ARGO(t)NAUTICHE Cronache dal mondo sommerso

ARGO(t)NAUTICHE Cronache dal mondo sommerso

Il mondo sommerso

Sono passati dieci anni. Dieci anni di navigazioni, naufragi, derive, approdi.

Abbiamo imparato ad attraversare molti cambiamenti e ad adattarci.

Dopo tutto questo tempo c’è una domanda che continua a tormentarmi: oggi un artista è in grado di trasformare la realtà e di plasmarla secondo la sua visione? Oppure è costretto a sottomettersi a essa? Deve farsi strumento per narrarla e rivelarla o stravolgere di continuo il punto di vista di chi la osserva? Fatto sta che a distanza di questi dieci anni molte cose sono cambiate nel mondo reale, che è sempre più difficile da raccontare. Chi è nato in un’epoca in cui la tecnologia non era ancora un elemento imperante e indispensabile nelle nostre vite forse ricorderà anche che esisteva il teatro, un luogo oggi misterioso e sommerso.

Il nostro compito di direttori artistici in questi dieci anni è stato quello di tenere aperte le porte di questo teatro, l’Argot Studio. Abbiamo dovuto affrontare debiti, truffe, lavori di manutenzione, adeguamento delle norme di sicurezza, definanziamento pubblico, accise sulla benzina, libero mercato, promozione social e sponsorizzazioni, minacce di sfratto e la sempre più remota possibilità di poter garantire una retribuzione adeguata ai nostri investimenti.

È normale, anzi fondamentale chiedersi perché. La risposta che ci siamo dati per tutti questi anni e che continuiamo a darci è legata a un senso di appartenenza ad una comunità, quella degli uomini, che offre molti diritti ma anche numerosi doveri. Quando, negli ultimi mesi, si sono susseguite le cronache di tutte quelle vite che arrivavano da lontano, dopo aver superato centinaia di pericoli, ma non riuscivano a raggiungere la terra ferma, ci siamo interrogati. Dopo tutte quelle notizie di navi ferme in mare e di porti che rimanevano chiusi, abbiamo ritrovato ancora una volta il senso di quello che stavamo facendo: abbiamo un teatro all’interno di una città. Il nostro compito è tenerlo aperto, renderlo un luogo attraversabile e ospitale. All’interno di questo luogo dobbiamo saper accogliere gli artisti che hanno la necessità di raccontarci e rappresentare il loro mondo interiore e sommerso.

All’interno di questo luogo dobbiamo saper raccogliere il pubblico, le persone che cercano ancora una zona di confronto con l’artista, cioè con chi riesce a portarli alla scoperta di quel mondo sommerso e interiore che ci avvicina a noi stessi e agli altri. Dobbiamo essere un porto aperto.

In luoghi come questo le persone si incontrano, si conoscono, parlano, studiano insieme e imparano a guardare e ad ascoltare l’altro nel buio di una sala. Creano una lingua comune che gli permette di comprendersi e accettarsi. Nei teatri come il nostro, per una questione di limite, spaziale e fisiologico, è difficile mettere insieme molte persone. Si può entrare solo pochi alla volta. Non è possibile andare di fretta, bisogna prendersi il tempo. Qui non è possibile restare “connessi” con il resto del mondo. Qui il rumore del mondo resta fuori. Per poter entrare in contatto con sé stessi occorre prendersi il rischio di superare una soglia e scendere sotto la superficie, in profondità. Dopo questa odissea interiore è possibile risalire e tornare nella società con uno sguardo diverso che può cogliere meglio la luce e che accende di bellezza il mondo.

Tiziano Panici

«Da te sia l’inizio, Febo, a che io ricordi le gesta degli eroi antichi che attraverso le bocche del Ponto e le rupi Cianee, eseguendo i comandi di Pelia, guidarono al vello d’oro Argo, la solida nave.»

(Apollonio Rodio, Le Argonautiche)

La leggenda dice che sulla nave Argo(t) ci fossero 50 eroi, ma sono molti di più su questa nave, sono un’intera comunità, perché per fare arte oggi bisogna essere eroi.

E allora anche gli argonauti di questo ennesimo viaggio (il trentacinquesimo della storia di Argot, il decimo di questa nuova rotta) solcheranno mari in tempesta e affronteranno mostri marini, incontreranno nuovi popoli e conosceranno nuovi mondi alla ricerca di quel mitico Vello d’oro che ha il potere di guarire le ferite.

Questa casa galleggiante sarà abitata da un equipaggio valoroso che navigherà ininterrottamente per 10 lunghi mesi: grandi condottieri come Vinicio Marchioni, Elena Arvigo, Elio Germano, capitani di lungo corso come Umberto Marino e Paolo Zuccari, gruppi di marinai abituati alla battaglia come Teatrodilina, Capotrave e Controcanto e tanti altri giovani compagni di viaggio.

E insieme a loro naviganti più audaci che lasceranno la nave Argo(t) e proseguiranno il viaggio da soli per raggiungere luoghi più lontani. Anna Bonaiuto e Vanessa Scalera, Alessandro Tedeschi e Chiara Francini, Francesca Reggiani e Roberto Tarasco saliranno su nuovi velieri con la bandiera Argot in poppa e approderanno in porti nuovi alla ricerca, anche loro, del Vello d’oro.

