese. Nelle immagini del video, diretto da Tony Oursler, si vede l’ingresso di Hauptstrasse 155, dove l’artista trascorse la maggior parte del tempo del soggiorno berlinese, in compagnia niente meno che di Iggy Pop e poi anche la Colonna della Vittoria, Wittenbergplatz ed altri ancora. Bando dunque a quelle false voci che volevano Bowie ormai “sparito”. Lui era lì, semplicemente pronto a stupirci di nuovo. E se lo farà fino in fondo, forse regalerà ai suoi fans anche un nuovo tour, magari proprio con tappa di apertura a Berlino.
Silvia Di Pasquale