Ricordiamocelo: il 25 aprile è una festa di tutti gli italiani

È raro vedere una discussione sull’esistenza o meno di una festa nazionale: eppure è proprio quel che avviene, in maniera più intensa a partire dagli anni recenti, per quanto riguarda la Festa della Liberazione. Una giornata di tutti è diventata, nell’animo di alcuni, occasione di polemica politica (peraltro inattuale) e un costante tira e molla tra chi, la festa, non vuole riconoscerla e chi cerca di dare a essa un colore politico.

Una conferma di questo stato di cose, tristemente, arriva addirittura dalle istituzioni: negli scorsi giorni Matteo Salvini ha bollato la ricorrenza della Liberazione come un «derby tra rossi e neri». È un errore di appropriazione, dall’una e dall’altra parte, che tende a delegittimare la Resistenza stessa e trasformarla in un atto politico, barbaramente violento – da una parte – o, viceversa, in una vittoria di una singola fazione.

Non è mai inutile ricordare come la Resistenza non abbia avuto un unico colore, “colpa” attribuita ai partigiani dagli esponenti di quelle formazioni politiche che oggi tendono, ignorando la dura lezione della Storia, al neofascismo. Ma i partigiani non sono stati solamente “rossi”, e ce lo rammentano le gesta delle numerose brigate di quegli anni. Dai socialisti ai cristiani, dai liberali e – certamente – anche i comunisti. Un equilibrio politico di forze in gioco che combatterono la dittatura e posero poi la base per la nascita di una repubblica democratica che oggi chiamiamo Italia, e che rispecchiò fin dal principio l’equilibrio tra i colori politici di chi fu coinvolto nella sua liberazione.

Dire altrimenti è mentire; un falso storico. Negare oggi l’importanza della Liberazione, e accusare la stessa di faziosità, è un atto di malafede se viene dall’estrema destra, ma un errore altrettanto grave quando arriva dall’estrema sinistra: la Resistenza è avvenuta in difesa dell’Italia dall’invasione nazifascista, in tempi difficili di guerra e in assenza di stato di diritto. Ma è avvenuta per tutti gli italiani, e da ciascuno di essi va celebrata per non delegittimare la stessa esistenza dell’Italia repubblicana.

Soprattutto è oggi necessario che le istituzioni lo ricordino: Luigi Di Maio non è certo un esponente dell’estrema sinistra, ma in virtù del suo ruolo istituzionale ha accortamente sbugiardato il collega di governo, annunciando la sua presenza ai cortei del 25 aprile. È grazie alla festa che oggi qualcuno non vuole festeggiare, infatti, che è possibile esprimere un’opinione in merito. Uomini e donne di tutto il Paese hanno dato la propria esistenza per poter garantire questo diritto ai posteri. Nulla che la storiografia di parte possa cancellare o alterare per uno scopo diverso. È bene ricordarlo, ed è proprio a questo scopo che serve una ricorrenza.

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