Visti i toni utilizzati durante queste settimane di battaglia in aula e fuori, in televisione, sui giornali, sui social network, c’è da chiedersi: chi ha vinto e chi ha perso nella partita politica e parlamentare sul ddl Cirinnà? In molti dicono che i veri vincitori siano Alfano e Verdini. Il primo per aver evitato, secondo le sue stesse parole, una rivoluzione contronatura e cioè lo stralcio dell’adozione del figlio del partner; il secondo per essere riuscito ad infilarsi nella maggioranza di Governo con i suoi 18 voti (non indispensabili) nella votazione di fiducia. Tra gli sconfitti, invece, ci sarebbero la comunità Lgbt, che si è vista sbarrare nuovamente la strada verso la piena uguaglianza, il Pd, sottomesso all’eterno giogo dei cattolici, il M5S, dato in caduta libera nei sondaggi per via del suo dietrofront ad un passo dall’approvazione completa della legge. In larga parte dissento da questo modo di vedere le cose. Iniziamo dall’aspetto più semplice eppure controverso: la non obbligatorietà della fedeltà coniugale, che non mi sembra un grave perdita. Anzi, c’è da sperare che anche il matrimonio eterosessuale sia liberato da un inaccettabile retaggio del passato, concepito solo per giustificare la violenza dei mariti sulle adultere, reali o presente che fossero. Il punto di vera lacerazione politica e umana è rappresentato dallo stralcio della stepchild adoption, poiché si tiene in piedi una diseguaglianza tra i bambini (prima ancora che tra i enitori) indegna di un Paese civile. Su quest’aspetto la mobilitazione politica dei movimenti gay deve continuare e il Pd non deve adagiarsi sugli allori per aver approvato una legge “storica anche se mutilata”. Detto questo non si può disconoscere il passo in avanti compiuto dall’introduzione di un nuovo istituto di diritto pubblico (le unioni civili per l’appunto) nell’ordinamento giuridico italiano. Vengono infatti sanciti diritti e doveri tra i coniugi omologhi a quelli delle coppie sposate: assistenza morale e materiale, coabitazione, cognome comune, residenza comune, comunione dei beni, congedo matrimoniale, assegni familiari, ereditarietà, pensione di reversibilità. Se penso soprattutto alle vite di tanti omosessuali più adulti segnate da un’omofobia diffusa e istituzionalizzata, così ben descritte ad esempio nel film documentario di Gianni Amelio Felice chi è diverso, se penso alle difficoltà delle persone Lgbt di tutte le età che vivono lontane dai grandi centri urbani, mi vengono in mente le parole di Lao Tzu : “Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo”. Ecco questa legge in procinto di essere discussa alla Camera rappresenta proprio quel primo passo non scontato in un paese arretrato, dove si spara a zero perfino su un neonato concepito con la gestazione per altri e soprattutto figlio di un uomo politico in vista. È dunque urgente una riforma complessiva delle adozioni che consenta l’adozione del figlio del partner, ma che più in generale estenda alle coppie gay e ai single il diritto all’adozione. Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il tempo storico nel quale siamo immersi. Vale la pena ricordare infine che un altro passo decisivo verso l’uguaglianza non può prescindere dal varo di una legge contro l’omofobia che consideri quest’ultima come un hate crime, vale a dire un odioso crimine dell’odio.