Cosa fareste se foste sicuri di avere a disposizione soltanto un’ora e 32 da vivere? Quali segreti svelereste e a quante persone direste una verità che vi siete tenuta dentro per anni? A chi giurereste amore eterno? Questi sono gli interrogativi che si pone Paolo, il protagonista del nuovo film di Daniele Luchetti, interpretato da Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif).
Un uomo sulla quarantina che conduce una vita normalissima: tra famiglia, lavoro, amici, squadra del cuore e qualche extra ogni tanto.
Il film inizia con Paolo che, finita l’ennesima e monotona giornata di lavoro, sta tornando a casa con il suo motorino blu esattamente come fa tutti i giorni. Al solito incrocio, quindi, dà una spinta di acceleratore e passa l’incrocio nell’attimo esatto in cui tutti i semafori sono rossi: questa volta però la fortuna non è dalla sua parte e Paolo viene investito. Il protagonista finisce dunque in un aldilà che non sembra molto diverso da alcuni luoghi dell’aldiquà, dove scoprirà che, per un divertente errore di calcolo, ha ancora a disposizione un’ora e 32 minuti da vivere sulla terra.
È l’ora e mezza più importante della vita del protagonista, quella che viene raccontata nell’intera pellicola che dura, appunto, un’ora e mezzo. Paolo si troverà a guardarsi indietro e a fare i conti con la sua intera vita: con tutti i suoi affetti, gli amori persi e quelli coltivati, con i suoi errori e la sua noiosa medietà, ma anche con quei piccoli momenti di gioia a cui non ha mai fatto troppo caso e che invece si ritrova ad apprezzare.
Coraggiosa la scelta del regista Daniele Lucchetti di basare il film su due libricini che sono stati un caso editoriale degli ultimi anni, ma che non erano facili da trasporre sul grande schermo. Si tratta di Momenti di trascurabile felicità (Einaudi, 2011) e del suo sequel Momenti di trascurabile infelicità (Einaudi, 2015) di Francesco Piccolo. Due libri di circa 140 pagine ognuno che sono composti da un susseguirsi di flash di momenti, positivi e negativi, di vite normali ed ordinarie. Farne un film significava dare un contorno a questi ritagli di vita: per questo, la scenografia è stata affidata allo stesso autore dei libri, Francesco Piccolo, che è riuscito a tessere una trama semplice, genuina ed efficace. Quel che viene fuori è un via vai di scene e inquadrature, dove passato e presente si intrecciano, e che riesce a ricalcare al meglio il ritmo delle due opere di Piccolo.
Un film genuino, ironico e profondo allo stesso tempo. Il racconto di una vita ordinaria, dove non ci sono colpi di scena inaspettati e il protagonista non è un eroe. Momenti ironici, o addirittura comici, si alternano ad episodi più tristi e riflessivi: la rappresentazione dell’aldilà come un enorme ufficio postale pieno di gente è sicuramente l’esempio più eclatante di questo mix tra drammaticità e comicità. Pif, con il suo sorriso rassicurante e la sua comicità leggera, riesce a interpretare al meglio il personaggio di Paolo, ritratto dell’uomo medio in cui lo spettatore può facilmente riconoscersi. La pellicola, infatti, racconta la vita di Paolo, ma potrebbe essere confusa con la vita di tante altre persone: esistenze normali, mediocri, con momenti di gioia e di tristezza. Esistenze che, ad un primo sguardo potrebbero sembrare fin troppo monotone, ma che alla fine risultano condite da piccoli momenti, piccoli piaceri non troppo trascurabili che rendono la mediocrità straordinaria.
Momenti di trascurabile felicità è il classico film italiano. Non pretende di essere nulla di più, non è né innovativo, né rivoluzionario eppure, probabilmente anche grazie alla presenza di Pif, amatissimo dal pubblico, è riuscito a reggere la competizione al botteghino con il colossal Marvel attualmente in sala: Captain Marvel. Un prodotto genuino ed efficace che spinge lo spettatore a
riflettere su quei dettagli che, pur sembrando insignificanti, spesso fanno la differenza nella vita di un individuo. Dunque, l’invito è quello di fermarsi ed assaporare al meglio ogni attimo della nostra esistenza, di goderci anche i più microscopici momenti di felicità perché nessuno di loro dovrebbe essere trascurato.