Probabilmente i nostri eroi non lo scoveranno, ma lo cercheranno con passione e determinazione e alla fine ci regaleranno la meravigliosa illusione di averlo trovato. E se anche non ci farà guarire ci aiuterà sicuramente a vivere meglio.

Francesco Frangipane

Ad aprire la stagione 2019/2020 del Teatro Argot Studio, dal 3 al 6 e dal 10 al 13 ottobre, il progetto della Trilogia dell’Essenziale: tre monologhi, indipendenti l’uno dall’altro, di drammaturgia contemporanea, scritti da Valentina Diana e diretti da Vinicio Marchioni, nell’interpretazione di Marco Vergani, con le idee sceniche, i costumi e la direzione artistica di Milena Mancini. Il progetto Trilogia dell’essenziale nasce come un rigurgito, come atto di ribellione contro le modalità di produzione e distribuzione teatrale degli ultimi anni ponendo la sua attenzione sulla solitudine, l’alienazione, la percezione della vita e della morte nell’uomo contemporaneo.

Dal 30 ottobre al 3 novembre, va in scena Il dolore: diari della guerra, di e con Elena Arvigo, spettacolo tratto da Il Dolore, Quaderni della guerra e altri testi di Marguerite Duras e da L’istruttoria di Peter Weiss: pagine di straziante intimità in bilico tra poesia e memoria, tra bisogno privato e testimonianza, in cui si racconta la storia della guerra attraverso gli occhi delle donne che inermi attendono, attanagliate da un dolore individuale che diventa universale.

Si prosegue dal 5 al 17 novembre, con Harrogate di Al Smith, tradotto da Alice Spisa. Lo spettacolo diretto da Stefano Patti, che ha debuttato all’interno della XVII edizione di TREND – Nuove Frontiere della Scena Britannica, rappresenta il dramma dai demoni che custodiamo dentro ed è da essi che parte la magia della storia, una magia ci obbliga a confrontarci con la parte più oscura di noi stessi: un trittico, interpretato da Marco Quaglia e Alice Spisa, sull’ossessione, la repressione e la lussuria.

Dal 19 novembre al 1 dicembre, si rinnova la storica collaborazione con il drammaturgo e regista Umberto Marino, autore di Molto prima di domani: lo spettacolo (scena unica, tre personaggi e molta azione) ha la grande ambizione di riportare a teatro i giovanissimi e di riportare il teatro alla sua funzione originaria: chiamare a raccolta una comunità per discutere delle paure, dei problemi e delle prospettive che riguardano le donne e gli uomini di una determinata epoca.

Continua nel migliore dei modi la programmazione con Settanta volte sette, spettacolo vincitore Teatri del Sacro 2019, di Controcanto Collettivo, in scena dal 5 al 8 dicembre, che affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Un appuntamento imperdibile per approfondire i percorsi della nuova drammaturgia under 35, che precede un altro lavoro di pari valore e dello stesso filone di ricerca: Sciaboletta, la piccola storia di un piccolo Re, monologo scritto diretto e interpretato da Alessandro Blasioli, a partire dalle grottesche vicende di Vittorio Emanuele III all’indomani dell’armistizio della Seconda Guerra Mondiale. Ad Argot dal 13 al 15 dicembre.

Chiude il dicembre teatrale, L’indifferenza, di Pablo Solari con Luca Mammoli, Woody Neri e Valeria Perdonò in scena dal 19 al 21 dicembre: una parabola sul valore della memoria e sull’esistenza del male che sembra ambientata al tempo dell’Antico Testamento, sotto lo sguardo di un Dio vendicativo e miracoloso, in grado di rendere gli uomini belve e la sterilità fertilità.

Si riprende la programmazione nel 2020 con un progetto speciale: dal 4 al 16 febbraio Elio Germano e Omar Rashid presentano Segnale d’allarme | La mia battaglia In VR, trasposizione in realtà virtuale de La mia Battaglia, opera diretta e interpretata da Elio Germano e scritta con Chiara Lagani, regista e drammaturga della compagnia Fanny & Alexander. Immerso in una dimensione altra senza attori né scenografia, lo spettatore, attraverso e grazie le potenzialità del VR, sarà portato a piccoli passi a confondere immaginario e reale, in un racconto appassionato e appassionante dell’epoca storica in cui viviamo.

Dopo il successo dello spettacolo La lotta al terrore, andato in scena per 62 repliche in 50 città italiane, Lucia Franchi e Luca Ricci con la compagnia CapoTrave continuano a esplorare l’universo sociale e politico contemporaneo, firmando un nuovo lavoro: Piccola Patria, dal 20 al 23 febbraio ad Argot. Prosegue il sodalizio artistico con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori, interpreti di una pièce che riflette su uno dei fenomeni del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di comprendere le reali necessità dei cittadini.

Dal 25 febbraio al 1 marzo si continua con un progetto di Teatrodilina, scritto e diretto da Francesco Lagi, Il bambino dalle orecchie grandi. La storia di una coppia, un uomo (Leonardo Maddalena) e una donna (Anna Bellato) che si avviano a stare insieme in bilico tra il loro presente e il loro passato e le vicende di un bambino, quello dalle orecchie grandi, che potrebbe rimanere un’ipotesi ma anche nascere e diventare realtà.

