Dopo un mese, si chiudono i mondiali in Russia. Le jeux sont faits: vincono i Blues, che battono la Croazia, ma per molti, quanti rimpianti!

‘Mais oui! La France est championne du monde!’. Si chiude così un mese di mondiali in terra russa, con la Francia che alza al cielo la coppa dorata, dopo aver battuto la sorprendente Croazia, e bissando così, il successo del ‘98.

Squadra tecnica, squadra giovane, squadra quadrata, la Francia non ha regalato calcio champagne in questo torneo, ma ha sfruttato le sue caratteristiche migliori: solidità difensiva, e la velocità dei suoi due attaccanti, Kylian Mbappé e Antoine Griezmann.

Il resto lo fa la proverbiale buona sorte, che la spinge lassù, sul tetto del mondo, eliminando, sorprendentemente, tutti i suoi potenziali, pericolosi avversari.

E già, perché questo mondiale organizzato dalla Russia, in modo impeccabile, è stato il mondiale delle grandi sorprese o delle cocenti delusioni, dipende da che punto di vista lo si guardi.

E le sorprese non sono mancate già ai gironi, basterebbe solo riavvolgere il nastro di questo lungo mese mondiale.

Gruppo A. Vince facile l’Uruguay, 3 vittore su 3, 5 gol fatti, zero subiti; resta in scia la Russia, organizzatrice, squadra tecnicamente non eccelsa, in una Nazione dove il calcio non è certamente una priorità. Un plauso d’incoraggiamento, invece, all’Arabia Saudita, squadra improvvisata, che avrebbe meglio figurato in un torneo domenicale tra scapoli ed ammogliati.

Gruppo B. Passa la Spagna, la squadra del tiki-taka, del gran possesso palla, che ha pure superato il defenestramento del suo tecnico, a pochi giorni dall’inizio del torneo – altra novità in assoluto – per aver accettato la corte del Real mentre si giocava il suo mondiale. E passa pure il Portogallo, dell’alieno CR7, vera stella brillante di una squadra di onesti gregari. Qui il plauso lo facciamo, invece, all’Iran, altra squadra improvvisata, con un portiere che nella vita fa il pastore, altroché contratti multimilionari, costretta pure ad acquistarsi gli scarpini in negozio, come tutti i comuni mortali, causa il bando che blocca il suo sponsor tecnico, l’americana Nike (ah, diavolo di un Trump!).

Gruppo C. Francia e Danimarca passano il turno, con qualche sofferenza, e senza troppe scintille; poco da fare per il Perù e l’Australia, chiamate solo a fare presenza.

Gruppo D. Passa a sorpresa la Croazia, delude, ma strappa comunque il secondo posto, l’Argentina del Fenomeno Messi, che è sembrata più una squadra sull’orlo di una crisi di nervi, anarchica e svogliata, e con un Diego Maradona nelle vesti di un fin troppo ingombrante e pedante commentatore. Fa tenerezza invece, la piccola Islanda, squadra di onesti fabbri e pescatori, al suo primo mondiale, favola bella del calcio che dura però, come un battito d’ali.

Gruppo E. Nessuna grande sorpresa qui, passano le favorite Brasile, (ma quanta fatica!) e la Svizzera, salutano subito, Serbia e Costa Rica.

Gruppo F. Sorpresa per il passaggio del turno della Svezia, (la squadra che allo spareggio ci ha eliminato), e del Messico; vanno a casa la Korea del Sud (accolti al rientro, dai tifosi arrabbiati, a cuscinate!!) e la presuntuosa Germania, finita addirittura ultima nel suo girone (ed era campione in carica!!).

Gruppo G. Qui, invece, poche sorprese: passano Belgio e Inghilterra, salutano, invece, le cenerentole Tunisia e Panama.

Girone H. Passa, con qualche patema d’animo, la Colombia ed il sorprendente Giappone, questa volta più vicino alla squadra dei sogni nipponici alla Holly & Benji; salutano mestamente la Polonia (che disfatta!) ed il Senegal.

Gironi finiti, e già una prima novità statistica: non accadeva da tanto tempo che nessuna squadra africana passasse il turno successivo, segno dei tempi che mutano e di un sistema che fa acqua da tutte le parti (se è vero che le convocazioni le fa il potere locale e non il CT!), e non brilla più per talenti da mettere in vetrina.

Agli ottavi, invece, salutano, tra i tanti, il Portogallo di CR7, l’Argentina di Messi, la Spagna del tiki-taka, battuta dalla sempre più sorprendente Russia, e la Colombia (e per i giocatori arrivano subito i drammi delle minacce di morte).

I quarti vedono la sorpresa Belgio battere i campioni del Brasile, una sorta di Davide contro Golia, in salsa calcistica; saluta con tutti gli onori anche la Russia, e termina l’avventura mondiale pure la Svezia (per la gioia dei gufi italiani!).

Altra novità statistica: in semifinale giocheranno solo squadre europee, segno anche questo dei tempi che corrono, con le squadre sudamericane che negli anni, calcisticamente parlando, si sono impoverite sempre più.

E alla finale, all’appuntamento con la storia calcistica, troviamo appunto, la Francia e la sorprendente Croazia, alla sua prima finale mondiale, che ha battuto, in semifinale, un’Inghilterra sgonfiatasi troppo velocemente.

Vincono i Blues, con un perentorio 4-2, che dice poco di una partita per nulla memorabile: la Francia gioca in velocità, tutta difesa e contropiede (come l’Italia dei bei tempi andati!), manovra un po’ di più, invece, la Croazia che regge un tempo, prima di finire completamente la benzina.

I galletti alzano la coppa al cielo di Mosca che ricambia con un improvviso scroscione di pioggia, lo stadio applaude gli eroici croati, archiviando un mondiale delle tante prime volte, delle sorprese e delle immancabili delusioni.

Doveva essere il mondiale dei fenomeni e così non è stato: l’alieno portoghese Cristiano Ronaldo non riesce a spingere, oltre i propri limiti, la sua squadra (si rifarà con un’altra Champions League?); Messi, invece, saluta un mondiale in piena crisi d’identità; in una nazionale caratterialmente allo sbando, anarchica e divisa in clan, lui è rimasto schiacciato dal peso che avrebbe dovuto, invece, sostenere, ed è apparso un fantasma, lontano anni luce dal fenomeno ammirato con il Barça. Ed il brasiliano Neymar? Il giovane giocatore più pagato nella storia del calcio lo ricordiamo piuttosto per i suoi tuffi, simulazioni e cadute varie che per giocate cristalline; e senza fenomeni pure il Brasile dice addio mestamente ai sogni di gloria.

Resta l’astro nascente francese Kylian Mbappé, che non ha brillato molto, ma il suo (poco, per la verità!) lo ha fatto egregiamente. E può fregiarsi pure di un gioioso record: alla sua stessa età solo un altro campione riuscì a sollevare una coppa mondiale, era il grande Pelé, e anche questo può essere un segno del destino.

Così si chiude il Mondiale di Mosca, si riavvolge il nastro e si archivia il tutto; appuntamento, fra quattro anni, in Qatar. Si giocherà a Natale, nel deserto, e anche questa è un’altra novità che affascinerà e incuriosirà parecchio i tifosi. Anche perché, noi, come Italia, non dovremmo avere forse, la sVentura di non essere ancora un’altra volta presenti all’appuntamento con la storia

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