Il nuovo film E poi c’è Katherine, nelle sale dal 12 settembre, racconta la vita di Katherine Newbury (magistrilmante interpretata da Emma Thompson), una nota conduttrice televisiva che alle prese con gli ascolti in calo del suo programma, decide di assumere tra gli autori una giovane ragazza indiana, Molly (Mindy Khaling). Sarà la presenza di questa new entry e rivitalizzare non solo lo show ma anche la stessa Katherine.
Questa commedia americana, dal titolo originale Late Night, si occupa di diversità. La regista, Nisha Ganatra, sa esattamente dove vuole andare a parare. Abituati a vedere la Thompson in vesti drammatiche, stavolta emerge tutta la sua energia in un film a favore delle donne. E attenzione, non è un film soltanto per il gentilsesso. Ma accenna soprattutto ad un pubblico più o meno maschilista (facendo riferimento ai colleghi di Molly) chiamando in causa i sani principi di una civiltà asfaltata dal buon senso, dalle piccole cose, dalla globalizzazione. Il problema di base di Katherine è il progresso; se per anni è stata la reginetta comica più amata della notte, adesso dovrà fare i conti con delle youtuber arpie e il progresso tecnologico. Oggi c’è Twitter, Facebook, Instagram. Khaterine si sente esclusa dal suo show e sotto minaccia del capo marketing sa che sarà rimpiazzata da un comico volgare, maschilista e maleducato. La vera crescita della donna è proprio accettare il cambiamento, alzare la testa e combattere.
Ma la morale di questo film non è solo progresso, accettazione del “vecchio” e femminismo. La Ganatra mette vicino due figure apparentemente differenti: una è famosa e ricca, bianca e vicina ai sessanta. L’altra, invece, è una ragazza indiana, umile ed intelligente. Dunque abbiamo due culture diverse messe a confronto (e a scontro), ma poi quello che sarà il finale è intuibile. Seguendo, infatti, lo schema classico del cinema hollywoodiano (perché di questo si tratta), la linea del film è precisa, coerente e vanta di una regia impeccabile. Non ci sono errori, forse qualche elemento e situazioni potevano essere evitati. Come ci piace il cinema quando sembra toccare argomenti del tutto distanti da noi, ma che poi, riflettendoci bene, è solo uno
specchio di quello che siamo diventati. L’autrice fa un ritratto perfetto e allo stesso ottimista (molto ottimista), di quello che sta succedendo all’uomo. Perché a questo è rivolto il film. All’uomo inteso come essere umano senza differenziazione di generi. E poi c’è Katherine è un inno alla rottura di ogni barriera etica, politica e sociale. Un film che poteva essere sviluppato meglio sotto alcuni punti di vista, ma guadagna comunque una sufficienza. Consigliato a chi, dopo una cenetta romantica o con le amiche, vuole ridere. Perché si ride molto e si esce più ricchi.
VOTO: ★★★☆☆