Paolo Zuccari scrive e dirige Toni, spettacolo in scena dal 3 all’8 marzo. Interpretato dallo stesso Zuccari, il protagonista Guido, diagnosticato schizofrenico, dopo venti anni di cure, all’improvviso decide di non prendere più le medicine incorrendo in tragiche ripercussioni con la polizia.

Dal testo teatrale di Yasmine Reza, nasce Art di Riccardo Festa, dal 17 al 22 marzo. Michele Cesari, Marco Palange e lo stesso Riccardo Festa sono gli attori di una messinscena che ruota attorno ad un quadro – un’opera di arte contemporanea, concettuale. Il quadro è ovviamente un pretesto, il primo, l’elemento estraneo che rompe il delicato equilibrio che regola il rapporto tra le vite dei tre amici.

Si prosegue, dal 27 al 29 marzo, con My Place, un progetto di Qui e Ora Residenza Teatrale, con la regia di Silvia Gribaudi, in scena Francesca Albanese, Silvia Baldini, Silvia Gribaudi e Laura Valli. My Place segna l’occasione di mettere a confronto due poetiche diverse e affini. Due sguardi sul femminile. Si incontrano la ricerca di un movimento che nasce da corpi non convenzionali e la sperimentazione sulla drammaturgia autografa, lo sguardo ironico e l’indagine sul contemporaneo.

Reduce da una prima edizione entusiasmante e ricca di sorprese, torna a Casa Argot, dal 7 al 10 e dal 14 al 17 maggio, OVER – rassegna di teatro emergente, targata Argot Produzioni e Dominio Pubblico. La rassegna è animata da giovani talenti della scena ancora inesplorati, nuove intelligenze su cui scommettere per dare rinnovata vitalità al sistema del teatro italiano.

Una chiusura di stagione perfettamente coerente con il lavoro e con la naturale inclinazione di Argot, ovvero luogo in cui formarsi, sperimentare e crescere, prima come persone poi come artisti.

Ad abitare e animare le attività dello spazio anche tante realtà da sempre affini ad Argot, declinate in forme diverse: laboratori, festival e premi. Non mancano, infatti, il laboratorio di formazione attoriale con grandi artisti come Vinicio Marchioni, oltre a quello di Digital Storytelling & Audience Engagement, entrambi a cura di Theatron 2.0; il laboratorio di visione e scrittura critica tenuto da Teatro e Critica, un percorso formativo su Mani sporche di Sartre condotto da Filippo Gili, i seminari di Dominique De Fazio e il laboratorio di recitazione Zappattori, curato da Lucrezia Coletti; e ancora il festival di teatro off Inventaria e le selezioni per il premio Hystrio. Infine, la rinnovata e storica presenza nella piazza di San Cosimato con il progetto Il Banditore di Trastevere, creato e immaginato con la complicità di quattro giovani associazioni per rafforzare la sinergia tra teatro e territorio. Il progetto viene realizzato e promosso in collaborazione con Il Ventriloco, Pìcaro, Officina B5 e Zalib – I ragazzi di via della Gatta, sostenuto e promosso dall’assessorato alla cultura del Municipio Roma I – Centro Storico.

PROGRAMMAZIONE STAGIONE ARGOT 2019/2020

Dal 3 al 6 e dal 10 al 13 ottobre

TRILOGIA DELL’ESSENZIALE:

3 ottobre

L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANE

di Valentina Diana

regia Vinicio Marchioni

con Marco Vergani

supervisione artistica Milena Mancini

management e distribuzione Theatron 2.0

produzione Khora Teatro

Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura?

Come fai a venderla? Semplice, basta renderla desiderabile.

Viviamo e ci agitiamo come tragiche formiche in un mondo pieno di incertezze, saturo di domande ma avaro di risposte. Ci aggrappiamo a tutto quello che ci sembra solido: un lavoro, una famiglia, una casa, un divano nuovo, un frigorifero di ultima generazione. Compriamo cose, le desideriamo pensando che forse ci salveranno. Ma più scegliamo, più crediamo, più pianifichiamo, più facciamo sacrifici per guadagnare, più cerchiamo riparo, meno lo siamo.

E poi si muore.

La BBBtrombedelsignore ha avuto questa semplice, ma rivoluzionaria intuizione: trasformare la morte stessa in un prodotto, e venderla al suo prezzo come una risorsa, un’illusione di salvezza. L’ultima.

4 ottobre

UNA PASSIONE

di Valentina Diana

regia Vinicio Marchioni

con Marco Vergani

scenario, costumi e direzione artistica Milena Mancini

management e distribuzione Theatron 2.0

produzione Anton Produzioni

Un uomo senza nome, un umile attore, si presenta sul palco vuoto con un sacchettino in mano. Nessuna scena, nessuna luce. Il suo compito è pressoché impossibile e lui ne è consapevole: intrattenere, da solo, un pubblico che ha pagato il biglietto per assistere ad un variopinto colossal sulla passione del Cristo con più di trenta interpreti tra comparse e attori.

