Sabato 3 marzo alle ore 18.30 in via Borgo Stella 23 r a Firenze s’inaugura il terzo appuntamento della rassegna Etoile Toy/ Visual Art Florence promossa dal Florence Dance Center di Marga Nativo e realizzata in collaborazione con la storica e critica d’arte Daniela Pronestì. La rassegna, ideata da Mario Mariotti nel 1987, indaga il rapporto tra immaginazione creativa ed espressione corporea trasformando ogni inaugurazione in un evento che coniuga arte e danza con una performance ispirata alle opere esposte. Ospiti della rassegna, da novembre 2017 a maggio 2018, quattro artisti – di cui tre italiani e uno straniero – chiamati a confrontarsi sul linguaggio dell’astrazione pittorica, con particolare attenzione alla forza espressiva del colore e alla capacità comunicativa del segno.
La rassegna prosegue con la mostra Action, personale dell’artista Andrea Marchesini. Pur richiamando l’elemento dinamico-gestuale del suo fare pittorico, la parola “action” in questo caso non si limita a descrivere il solo fattore stilistico né lo slancio vitalistico tout court. Si tratta, invece, della manifestazione di un processo ben più profondo, vicino nel significato alla praxis aristotelica, vale a dire un’azione in cui entrano in gioco riflessione, intenzione e consapevolezza. La vita è azione e non produzione, afferma Aristotele, operando quindi una distinzione, oggi sempre più invalsa, tra l’agire e il fare, e quindi tra ciò che è scelta, pensiero, visione, ricerca di senso del proprio stare al mondo ed agire sul mondo, e ciò che, invece, rientrando nella sfera della produzione, del fare strumentale ad uno scopo, trasforma l’azione umana, e quindi l’uomo stesso, in un tramite e non in un fine. Vivendo in un’epoca in cui i ritmi esistenziali sono sempre più scanditi dalla produzione e dal consumo a discapito della libera determinazione dell’individuo, diventa essenziale dunque ritornare ad “agire”, destando le coscienze dal torpore del pensiero unico, dai meccanismi alienanti dei linguaggi seriali, dall’implacabile ripetitività di azioni subite e non agite. Azione, dunque, che nell’arte di Andrea Marchesini risponde ad una ragione ideologica ancor prima che estetica: «La mia visione – afferma – parte da un evidente pessimismo che si apre verso soluzioni possibili ma indefinite, orientate all’esistenza di un nuovo punto d’approdo». Il fallimento delle ideologie, quindi, non preclude ma anzi rende necessario quel “miraggio di salvezza” verso cui tendono i vaghi residui figurali che si manifestano nei suoi dipinti come latenze emerse dal colore. Riportare la riflessione artistica sul piano dell’azione e della prassi significa quindi permeare l’opera di un fare interrogante e veritativo rispetto al mondo, conciliando l’utopia con la speranza di una salvezza possibile. Aspirazione che spinge Marchesini a ritrovare le origini del pensiero mitico e del naturalismo “ingenuo” dei graffiti preistorici per arrivare ai varchi irrazionali dell’automatismo surrealista, all’organicismo materico dell’arte informale, ad un’idea della tela come campo di tensione dove si compie il rituale segnico – gestuale di matrice astratto – espressionista. Nasce così un’immagine “multipla”, stratificata, dove ogni elemento condiziona l’altro e ne è a sua volta condizionato, in un continuo processo generativo – sempre regolato dal colore – di segni astratti, relitti figurali e metafore naturalistiche. Presenze che “brulicano” sulla tela ora espandendosi in contrappunti ritmici, ampie volute e spirali mai prive di un disegno coreografico ora invece organizzandosi in visioni evocative di paesaggi, parvenze umane o forme organiche. Un movimento crescente e vertiginoso dove s’intrecciano storia e mito, natura e civiltà, senza però, precisa l’artista, sfociare nel caos: «Ogni cosa nella mia pittura sembra avere una mèta, aspira a un ritorno, ad un’origine in cui il rapporto con la natura era di quiete, di armonia, di osmosi». E’ se lo scopo, dunque, è rispondere alla crisi etica ed estetica del presente ritornando ad una condizione originaria che precede quelle che Marchesini definisce forme minacciose ed ossessive della civiltà e ancora un labirinto di incubi da eludere per tentare la salvezza, l’unica via possibile, quella che l’arte può percorrere, è ridare potere all’immaginazione, unica vera forma di “ribellione” ad un sistema che ormai controlla le nostre vite sotto ogni aspetto. Del resto, proprio l’immaginazione, con le sue articolazioni archetipiche, simboliche e mitiche, ci riporta alle origini dell’uomo, a quella “pulsione” innata che per la prima volta ha spinto l’uomo a lasciare un segno del proprio passaggio sulla parete di una caverna. Ieri come oggi, l’immaginazione è garanzia di quella libertà che l’arte di Andrea Marchesini celebra come valore imprescindibile.
