Al Casino dei Principi la mostra Piero Raspi: dalla luce al colore. Dipinti 1955-2005 La prima antologica romana di uno dei protagonisti

Al Casino dei Principi la mostra

Piero Raspi: dalla luce al colore. Dipinti 1955-2005

La prima antologica romana di uno dei protagonisti

del periodo informale italiano percorre l’evoluzione artistica del pittore spoletino dalla metà degli anni ’50 ad oggi

Roma, 28 ottobre 2021 – Piero Raspi: dalla luce al colore. Dipinti 1955-2005, dal 29 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 al Casino dei Principi di Villa Torlonia, è la prima antologica del pittore spoletino (nato nel 1926) che si tiene a Roma, dopo quella dedicata nel 2019 a dipinti e collages presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola Spoleto.

Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta dall’Associazione Sinergie Culturali con la collaborazione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola Spoleto, l’esposizione è curata da Marco Tonelli, Direttore artistico della Galleria. Con il patrocinio della Quadriennale di Roma. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

Questa mostra, sostenuta dall’Archivio Raspi, vuole avere un carattere esaustivo sulla vicenda di uno dei protagonisti del periodo informale italiano, la cui pittura si è evoluta dalle esperienze più costruttive degli anni Sessanta a quelle più liriche tipiche degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, con fasi dedicate più espressamente ad opere materico/oggettuali.

La mostra dispiega la vicenda pittorica di Raspi a partire dal 1955, in particolare dal dipinto Paesaggio verde, con la quale l’artista prese parte al Premio Spoleto di cui vinse due edizioni e a cui partecipò undici volte. Un premio fondamentale per l’affermazione dell’informale a partire dalle esperienze dell’ultimo naturalismo di Francesco Arcangeli (da Raspi filtrato attraverso il Gruppo dei pittori spoletini fin dal 1954) e per l’influenza che vi esercitò in quel periodo il grande scultore Leoncillo Leonardi, sostenitore del Gruppo dei sei pittori di Spoleto.

Il percorso espositivo lungo le sale del Museo, segue un andamento cronologico prevedendo la presenza di opere del periodo informale (1955-1961), dipinti e carte realizzati tra metà anni Sessanta e fine Settanta e opere prodotte tra anni Novanta e Duemila. In una delle sale è stata inoltre allestita una grande vetrina con alcuni documenti d’archivio (cataloghi e carteggi)

provenienti dalla Quadriennale di Roma, mentre la stanza conclusiva del percorso è stata dedicata agli artisti informali compagni di strada di Raspi, italiani e internazionali, riuniti e presentati dalla Galleria l’Attico di Roma (Canogar, Marignoli, De Gregorio, Bendini, Leoncillo, Hoehme, Götz, Bogart) con opere provenienti proprio dalla collezione dell’Attico.

Cinque opere di piccolo formato costituiscono infine un’appendice alla mostra, che documenta, con bozzetti e progetti, la grande scultura a rilievo metallico Omaggio a Burri allestita permanentemente a Spoleto presso l’Hotel Albornoz.

Le opere provengono in gran parte dall’Archivio Raspi e dalla Galleria l’Attico di Roma, oltre a tre prestiti della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola.

Sarà presente in mostra il film-documentario su Piero Raspi: Dalla luce al colore. Dipinti 1955-2005, regia di Luisa Galdo.

I testi in catalogo di Marco Tonelli – ICONA EDITORE, Città di Castello (Pg) – sono arricchiti da un’intervista a Fabio Sargentini a cura di Lorenzo Fiorucci.

Nota biografica

Piero Raspi nasce il 12 febbraio del 1926 a Spoleto.

Nel 1947 si iscrive alla facoltà di Architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, città nella quale, dopo aver visitato una mostra di Morandi, sboccerà il suo amore per la pittura.

È tra i fondatori, nei primi anni Cinquanta, del Gruppo di Spoleto, sostenuto dal critico Francesco Arcangeli, oltre ad essere uno dei promotori del Premio Spoleto, la cui prima edizione risale al 1953.