Coi suoi miseri mezzi, la sua poca fede, darà voce ad un vangelo traballante e pieno di dubbi. Uno sguardo stralunato e tenero sulla crudeltà dell’uomo, sulla banalità del male esemplificata, con parole semplici e senza retorica, dall’esperimento di Milgram.

Un vangelo anonimo che narra di un Gesù spericolato, che cammina in bilico, tra salvezza e spavento, come ogni essere umano.

5 – 6 e 10 – 11 – 12 ottobre

LA NIPOTE DI MUBARAK

di Valentina Diana

regia Vinicio Marchioni

con Marco Vergani

scenario, costumi e direzione artistica Milena Mancini

management e distribuzione Theatron 2.0

produzione Anton Produzioni

Nell’epoca dell’informazione istantanea e delle fake news abbiamo l’impressione di conoscere tutto, di sapere tutto con un click sui nostri smartphone. Le nostre coscienze di brave persone sono pacificate dai nostri piccoli grandi gesti di adesione o disapprovazione dei fatti. Abbiamo l’impressione di avere un’idea su tutto. Abbiamo persino l’impressione di esprimere un’idea su tutto. Ma nella realtà tutto accade al di sopra e al di fuori di noi, in un mondo che esiste altrove. Non sul web. Nelle piazze, nelle strade, nelle case, nelle prigioni dove la gente muore davvero.

Il mondo ci sfugge, perché lo cerchiamo nel posto sbagliato.

La nipote di Mubarak è un titolo civetta per uno spettacolo sulle sparizioni forzate in Egitto, senza l’Egitto. Ambientato in un kebab di Milano. La nipote di Mubarak è una truffa, uno specchietto per le allodole.

13 ottobre

MARATONA TRILOGIA DELL’ESSENZIALE:

L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANE

LA NIPOTE DI MUBARAK

UNA PASSIONE

Dal 30 ottobre al 3 novembre

IL DOLORE: DIARI DELLA GUERRA

tratto da Il Dolore e Quaderni della guerra e altri testi di Marguerite Duras e da L’istruttoria di Peter Weiss

regia Elena Arvigo con Elena Arvigo

regista collaboratrice Virginia Franchi

assistente alla regia Tullia Attina

disegno luci Paolo Meglio

foto Manuela Giusto

produzione Santarita Teatro e Teatro Out Off

Pagine di straziante intimità in bilico tra poesia e memoria, tra bisogno privato e testimonianza. Il Dolore, il diario biografico che la scrittrice francese Marguerite Duras, con la sua arte vissuta tra la guerra e la tragica pagina storica del nazismo, scrisse a Parigi quando aspettava il ritorno di suo marito Robert Antelme deportato a Dachau. Un diario (forse) autobiografico, pubblicato dopo 40 anni, che racconta gli ultimi giorni di guerra nell’Aprile del 1945, dove testimonianza storica e resoconto emotivo dell’attesa si fondono nella penna inconfondibile della Duras, in grado di descrivere con il suo stile particolare ed estremo coraggio la profondità dei suoi stati d’animo. È la storia della guerra delle donne che inermi attendono, attanagliate da un dolore individuale che diventa universale.

Dal 5 al 17 novembre

HARROGATE

di Al Smith

traduzione Alice Spisa

regia Stefano Patti con Marco Quaglia e Alice Spisa

luci Paride Donatelli

musiche originali Virginia Quaranta

scene Daniela Patti

foto di scena Manuela Giusto

aiuto regia Cristiano Demurtas

produzione Argot Produzioni in collaborazione con 369gradi

Un uomo, un padre, un marito, nel corso di un pomeriggio si troverà a confrontarsi con tre donne, tre rappresentazioni carnali della parte più intima e oscura di sé stesso e ad affrontare le sue ossessioni pur di difendere la propria famiglia. Harrogate è un testo che affronta il delicato tema di come ci nascondiamo dietro ad una maschera, di come recitiamo sempre una versione diversa di noi stessi a seconda di chi abbiamo davanti e di come proiettiamo sugli altri variazioni di persone che vorremo vedere pur di accettare chi abbiamo di fronte. È un trittico sull’ossessione, la repressione e la lussuria. Ha debuttato l’11 settembre 2015 all’interno dell’High Tide Theatre Festival. Il suo debutto italiano è avvenuto all’interno della XVII edizione della Rassegna Trend (diretta da Rodolfo di Giammarco) presso il Teatro Belli di Roma.

Dal 19 novembre al 1 dicembre

MOLTO PRIMA DI DOMANI

scritto e diretto da Umberto Marino

cast in via di definizione

produzione Carpe Diem Produzioni srls

Tre ragazzi (un diciannovenne, la sorellina di nove, una compagna di scuola di diciassette) entrano trafelati in una piccola baita e si barricano dentro. I genitori hanno detto loro di rifugiarsi in quel posto isolato in montagna. Hanno promesso che arriveranno tra non molto, ma non arrivano, e li lasciano soli mentre le scorte finiscono e il freddo e le minacce aumentano. Di fuori il mondo ha cominciato a finire. Come nelle profezie che ogni giorno cercano di farci ragionare, dopo i tifoni e le siccità, dopo le carestie e le migrazioni, è arrivata la violenza. I tre sono così costretti a staccarsi dagli schermi e dai social, a maturare, a scoprire i sentimenti più elementari, a imparare la penuria e l’intelligenza pratica, a vivere per perseguire lo scopo primario di ogni vita: sopravvivere. Sopravvivere tra minacce esterne, inganni, false speranze. Non tra duecento anni. Non tra settanta. Non tra venti, come dicono le previsioni più pessimiste. Oggi.

