Apre a Palazzo Reale di Milano il 26 gennaio 2019 la mostra :Paolo Grassi … senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell’organizzazione …, promossa dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Fondazione Paolo Grassi – La voce della cultura e curata da Fabio Francione.
Un personaggio come Paolo Grassi avrebbe certamente voluto scegliere personalmente il titolo di
una mostra a lui dedicata: per questo motivo, senza esitazione, il curatore ha voluto usare le sue
stesse parole, parole in cui si autodefinisce, parole catturate ascoltando una registrazione di tanti
anni fa.
In effetti solo un pazzo poteva trasformare la triste parola “impresario” in “organizzatore” e dare
voce alla cultura nel modo più poetico possibile.
E così, a 100 anni dalla nascita di Paolo Grassi (Milano, 30 ottobre 1919 – Londra, 14 marzo 1981),
il Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Fondazione Paolo Grassi – La voce della cultura,
presieduta da Davide Rampello e coordinata da Francesca Grassi, figlia di Paolo, hanno voluto celebrare questo Centenario organizzando varie attività di cui questa mostra è un elemento
fondamentale.
E’ stata l’occasione per raccogliere l’intera ricerca sulla sua figura in archivi pubblici e privati, nei
dodici anni di vita della Fondazione, e che ha già prodotto la pubblicazione di cinque volumi.
Durante una carriera di quarant’anni, Paolo Grassi ha sostanziato un mestiere, quello
dell’organizzatore culturale, ha creato una figura professionale che nel nostro Paese ancora non
poteva dirsi individuata ed ha trovato il modo di esprimere il suo talento visionario.A Paolo Grassi, inoltre, va ascritto il merito di aver diretto il primo teatro pubblico in Italia – il Piccolo Teatro di Milano – seguito dal 1947 al 1967 in codirezione con Giorgio Strehler e poi in direzione unica fino al 1972, lasciato per un incarico di grande responsabilità: sovrintendere dal ’72 al ‘77 il Teatro alla Scala.
Il più antico teatro lirico del mondo sotto la direzione Grassi si aprì ad innovazioni che hanno fatto scuola. Un esempio è la prima diretta televisiva in mondovisione il 7 dicembre 1976 di un’opera lirica, l’Otello di Verdi con la regia di Zeffirelli.
Anche durante gli anni di presidenza della Rai, Grassi fu un innovatore, la “terza rete” divenne di fatto, il canale culturale pubblico. E’ importante ricordare che Grassi implementò la produzione di film e sceneggiati televisivi poi premiati nei festival più significati (su tutti: L’albero degli zoccoli di Olmi, Padre padrone dei Taviani, Molière di Ariane Mnouchkine, Gesù di Nazareth di Zeffirelli).
Segnati dalla malattia, gli ultimi anni della sua carriera sono caratterizzati dal ritorno all’editoria, sua
prima passione.
Una grande sfida narrare in una mostra una lunga avventura professionale, culturale e umana di
un personaggio come Paolo Grassi. E’ stato necessario individuare una visione concettuale che
potesse allestire materiali davvero assortiti, come libri, documenti, ma anche immagini, filmati,
oggetti, quadri, in un’atmosfera legata al mondo quasi magico della scena del Piccolo, della Scala
e della piazza urbana.
L’allestimento non ha voluto essere una semplice citazione: l’intento, piuttosto, è stato quello di
utilizzare materiali, modalità e linguaggi del mondo del palcoscenico e quindi mezzi che fossero
molto più vicini al mondo della scenografia teatrale, di una scena che deve essere montata
velocemente, per poi essere smontata e partire per un’altra piazza di rappresentazione in un ciclo
continuo.
Con questo allestimento la mostra riesce ad essere leggera, itinerante, ma non per questo meno
ricca di materiali e contenuti. Un esercizio che vuole essere di stile e di funzione, uno strumento
per narrare una vicenda umana e professionale fra le più interessanti del nostro passato culturale
recente.
La mostra è suddivisa in cinque sezioni, anticipata da un Prologo Familiare, un percorso attraverso
foto, documenti, ritratti di Paolo Grassi e di alcuni capitoli della sua vita privata.
1. Costruzione di un progetto. Paolo Grassi prima di Paolo Grassi (1936 – 1946)
Fondamentalmente documentale con una selezione di libri, lettere, riviste, articoli, locandine,
provenienti da archivi pubblici e privati.
Completa il tutto una sezione con quadri e disegni della cerchia di artisti che contribuirono alle
riviste: Corrente, Palcoscenico, GUF Forlivesi.
2. Al Piccolo Teatro con Giorgio, Nina e gli altri (1947 – 1967)
2bis. Un teatro fuori le mura. La direzione solitaria (1968 – 1972)
Questa sezione riguarda i due tempi trascorsi da Grassi al Piccolo Teatro. Sarà illustrata, nella prima
parte, dagli spettacoli degli esordi e dalla definizione dei rapporti con il pubblico e la politica e
dagli autori simbolo come Goldoni, Brecht, Bertolazzi, Pirandello.
Inoltre, sono stati focalizzati estratti da importanti carteggi con Giorgio Strehler, Eduardo De Filippo e altri.
La seconda parte costituisce, in concomitanza con il cinquantennale degli anni della Contestazione giovanile dalla quale il Piccolo non fu esente, una considerazione storica di quell’epoca di passaggio e grandi trasformazioni.
3 L’opera alla prova dei media e della comunicazione. Gli anni al Teatro alla Scala (1972 – 1977)
Questa parte della mostra si appoggia a un’installazione guidata alla visione dell’Otello e a materiale
documentale riguardante i cartelloni operistici e di danza della Piccola Scala che contraddistinsero
la Sovrintendenza Grassi.
4. Un riformista alla Presidenza della Rai (1977 – 1980)
Interventi e carteggi della Presidenza di Paolo Grassi alla Rai.
5. Una passione trasversale: l’editoria (1942 – 1981)
Sezione trasversale in cui è messo in luce il lavoro editoriale di Grassi: dagli inizi con Le Edizioni
di Pattuglia, Poligono, Rosa e Ballo, la collezione teatro Einaudi con Gerardo Guerrieri e il lavoro
editoriale con Guazzotti alla Casa Editrice Cappelli e il progetto Electa degli ultimi anni.
Un nutrito corredo intreccia la biografia di Paolo Grassi, i suoi incontri più significativi (da Chaplin
a Brecht fino alla Regina Elisabetta, per fare solo qualche esempio), i viaggi e le tournée, la storia
personale e il rapporto con Strehler.
La mostra, dopo la permanenza a Milano, sarà itinerante per tutto il 2019 e fino ai primi mesi del
2020.