One flew over the cuckoo’s nest: Qualcuno volò sul nido del cuculo

“…Three geese in a flock: one flew east, one flew west and one flew over the cuckoo’s nest… goose swoops down and plucks you out.”Non per il tema trattato, non per il film che ha ispirato, non per la redenzione e nemmeno per le le parole rimaste intrappolate fra le ciglia alla fine della lettura (anche se, per queste ultime, occorrerebbe dilungarsi, magari più avanti), ma per gli occhi sul mondo che ti ritrovi a fine lettura.qqqqqqqqqqqqqqqImmagini disegnate come con colpi lievi di pennello a disegnare i contorni di una realtà così difficile da raccontare. Uomini chiusi in una casa che casa non è, un nido in cui vengono covati a forza, il luogo dove ci si aspetta che vengano accomodati gli esemplari giudicati fallati da una società che lacera lo spirito e divora i suoi stessi figli, un posto in cui rinchiudere il diverso e dove le differenze vengono curate, pareggiate a colpi di pillole e le ferite dell’anima, inflitte da un mondo aggressivo, vengono cauterizzate da elettrodi ai lati della fronte. E quando tutto questo fallisce, quando il cuore si dimostra ostinato sui suoi passi, quando i mostri nascosti sotto i tavoli e dietro gli angoli non la smettono di digrignare i denti al tuo passaggio, ma nessun altro li può vedere nella loro infinita crudeltà, la meccanica della medicina interviene rimuovendo la volontà; e con essa la tua capacità di indicarli a chi ti siede accanto. Perché non è concesso essere un Miracolo in un mondo che Miracoli non conosce e teme per la sua incolumità quando la bellezza si manifesta in tutta la sua grazia. Fuori, gli altri, vedono solo parole sconnesse e grida; e puniscono la comunicazione sbagliata con tutta la durezza possibile: cancellando una vita con un martelletto o spegnendola giorno per giorno con pillole. Non è concesso divergere dalla media imposta dal Sistema. Un Sistema che giudica, punisce e calpesta chiunque si scosti dalle linee guida che ha impostato. E’ il caso dell’infermiera Ratched. Lei, che il sistema lo conosce, ha plasmato il suo reparto ad immagine e somiglianza di come ci si aspetta che si comportino gli esemplari fallati: da bravi e silenziosi fantasmi, spiriti rotti in riparazione. E dove lo spirito è irreparabile, allora l’armonia delle forme prevede che il corpo lo segua nel suo lento declino, purché non disturbi oltre, poiché a quelli considerati “sani”, non piace vedere tutta la verità di ciò che li circonda, e preferiscono condurre le proprie esistenze al sicuro sotto la gonnella di quella stessa Società che li castra quotidianamente, che ne siano coscienti o meno.Chi può essere così sicuro che i mostri nascosti nel reparto dei “disturbati” non siano reali? Questo è il punto. Cosa è reale? Cosa rende il percepito un dato assoluto, che non prevede confuti o controlli né tantomeno altre opinioni. R.P. McMurphy cerca, nella sua permanenza in quell’istituto psichiatrico dell’Oregon, di restituire agli abitanti del “nido” quella scintilla di vita così affievolita dai colpi subiti dal mondo esterno e da quella sua riproduzione in scala installata nel reparto ad opera della signora Ratched. Randle McMurphy, irlandese, cresciuto libero in un sistema chiuso diventa l’eroe del reparto in una continua lotta fra il Meccanismo che cerca di installarsi nuovamente riportando alla “normalità” gli uomini ospiti, e la volontà di essere. Rappresentazione del conflitto vissuto da (quasi) tutti noi nel quotidiano vivere le regole assurde di un mondo troppo spesso dimentico del fatto che la sua Bellezza è data proprio da quelle deviazioni dalla norma sedute lì al suo interno, a ricordagli costantemente la propria insicurezza. Proprio come quella filastrocca per bambini in cui il cuculo ruba un nido per deporci le proprie uova, e poi arriva l’oca (proprietaria legittima) e spinge a volare via i piccoli. Così quegli uomini sono i piccoli cuculi che occupano un nido non loro, e R.P. McMurphy gli insegna a volare.

 

Giampaolo Giudice

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