Dal 5 al 8 dicembre

SETTANTA VOLTE SETTE

drammaturgia originale Controcanto Collettivo

ideazione e regia Clara Sancricca

con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca

voce fuori campo Giorgio Stefanori

scenografia e costumi Controcanto Collettivo con Antonia D’Orsi

disegno luci Cristiano Di Nicola

foto di scena Simone Galli | Atlas fotografie

organizzazione Gianni Parrella

produzione Controcanto Collettivo

in coproduzione con Progetto Goldstein

Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera. Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo.

Dal 13 al 15 dicembre

SCIABOLETTA

La piccola storia di un piccolo Re

monologo scritto, diretto e interpretato da Alessandro Blasioli

costumi Lorenzo Martinelli e Alessio Cherubini

produzione Argot Produzioni

“9 settembre ’43, 5.30 del mattino: una colonna di 40 auto nere sta valicando gli Appennini lungo Via Tiburtina, direzione Abruzzo; in testa alla colonna una Fiat 2800 grigio-verde con i vetri oscurati e le bandierine italiane poste sopra i fanali anteriori.” Inizia così la fuga di Re Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia a seguito della dichiarazione d’Armistizio proclamata dal Generale americano Eisenhower. Districandosi nella notte fra i selvaggi paesaggi abruzzesi, Re Vittorio Emanuele III troverà non pochi problemi lungo la via per la salvezza: i presidi tedeschi, le bande di paese e l’ombra di Mussolini, che oscura la figura sovrana al punto da farla andare in escandescenza in una invettiva antifascista quanto mai attuale. La storia è nota: il vecchio Re 74enne fugge verso la salvezza. Avrebbe potuto evitare la disfatta un comportamento più reale da parte dell’anziano Sovrano? Con ironia, un linguaggio derivato dalla Commedia dell’Arte ed una scenografia scarna,“Sciaboletta” tira fendenti e pone domande ad una società che pare stia entrando-ancora una volta-in un’epoca nazionalista e di malcelato odio del diverso.

Dal 19 al 21 dicembre

L’INDIFFERENZA

scritto e diretto da Pablo Solari con Luca Mammoli, Woody Neri, Valeria Perdonò

scenografia\costumi Maddalena Oriani

sound design Alessandro Levrero

light design Fabio Bozzetta

fotografie Nicolò Degl’Incerti Tocci produzione Centro Teatrale MaMiMò/Teatro i

Che si tratti di fare una carezza ad un neonato, di dare un bacio ad una sconosciuta o di schiacciare il pulsante che sgancerà la bomba su Hiroshima, è impossibile fuggire alle conseguenze delle nostre azioni. Si può provare a far finta di niente, a rimanere indifferenti, cercando di nascondere anche le peggiori colpe così bene da quasi dimenticarsene, inevitabilmente però, queste riemergeranno, presto o tardi, costringendoci ad affrontarle. In una mattinata come tante, un’ospite inatteso costringerà Franco a fare i conti con il proprio passato, con la persona che era e che pensava di essere riuscito a dimenticare. L’indifferenza, è un thriller che costringe lo spettatore a prendere costantemente posizione su cosa sia vero e cosa sia falso, su cosa sia bene e cosa sia male; in una lotta metaforica tra il progresso della civiltà occidentale e la sua natura bestiale e sanguinaria.

PROGETTO SPECIALE

Dal 4 al 16 febbraio

SEGNALE D’ALLARME | LA MIA BATTAGLIA in VR

tratto dallo spettacolo teatrale La Mia Battaglia diretto e interpretato da Elio Germano

regia Elio Germano, Omar Rashid

con Elio Germano

sceneggiatura Elio Germano e Chiara Lagani

produzione Gold/Infinito/ Riccione Teatro

Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia Battaglia, un’opera- portata in scena da Elio Germano stesso -che parla alla e della nostra epoca. Lo spettatore sarà portato a piccoli passi a confondere immaginario e reale, in questa prospettiva la possibilità offerta dalla realtà virtuale di entrare nella narrazione sembra essere perfettamente calzante. Attraverso e grazie alla VR sarete portato ad immergervi nell’opera teatrale diventandone parte. Vi troverete in sala, in prima fila, insieme agli altri spettatori. Sentirete l’energia della stanza intorno a voi. Cercherete lo sguardo di chi vi è seduto accanto, perfino i gesti. Assisterete a un monologo che sarà un crescendo e allo stesso tempo una caduta verso il grottesco. Segnale d’Allarme racconta una storia vera, la nostra.

