Artista sempre alla ricerca di sfide e capace di sperimentare sulla scena lavorando nel solco fertile tra autobiografia e cronaca, tra vita e teatro, Pippo Delbono presenta VANGELO, in prima nazionale dal 19 al 31 gennaio al Teatro Argentina di Roma. Un’opera collettiva che, insieme alla sua compagnia, ha coinvolto gli attori, i danzatori, l’orchestra e il coro del Teatro Nazionale Croato di Zagabria, dove lo spettacolo è stato presentato lo scorso mese di dicembre. Dopo l’anteprima di Zagabria, Vangelo si declinerà in una versione in cui l’orchestra, il coro e alcuni attori e danzatori croati scompariranno per creare uno spettacolo di prosa con immagini filmiche che lo stesso regista realizzerà durante la prima parte del lavoro. Le diverse fasi di questa nuova produzione accompagneranno anche le riprese dell’omonimo nuovo film di Delbono: una produzione cinematografica internazionale sviluppata tra Svizzera-Italia-Francia-Belgio, che prenderà vita nel corso delle prove dello spettacolo teatrale, un viaggio tra cinema e teatro che saprà farsi parte integrante dell’opera teatrale nel suo farsi.
Vangelo di Pippo Delbono è un work in progress che si avvale della musiche originali composte da Enzo Avitabile e rappresenta la nuova produzione internazionale sostenuta da Emilia Romagna Teatro Fondazione e dal Teatro Nazionale Croato di Zagabria, insieme a Theatre Vidy di Losanna (Svizzera), Maison de la Culture d’Amiens (Francia) e al belga Theatre de Liege, in collaborazione con Cinémathèque Suisse di Losanna.
Pippo Delbono da molti anni abita la scena come luogo di ricerca, lavorando costantemente negli spazi fertili che si vengono a creare tra pubblico e personale, costruendo un’opera che si contraddistingue nel panorama internazionale per la sua originalità. E Vangelo segna un nuovo passo in questo percorso. Infatti, negli ultimi anni questa ricerca si è sviluppata in una particolare forma di performance musicale, un’indagine sulla forza sonora della voce e la parola che lo ha portato a incontrare musicisti come Enzo Avitabile, Alexander Balanescu, Laurie Anderson, Petra Magoni, Antoine Bataille, Piero Corso, con i quali ha creato eventi e concerti che girano in parallelo ai lavori della sua compagnia teatrale. Inoltre, la sua ricerca si è estesa anche alla creazione di un proprio linguaggio nell’ambito del cinema, e il lavoro che ha portato ai suoi ultimi film (Amore carne, Sangue, La visite, Vangelo) scorre in parallelo alla creazione dei più recenti spettacoli, Dopo la battaglia, Orchidee, Vangelo, fortemente segnati da quest’indagine musicale e cinematografica.
Vangelo è stato creato a Zagabria come lavoro corale che ha coinvolto l’orchestra, il coro, i danzatori e gli attori del Teatro Nazionale Croato insieme agli attori della compagnia che accompagna Pippo Delbono da anni. Lo spettacolo nasce a partire della suggestione delle musiche composte da Enzo Avitabile e si nutre di alte suggestione poetiche, ma anche della memoria forte portata dagli attori che hanno attraversato una delle guerre più feroci della storia contemporanea, una guerra che ha cambiato la storia, i luoghi e i confini del loro paese. Un confine che, proprio durante la creazione del Vangelo, si è visto sconvolto dall’arrivo di diecimila persone tra donne uomini e bambini alla ricerca disperata di una terra promessa. Una creazione lirica che racconta le storie che attraversano il mondo contemporaneo per parlare di questo oggi buio con squarci di luce: “A pensarci bene, Cristo è l’unico anarchico che ce l’ha fatta” ha scritto André Malraux. Qualche giorno prima di morire mia madre, fervente cattolica, mi aveva detto: “Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi”. E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali – annota Delbono – E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway. Ma questa volta facevo anche il Demonio. E Lot, che faceva l’amore con le sue figlie e imprecava contro Dio e il Demonio. Un personaggio in quel film diceva: “Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio”. E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di Dio ha portato in questi duemila anni. E a quello che diceva Marx: “La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima”. E così ho iniziato a filmare e a