BlacKkKlansman è l’ultimo film del celebre regista americano Spike Lee, autore di capolavori come Fa la cosa giusta, Malcom X e La 25° ora.
La pellicola è un adattamento cinematografico del libro Black Klansman scritto dall’ex poliziotto afroamericano Ron Stallworth.
Ambientato in Colorado negli anni ’70, racconta la storia di Stallworth, iniziando da quando entra nel Dipartimento di polizia di Denver dopo la laurea.
Fra i suoi primi incarichi c’è quello di infiltrarsi ad un incontro con il leader afroamericano Stokey Carmichael, dove Ron si imbatte in Patrice, una sorta di Angela Davis organizzatrice dell’evento e convinta sostenitrice del movimento di autoaffermazione black.
È un risveglio per il giovane uomo che fino a quel momento sembrava non aver prestato troppa attenzione alla propria appartenenza razziale, nè troppo valore al proprio background etnico.
Con voce tanto lucida quanto cinica Spike Lee offre potenti affreschi di puro intrattenimento.
Dopo la proiezione all’ultimo Festival di Cannes, la pellicola ha ricevuto applausi e buone recensioni dagli addetti ai lavori e non solo.
In Italia il film ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 1,1 milioni di euro.
BlacKkKlansman dimostra come ancora una volta ci sia bisogno di Lee nel cinema e nella società contemporanea, e cioè di una voce lucida e cinica, che sappia generare potenti affreschi di puro entertainment e iniettare al loro interno elementi spuri, destinati a sovvertirne la natura.
La necessità e il desiderio delle minoranze di mimetizzare la propria identità per integrarsi nella maggioranza è il cuore della storia che Lee porta sul grande schermo.
Come fu per il film Inside Man il regista si mette al servizio della sceneggiatura altrui, ma con una sostanziale differenza, ovvero il tema qui è talmente vicino alla poetica di Lee da rendere impossibile una separazione netta tra autore e semplice professionista.
E infatti il regista contamina, fa suo il plot, ne conserva il potenziale commerciale, ma lo trasforma in una bomba cromatica che mescola blaxploitation anni ’70 e contestazione delle Pantere Nere, oltre ai temi quali il razzismo interno alla polizia e la caricatura di un Male che è chaplinianamente ridicolo prima ancora di essere terrificante.
Il risultato è quello di un film davvero divertente e molto intelligente, scritto bene, diretto ancora meglio, montato con perizia eccezionale, e recitato alla grande da tutti gli attori del cast.