Dal 20 al 23 febbraio

PICCOLA PATRIA

ideazione e drammaturgia Lucia Franchi e Luca Ricci

regia Luca Ricci

con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori

scene e costumi Alessandra Muschella

produzione CapoTrave/ Infinito

Ambientata nel nostro presente, in una cittadina di provincia non specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale autonomia dall’Italia, la vicenda si sviluppa su tre giorni: il giorno antecedente, il giorno stesso e quello successivo al voto. Il vorticoso climax di tensione innescato dall’imminente scelta politica fa emergere le contraddizioni individuali, familiari e sociali, che si palesano nella relazione tra i tre protagonisti. Quando si rompe qualcosa, altre lacerazioni si vengono a creare incidentalmente, e ogni rottura ne porta altre, sia nei rapporti tra le persone, sia interni alle persone stesse. Lucia Franchi e Luca Ricci firmano uno spettacolo dalle tinte cupe che riflette su uno dei fenomeni del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di comprendere le reali necessità dei cittadini. Nella stesura drammaturgica gli autori si sono ispirati alla vicenda storica della Repubblica di Cospaia, situata tra la Toscana e l’Umbria: un lembo di terra lungo 2 km e largo 500 metri che fu Repubblica indipendente dal 1440 al 1826, a causa di un errore di tracciamento dei confini da parte dei geografi della Repubblica di Firenze e dello Stato Pontificio. Per anni quella striscia di terra, che non doveva pagare tasse a nessuno, senza esercito, né carceri, ha conservato uno spirito indipendentista pieno di velleità e diffidenze verso l’esterno.

Dal 25 febbraio al 1 marzo

IL BAMBINO DALLE ORECCHIE GRANDI

un progetto di Teatrodilina

scritto e diretto da Francesco Lagi

con Leonardo Maddalena e Anna Bellato

disegno suono Giuseppe D’Amato

scenografia Salvo Ingala

luci Martin Palma

produzione Fondazione Sipario Toscana

C’è una coppia, un uomo e una donna che si sono appena conosciuti. Sono due persone che si avviano a stare insieme tra note lievi e incerte in bilico tra il loro presente e il loro passato. Tra la sensazione di essere un amore tutto nuovo ma anche in qualche modo già vissuto. C’è lo stupore di avere a che fare con una persona e di non capire bene chi sia, lo straniamento e la grazia di questa sensazione. La possibilità di essere una coppia e la paura di scambiare il caso per il destino. C’è la raccolta punti della marmellata e la sindrome di non mettere mai i tappi alle cose. Ci sono alcune morti e la questione se i vegetariani possano mangiare il pesce oppure no. C’è il suono delle cose che si rompono e che quando sono rotte non si aggiustano più. L’ipotesi, improbabile ma possibile, di essersi già conosciuti prima, chissà quando in una vita precedente. E poi c’è il bambino, quello dalle orecchie grandi, che dichiara la sua esistenza. Quel bambino che potrebbe rimanere un’ipotesi ma anche nascere e diventare realtà.

Dal 3 al 8 marzo

TONI

scritto, diretto e interpretato da Paolo Zuccari

collaborazione alla regia Edward Fortes

scene Francesco Ghisu

Guido, diagnosticato schizofrenico, dopo venti anni di cure, all’improvviso decide di non prendere più le medicine. Un gesto estremo per recuperare la fidanzata che è scappata, dimostrarle che lui può anche vivere senza la chimica. La scelta lo porta però, insieme all’abuso di alcol, ad una progressiva alterazione delle percezioni. Ritorna un suo vecchio amico. La sua ex si affaccia alla finestra di fronte. Un uomo viene ucciso. La polizia viene a prelevarlo a casa perché sospettano di lui e la fidata sorella, che lui subito chiama per chiedere aiuto, stavolta non risponde più. Tutto questo però sta accadendo davvero? O Guido deve solo tornare a prendere quelle maledette medicine?

Dal 17 al 22 marzo

ART

di Yasmina Reza

regia Riccardo Festa

con Michele Cesari, Riccardo Festa e Marco Palange

produzione URTeatro

Che ci voglia un’Arte per vivere. Che l’Arte non si capisce fino in fondo.

Che resta sempre uno spazio di confusione, un incerto insondabile, un’impressione, l’idea che qualcosa ce lo dobbiamo mettere noi, per darle un valore, all’Arte. Come si fa con le persone, che non si capiscono mai fino in fondo, che ci sorprendono o deludono o cambiano, pensiamo: com’è cambiato. E quel pezzo in più lo stiamo mettendo noi. Che in un’opera d’arte investiamo come si investe sulle persone. Lo capisco, non lo capisco, mi rappresenta, mi ci riconosco, mi emoziona, mi lascia indifferente, non vale niente, non mi piace, è bellissimo, mi viene da piangere, non lo posso guardare, ma cos’è? non ci credo, come ha fatto? È stupendo.

Eccomi tutto completamente lì dentro. Quindi lì, fuori. Eccola tutta completamente lì fuori in un gesto, bianco su bianco, come dipinta su un quadro, la filigrana di quello che siamo.

Che non tutto si riesce a condividere. Che pure questo non riuscire, questa impossibilità, questa frattura, si possa condividere.

