Selfie-mania: fenomenologia dell’autoscatto

Per quel che riguarda quelle foto autoreferenziali che nessuno chiederebbe mai di visionare spontaneamente, di sicuro Instagram batte Facebook notevolmente. Rispetto al ben noto social creato da Zuckerberg, usato da grandi e piccini, Instagram infatti rimane di gran lunga il campione nella condivisione dei selfie, vale a dire gli autoscatti che da un po’ di tempo a questa parte stanno contagiando tutti, in virtù di quel latente, intimo e umano desiderio di momentanea celebrità, unito alla recherche esistenziale del consenso altrui.Di fenomeni curiosi -sui quali vi si potrebbero scrivere interi trattati di sociologia- ve ne sono diversi, alcuni dei quali anche un po’ tristi: basti pensare ai numerosissimi ragazzini che sono diventati delle vere e proprie “insta-star”, grazie a valanghe di post nei quali spesso sono agghindati come donne e uomini di dieci anni più grandi. Tramite questi ultimi si sono aggiudicati un numero considerevole di followers e la tanto agognata fama virtuale. Tutto ciò semplicemente attraverso  una connessione internet, uno smartphone ed un faccino angelico o vagamente simile a quello di adolescenti statunitensi popolari, come ad esempio il famoso e pluriosannato Justin Bibier.E poi c’è lui, se vogliamo la sintesi dell’intero fenomeno: all’anagrafe è Benny Winfield Jr., ma su Instagram è noto come  MrPimpGoodGame, ovvero colui il quale si è autoproclamato il re degli autoscatti. Al di là della monotonia e del loro essere ripetitivi, i selfie di Benny hanno uno scopo: quello di far capire a tutti che questa pratica ha in sé qualcosa di genuino e naturale. E così i sorrisi e le eloquenti espressioni di MrPimpGoodGame hanno in breve catturato l’attenzione degli instagrammers, facendogli raggiungere in breve un’enorme notorietà. Come lui stesso ha rilasciato in un’intervista a Vice, tutto è nato inizialmente per gioco, per divertimento. È stato solo poi, a seguito di una consistente attenzione ricevuta da parte degli utenti di Instagram, che Benny ha fondato il cosiddetto “movimento degli autoscatti”, la cui filosofia è molto essenziale: ogni momento della giornata è buono per farsi un selfie, in quanto è sempre l’ora della celebrazione del sé e del proprio modo di essere.Se poi questi ultimi vadano condivisi o meno o se per catturarli può bastare una semplice fotografia scattata nel bagno quanto in cucina, è un altro discorso. Sollevarlo ora, quando quella dei selfie è una vera e propria mania, un’ossessione dalla quale in pochissimi sembrano essere immuni, può essere abbastanza poco proficuo. Tuttavia chi vuole ci pensi un po’, magari fra un autoscatto e un altro.

 

Michela Graziosi4instagram

 

 

Michela Graziosi

 

 

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