Oltre alla consueta coreografia ideata da Angelo Egarese per Kinesis CDC, l’inaugurazione della mostra vedrà anche l’esibizione canora dei soprani lirici Karabulut Idil e Kilic Cemille Ozlam, coordinate dalla professoressa Anna Di Gennaro e accompagnate al pianoforte dal maestro Marco Bucci.
Opere di Andrea Marchesini
a cura di Daniela Pronestì
Florence Dance Center
Via Borgo della Stella 23 r – Firenze
3 marzo – 3 aprile 2018
Inaugurazione / Opening
Sabato 3 marzo 2018 ore 18:30
Performance a cura di Kinesis CDC – coreografia di Angelo Egarese
Esibizione canora di:
Karabulut Idil – soprano lirico / Kilic Cemille Ozlam – soprano di coloratura
accompagnamento musicale Marco Bucci
Rassegna realizzata in collaborazione con:
La Toscana – rivista mensile di arte e cultura generale
Incontri con l’Arte – rubrica televisiva di approfondimento culturale
ingresso libero
Florence Dance Center
Borgo della Stella 23/r (Piazza del Carmine), 50124 Firenze
info@florencedance.org – www.florencedance.org
Dal lunedì al venerdì (10.00 – 13.00 / 14.30 – 20.00)
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Andrea Marchesini nasce a Verona nel dicembre del ’73, ed è figlio d’arte, già a quattro anni comincia a frequentare lo studio della madre. Ha conseguito la maturità scientifica frequentando nel frattempo studi d’artisti. Nel ’92 dopo un viaggio ad Amsterdam s’interessa ai dipinti di Van Gogh e alla sua pennellata materica e rivoluzionaria. S’iscrive alla Facoltà di Legge di Ferrara per poi abbandonarla definitivamente per l’arte. Vive per sei anni a Londra studiando e frequentando musei e mostre d’arte e in particolare la Tate Gallery affascinato dalla modernità dell’opera di Turner che con la sua pittura di pura luce lo riporterà a una sua vecchia passione “la luce e il colore dei Veneziani”. Trascorre altri due anni a Dublino visitando luoghi incontaminati con segni di culture che saranno la base per le sue serie pittoriche: “Tracce” e “Città del Silenzio”; apparizioni miste a grumi, crepe, crateri, impronte, stratificazioni che scavalcano giorni, anni, secoli, millenni, atmosfere di un mondo pluriculturale e multietnico, luoghi e simboli che fanno parte del cammino dell’uomo, dove però l’uomo è bandito e, la natura si riappropria di tutto ciò che l’aveva mortificata, costruendo nuova vita. A Barcellona viene a contatto con l’opera di Mirò e con il suo mondo coloristico che fa esplodere i suoi quadri. A Roma vive e lavora dal 2003 al 2006 e a modo di studiare l’arte classica dal vero, oggi opera a Barbarano Vicentino, dove dopo aver passato una fase astratto informale barocca “Dinamismo Cosmico” ad un’altra decisamente più astratta con una dinamica del colore in costante evoluzione “Connessioni”. Si dedica inoltre alle grandi tele ed arazzi che appartengono alla tematica “Affabulando”, “Oltre la siepe” e “Satyricon 2016” dove usa liberamente tutti i linguaggi del suo tempo e del passato mescolandoli con cinema, fumetto, cartoons e satira. Ha esposto in diverse città italiane (Milano, Padova, Venezia, Bologna) e all’estero (Amburgo, Londra, New York, Seul, Stoccarda).