Dal 27 al 29 marzo

MY PLACE

un progetto di Qui e Ora Residenza Teatrale

ricerca materiali Francesca Albanese, Silvia Baldini, Silvia Gribaudi, Laura Valli

regia Silvia Gribaudi

assistente alla regia Roberto Riseri

con Francesca Albanese, Silvia Baldini, Silvia Gribaudi e Laura Valli

immagini visive Silvia Gribaudi

disegno luci Silvia Gribaudi e Domenico Cicchetti

technical care Paolo Tizianel

foto Michela Di Savino

residenze La Piccionaia (Vicenza) / L’arboreto – Teatro Dimora (Mondaino RN) / Olinda – Teatro La Cucina (Milano)

In scena tre corpi nudi – o meglio in biancheria intima – volutamente messi in evidenza: masse corporee vive e non censurate, vere, oneste e ben diverse da quelle che ancora oggi siamo abituati a vedere in mostra sui giornali, su internet, in televisione. Tre donne non più giovani ma non ancora vecchie, certamente non perfette. Ma belle. Perché autentiche. E disposte, in uno show surreale, ad offrirsi al pubblico per quello che sono, corpi senza casa né spazio, sfrattate dal proprio io, lanciate a inseguire, divorare e moltiplicare le proprie ombre. Con passo leggero e sguardo ironico e tragicomico sul femminile. Il corpo – casa è l’immaginario intorno a cui si sviluppa il lavoro di scena, da quel luogo le attrici partono per svelare momenti di fragilità e di bellezza, per restituire spaccati di intimità, per disvelare un posto segreto, un luogo fisico o uno spazio dentro di noi, comunque territorio della visione. Poche parole, quadri visivi, corpi in movimento. Un racconto fisico che va a indagare i luoghi dell’intimo.

PROGETTI SPECIALI E COLLABORAZIONI

Dal 7 al 10 e dal 14 al 17 maggio

OVER – Rassegna di teatro emergente

Il Teatro Argot Studio, nello specifico romano, è “un quartier generale” che si connatura attraverso questa politica finalizzata al ricambio culturale e generazionale dei mestieri della scena, e al loro finanziamento. L’istituzionalizzazione della pratica di Dominio Pubblico, l’attivazione di progettualità diffusa e capillare fanno ormai parte del territorio; per questo andare a vedere uno spettacolo in via Natale del Grande significa non solo fruire di un’offerta spettacolare che ha alle spalle più di quaranta anni di storia, ma – soprattutto – tornare in un luogo stimolato da una pluralità di idee, scritture e risorse “under” contemplando la possibilità della prova, l’errore e l’ingenuità. Lo spettatore lo sa, lo comprende e lo accetta educandosi al teatro.

Lucia Medri Teatro e Critica

Con queste parole Lucia Medri ci fa un grande regalo perché ci restituisce il senso del nostro lavoro cogliendo l’essenza che da oltre trent’anni connota la direzione artistica e la gestione di questa palestra per giovani artisti. Una vocazione alla scena che si traduce in un allenamento incessante e che anche quest’anno vuole esprimersi attraverso la creazione di uno strumento essenziale per promuovere e mostrare alcuni significativi segni di rinnovamento che stanno attraversando la scena teatrale nazionale. Nasce per questo la rassegna OVER, immaginata per dare spazio a idee emergenti da Argot Produzioni con la complicità di Dominio Pubblico, progetto pensato e dedicato a un target generazionale rigorosamente Under 25. La rassegna consegna all’Argot una serie di proposte artistiche ormai mature, in grado di esprimersi al meglio sulla scena e vogliose di uscire fuori, di emergere e farsi sentire.

Dal 22 al 25 maggio

INVENTARIA

Dal 2011 INVENTARIA chiude la stagione teatrale della Capitale invitando le compagnie di tutta Italia e dall’estero alla sua festa del teatro off. Focus del Festival è la drammaturgia contemporanea, comprensiva delle sue forme più moderne, come quelle del teatro-danza, delle partiture fisiche e della sperimentazione. INVENTARIA è un concorso, ma è soprattutto una festa – la festa del teatro off. Pluralità di linguaggi, di modi di intendere il teatro, di scambio aperto in sei settimane di festa del teatro: sono questi i fini di INVENTARIA. Rispetto a tutto questo, i premi non sono che la (gustosa) ciliegina sulla torta. INVENTARIA è un festival organizzato da artisti per artisti che amano nutrirsi e nutrire del bello. Per questo motivo INVENTARIA è un festival a partecipazione gratuita e lo è fino in fondo. In un contesto territoriale in cui è rischioso fare affidamento sui fondi pubblici, sin dal suo concepimento INVENTARIA ha intrapreso piuttosto una scelta di continuità, indipendenza e sostenibilità – anche economiche.

PREMIO HYSTRIO ALLA VOCAZIONE – 30 ANNI

Tra le numerose collaborazioni che caratterizzano l’attività dell’Argot Studio siamo molto orgogliosi di ospitare da anni le selezioni di uno dei più importanti premi nazionali, il premio Hystrio alla vocazione, che nel 2020 compirà 30 anni. Il Premio è destinato a giovani attori e attrici entro i 30 anni: sia ad allievi o diplomati presso scuole di teatro, sia ad attori autodidatti, che dovranno affrontare un’audizione di fronte a una giuria altamente qualificata composta da registi e direttori di teatri pubblici e privati, a cui da diversi anni partecipa anche la direzione artistica di Argot. Il Premio consiste in due borse di studio riservate ai vincitori del concorso, una per la sezione maschile e una per quella femminile. Anche quest’anno le finali e gli esiti della selezione saranno presentate a giugno 2019 a Milano, al Teatro Elfo Puccini in una speciale edizione per i suoi 30 anni di attività.