Nel 1955 partecipa per la prima volta alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma oltre che alla collettiva del Gruppo di Spoleto, voluta da Francesco Arcangeli, alla galleria “La Loggia” di Bologna. L’incontro con il critico bolognese, segnerà una prima svolta nel suo iter artistico. Dal 1956 il riferimento principale diventa l’ambito informale, da cui apprende nuove possibilità espressive della materia al di fuori di ogni superstite esigenza figurativa.

Nel 1957, entra a far parte del manipolo di artisti gravitanti attorno alla galleria “L’Attico” di Roma di Bruno Sargentini, dove esporrà ciclicamente.

Il 1958 è l’anno in cui partecipa per la prima volta, con diverse opere, alla Biennale di Venezia, giungendo alla ribalta internazionale, mentre nel 1959 viene identificato come uno dei protagonisti dell’informale materico, affine alla poetica di Burri e Tàpies.

A partire dalla fine degli anni Cinquanta, tiene mostre personali e collettive in Italia, tra cui la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. All’estero espone in numerose città, tra le altre, Londra, Los Angeles, San Paolo del Brasile, Rio de Janeiro, Stoccarda, Parigi, Bruxelles, Colonia, Montreal, Madrid, Barcellona, Edimburgo, New York, Chicago, Lucerna, Tel Aviv, Philadelphia, Salisburgo, Zurigo e Tokyo.

In questo periodo inizia a realizzare anche una serie di collages.

Nel 1967 si reca negli Stati Uniti stabilendosi in Pennsylvania. Qui si confronta con le nuove ricerche dalla Pop Art. In questo periodo dipinge una serie di quadri che poi espone a Philadelphia e New York.

Dopo l’esperienza americana, riduce la sua attività pittorica a favore di opere su carta. Questo periodo servirà certamente al riavvicinamento alla pittura su tela che avverrà alla fine degli anni Settanta.

A partire dal 1978, inizia una nuova fase pittorica contrassegnata da opere di un inedito cromatismo.

Con l’inizio del nuovo millennio, abbraccia anche altre forme di espressione creativa e ricorre all’uso di nuovi materiali come l’acciaio.

Realizza nel 2001 a Spoleto, presso l’Albornoz Palace, una scultura parietale in lastre di acciaio.

A partire dal secondo decennio degli anni Duemila, si concentra sulla catalogazione delle sue opere ed in particolar modo sulla realizzazione del proprio Archivio d’artista, oltre che sul restauro di alcune carte e collages degli anni Cinquanta e Sessanta.

(pieroraspi.com)

Hanno scritto sulla sua opera: Aguilera, Apollonio, Apuleio, Arcangeli, Argan, Ballo, Bandera, Barbero, Barilli, Bartolucci, Battisti, Bellonzi, Benignetti, Biasion, Bycock, Boatto, Bottini, Brandi, Branzi, Budigna, Busignani, Calvesi, Caffari, Canova, Carandente, Carluccio, Caroli, Carrieri, Celant, Courir, Crispolti, Dall’Oglio, De Candia, De Marchis, Di Genova, Dorfles, Drudi Gambillo, Emiliani, Ferrari, Finizio, Gualdoni, Guarini, Guzzi, Kaisserlian, Lambertini, Landini, Leoncillo, Lonzi, Mafai, Maltese, Marchiori, Marcolli, Marussi, Mascelloni, Mascherpa, Masciotta, Melli, Menna, Micacchi, Morosini, Nonveiller, Orienti, Passoni, Politi, Ponente, Ponti, Restany, Robles, Rubiu, Russoli, Sartoris, Sinisgalli, Solmi, Stosic, Strozzieri, Tadini, Tassi, Terenzi, Testori, Tomassoni, Tonelli, Torrente, Trini, Trucchi, Urbani, Valsecchi, Venturi, Venturoli, Vergine, Vigorelli, Villa, Vinca Masini, Vivaldi, Volpi.

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