STEFANO DAMBRUOSO.UN GIUDICE CHE SI RACCONTA

doc1“Il più grande dei mali è commettere ingiustizia” scriveva Platone; Giambattista Vico, sulla giustizia così si esprimeva: “ buonsenso è un giudizio formulato senza riflettere, condiviso da una classe intera, da una nazione intera, o da una umanità intera”. Basterebbero queste poche righe a tratteggiare la personalità, la formazione e il pensiero giuridico del Magistrato Stefano Dambruoso; nato a Bari, è stato Procuratore ad Agrigento e successivamente a Milano; dopo vari percorsi professionali oggi è membro del Comitato per l’Islam italiano presso il Ministero dell’Interno. La sua professione di magistrato è nata per passione, una passione che sentiva da sempre, da quando avvertiva una sua esigenza da ragazzo, di mettersi al servizio dei più deboli e dei meno fortunati della società; la sua storia inizia quando finisce la vita di Rosario Livatino, sostituto procuratore e in seguito Giudice al latere presso il Tribunale di Agrigento, ovvero il 21 settembre del 1990, quando venne ucciso per mano di quattro sicari, organizzazione mafiosa. La morte del Giudice Livatino ha inciso molto nella personalità e nella carriera di Stefano Dambruoso. Da allora è iniziata la sua lotta per la mafia, che ha voluto proseguire andando a Milano; a Milano, ha iniziato poi ad occuparsi di terrorismo internazionale. All’epoca il fenomeno terrorismo non era ancora un fatto che destava notizia, e Stefano Dambruoso lavorava in una sostanziale disattenzione istituzionale; l’11 settembre 2001 cambia il mondo, aumenta l’attenzione mediatica, si accendono i riflettori e in soli tre mesi nasce la norma 270 bis sul terrorismo internazionale .Da allora Stefano Dambruoso, come anche spiega nel suo ultimo libro “Un istante prima”, il terrorismo ha fatto parte del suo credo e carriera professionale parlando e scrivendo della convivenza tra i diversi gruppi etnici, delle politiche di integrazione, a cui bisogna credere e dove bisogna arrivare. Spesso chi arriva in Italia ha alle spalle situazioni disperate in cerca di una identità. Oggi si sta crescendo in termini legislativi e l’attività di prevenzione è molto alta e viaggia di pari passo con l’integrazione. Il collante per creare un dialogo interculturale costruttivo vero è e rimane la cultura e il sapere. Il Dottor Dambruoso definisce magicamente il Mediterraneo il Nord Africa casa nostra e si auspica un mondo dove tutti i cittadini devono avere il diritto, perché è di questo che si parla, un diritto di professare la fede in cui credono, con un rispetto e una conoscenza reciproca. Questa considerazione nasce dall’amore che mette nella sua professione poiché, come sostiene lui stesso, per essere oggi un buon magistrato devi avere, oltre ad un’ottima e lodevole preparazione una vita in prima linea e Stefano Dambruoso è oggi questo Giudice, un uomo che ha fatto e fa della giustizia la sua vita, la sua compagna di viaggio, la sua scrittura personale, il suo sogno divenuto realtà, la sua filosofia che non avrà mai una vera fine.

Manuela Pacelli e Barbara Gallo

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