TEATRO E TERRITORIO

IL BANDITORE è un progetto nato dall’incontro di Teatro Argot Studio, Associazione B5 e Chien Barbou Mal Rasé (l’allora attivissimo Teatro De Merode), realtà riconosciute su tutto il territorio romano ma che avevano sede nel rione di Trastevere. Nel 2011 recuperarono la tradizionale figura del Banditore trasformandola in un’iniziativa culturale che aveva la finalità di mettere in comunicazione le persone del quartiere, dotandolo di uno strumento antico ma che poteva essere rinnovato grazie alla creatività di una serie di associazioni del territorio e di artisti coinvolti.

Nel corso degli ultimi due anni 2018 – 2019 il Teatro Argot Studio, torna a mettersi in rete con una serie di associazioni giovani ed energiche del quartiere attive nel Municipio Roma I – Centro che ne ha sostenuto e promosso le iniziative.

L’idea di questa iniziativa viene rinnovata in collaborazione con “Il Ventriloco”, rivista cartacea e online, diffusa gratuitamente sul territorio di Trastevere. IL BANDITORE dunque trova nuovo spazio sulle pagine del giornale e torna a mettere insieme una giovane rete di associazioni tutte appartenenti allo storico Rione XIII: Pìcaro – Spazio Creativo – Officina B5 – Libreria Zalib e i Ragazzi. Le azioni de IL BANDITORE saranno trasversali a tutta la stagione e comunicate dalla rete di associazioni.

RESIDENZE PRODUTTIVE – ARGOT PRODUZIONI

Nell’ottica di continuare a essere un punto di riferimento progettuale e produttivo di autori e artisti che si occupano di linguaggi, modalità espressive ed estetiche innovative, Argot Produzioni rafforza i Progetti di Rete con La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale del Veneto e l’Associazione Teatris di Marostica (VI), con NEST – Napoli Est Teatro e con Dominio Pubblico, ma soprattutto mette sempre più l’Argot Studio al centro dei suoi processi produttivi ponendosi di fatto come un vero e proprio Centro di Produzione. Quest’anno l’Argot Studio sarà, infatti, anche l’incubatrice di tre nuovi progetti che prenderanno forma nella casa Argot per poi debuttare e vivere altrove.

GIUSTO LA FINE DEL MONDO

di Jean-luc Lagarce

traduzione di Franco Quadri

regia Francesco Frangipane

con Anna Bonaiuto, Vanessa Scalera, Alessandro Tedeschi, Barbara Ronchi e Vincenzo De Michele

produzione Argot Produzioni

Lo spettacolo debutterà il 25 gennaio al Teatro Lauro Rossi di Macerata e sarà in scena al Piccolo Eliseo di Roma dal 13 febbraio al 1 marzo 2020.

SOUVENIR

di Stephen Temperley

traduzione e adattamento di Edoardo Erba

regia Roberto Tarasco

con Francesca Reggiani, Claudio Bigagli e Francesco Leineri

produzione Infinito srl / Argot Produzioni

Lo spettacolo debutterà il 22 febbraio 2020 a Fabriano.

COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA

di Dario Fo e Franca Rame

regia Alessandro Tedeschi

con Chiara Francini e Alessandro Federico

produzione Infinito srl in collaborazione con Argot Produzioni

Lo spettacolo debutterà l’8 novembre al Teatro Tondelli di Riccione e sarà in scena anche a Milano, Bologna e Firenze.

TEATRO ARGOT STUDIO

presidente onorario e fondatore Maurizio Panici

presidente Serena Grandicelli

direzione artistica Francesco Frangipane e Tiziano Panici

direzione organizzativa e amministrazione Alin Cristofori

responsabile di sala Mariaenrica Recchia

ufficio stampa Maurizio Quattrini comunicazione Theatron 2.0

direzione tecnica Giorgio Carugno

foto di scena Manuela Giusto

collaborano con noi Maria Stella Taccone, Elena Ciciani e Giuseppe Amatulli

ARGOT PRODUZIONI

direttore artistico Maurizio Panici e Francesco Frangipane

consulente organizzativo Ornella Vannetti, Pierfrancesco Pisani

produzione Marcella Santomassimo

amministrazione Sabrina Competiello

comunicazione e ufficio stampa Theatron 2.0

Orario spettacoli:

dal martedì al sabato ore 20.30

domenica ore 17.30

Botteghino:

dal martedì al sabato dalle ore 18.00 alle ore 20.00

domenica dalle ore 15.30 alle ore 17.00

Prenotazioni telefoniche (tel. 06/5898111):

dal lunedì al venerdì dalle ore 10.30 alle 20.00

sabato dalle 18.00 alle 20.00

domenica dalle 15.30 alle 17.00

Prenotazioni online: info@teatroargotstudio.com

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