fotografare le immagini che ho incontrato nei miei viaggi in Italia, in Francia, in Romania, in Russia, in Latino America. Immagini di Madonne, di Cristi, di martiri. Ovunque trovavo qualcosa che aveva una relazione con quella storia. Ovunque ho visto Cristi dai volti dolorosi, seri. Molto poco ho visto la gioia nei volti di quei Cristi. Mi sono sentito come in prigione. Ho avuto un senso di rifiuto profondo per tutta quella iconografia buia, pesante, sofferente legata a quel Vangelo. E così mi sono perduto, come faccio sempre quando costruisco i miei spettacoli, dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome. E sono finito a incontrare persone che erano arrivate in mare dall’Africa e dal Medio Oriente, attraversando oceani ma anche deserti, frontiere, carceri, muri. Ho incontrato anche degli zingari, che abitavano in luoghi di totale degradazione. E ho iniziato a stare con quei profughi, a conoscerli, a condividere con loro la vita. Li ho ospitati da me, e loro mi hanno ospitato nel loro centro di accoglienza. Abbiamo condiviso le storie, il cibo, il tempo. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. “Quei calci lanciati verso il cielo – scriveva Pasolini guardando i ragazzi giocare a pallone – ci insegnano a lanciare i nostri desideri il più lontano possibile, in modo che la gioia del gioco ci accompagni fino alla morte”. E poi mi sono trovato a guardare per dieci giorni un crocifisso appeso a un muro bianco, io inchiodato in un letto di ospedale per una malattia agli occhi. Vedevo doppio e cercavo di mettere a fuoco quell’immagine davanti a me. Vagavo per i corridoi dell’ospedale, cercando di raccontare –ancora una volta con la mia camera- quel mio disperato e grottesco vedere doppio. Come vedo doppio, disperato e grottesco questo tempo che attraversiamo, dove non riconosci più il vero dal falso, il reale dall’irreale, dove l’esasperazione del moderno ci ha fatto dimenticare qualcosa di sacro, di antico. E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, in quelle corsie d’ospedale, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore».
Lo spettacolo si inserisce nel progetto speciale teatri del sacro per il Giubileo che il Teatro di Roma dedica all’eccezionale evento religioso, componendo un percorso articolato sul doppio palcoscenico dell’Argentina e dell’India che spazia dalla prosa alla danza. Infatti, dopo una vetrina sulla coreografia contemporanea con …e d’oro le sue piume di Julie Ann Anzilotti e la nuova creazione di Virgilio Sieni con Le Sacre, il progetto si arricchisce di spettacoli come Michelangelo-Vita di Antonio Piovanelli (16/24 marzo, India) e Rosario una favola nera, progetto, drammaturgia e regia di Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte (12/14 aprile India). TEATRI DEL SACRO PER IL GIUBILEO si completa ospitando al Teatro India, in collaborazione con Federgat, una selezione di spettacoli dalla IV edizione de I Teatri del Sacro, che vuole essere un’occasione di libero e aperto confronto intorno ai temi del sacro e della spiritualità.
Dal 19 al 31 gennaio al Teatro Argentina di Roma
VANGELO
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono,
Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica,
Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violic, Safi Zakria, Mirta Zecevic
e con la partecipazione del film dei rifugiati del Centro di Sccolgienza PIAM di Asti
immagini e film di Pippo Delbono
musiche originali per orchestra e coro polifonico Enzo Avitabile
scene Claude Santerre – costumi Antonella Cannarozzi – disegno luci Fabio Sajiz
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Nazionale Croato di Zagabria
Co-produzione Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Theatre de Liège
in collaborazione con Cinémathèque suisse- Lausanne, Teatro Comunale di Bologna
Tournée versione Opera:
Zagabria, Teatro Nazionale Croato, 11-16 dicembre 2015
Bologna,Teatro Comunale, 25-28 febbraio 2016
Zagabria Teatro Nazionale Croato, 9-14 marzo 2016
Théâtre de Liège: stagione 2016-17
Tournée versione Prosa:
Lausanne, Theatre Vidy 12-16 gennaio 2016
Roma, Teatro Argentina: 19-31 gennaio 2016
Modena, Teatro Storchi: 4-7 febbraio 2016
Théâtre du Rond Point de Paris : stagione 2016-17
Maison de la Culture d’Amiens : stagione 2016-17