La situazione, a Roma, si fa maleodorante. Proprio come le strade della Capitale, le quali già quest’estate erano state travolte da un disservizio diffuso con conseguente emergenza rifiuti. Un problema, come troppo spesso accade in Italia e specialmente in una Roma caotica, di vera e propria gestione “dal basso” di un’azienda che non riesce a garantire i propri servizi. La questione che negli ultimi giorni ha nuovamente afflitto la tormentata azienda per la nettezza urbana capitolina è, invece, tutta “dall’alto”. Ama è bloccata: non ci sono risorse e ora non c’è nemmeno più il cda. Tre i membri a dimettersi, infatti, nella passata settimana, dopo aver constatato l’odierna assenza di impianti e di vere e proprie soluzioni che siano in grado di sorreggere l’emergenza rifiuti di Roma.
Proprio nel momento in cui servirebbe un piano d’azione convinto per far fronte all’evenienza che l’Urbe diventi una discarica, è perciò tutto completamente paralizzato. Al momento Ama non è nemmeno in grado di approvare il bilancio consolidato per l’anno 2018. Un bilancio pesante, che vedrebbe anche il formalizzarsi di diverse, ingenti voci di debito. La conseguenza è che, finché tale bilancio non sarà nero su bianco, le assunzioni restano bloccate non solo per Ama, ma anche per le altre aziende pubbliche del gruppo Roma Capitale: stop quindi anche alle nuove assunzioni per Atac e la Polizia municipale.
Insomma, è crisi piena. Questa settimana, il sindaco Virginia Raggi ha scelto l’attivista 5 stelle Stefano Zaghis per guidare Ama e tentare di scongiurare l’ipotesi commissariamento. Si tratta del settimo ad dell’azienda in tre anni. La Raggi promette che Ama non verrà privatizzata, ed esorta a fornire in tempi brevi un bilancio veritiero per una gestione sana e solida. Riuscirà l’amministrazione pentastellata a evitare il peggio e far rientrare la crisi?
A dire la verità, sono in pochi a scommetterci: da più parti arriva una tremenda profezia: quella di una Roma che, per Natale, sarà completamente sommersa dalla spazzatura. Gli avversari politici non fanno che invitare il sindaco Cinque Stelle alle dimissioni, prima che una simile catastrofe giunga realmente in vista. Nel frattempo, però, si parla di collasso della città entro dieci giorni, con le scuole che rischiano di chiudere a causa dei rifiuti. Occorre fare qualcosa entro il 14 ottobre, data di scadenza dell’obbligo, per gli impianti regionali, di farsi carico dei rifiuti di Roma.
La Capitale non vive tempi felici, e occorre oggettivamente un’azione congiunta, condivisa e soprattutto efficace per scongiurare il completo crollo dei servizi cittadini. Un’azione che, probabilmente, necessiterà di forze in più rispetto alla sola volontà politica dell’amministrazione comunale. Cosa fare, adesso?