Dopo l’ampio consenso ottenuto a Primavera dei Teatri 2019,
“ Alfonsina Panciavuota”, della compagnia teatrale sarda Teatro dallarmadio, si aggiudica il I° Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2019
Per la prima volta in Sardegna una compagnia teatrale vince il Festival della Resistenza
Lo spettacolo sarà in scena l’11 agosto alle 21:15 a Montechiarugolo, in provincia di Parma, all’ interno della diciottesima edizione del Palio Poetico Teatrale Musicale Ermo Colle 2019.
scritto e interpretato da Fabio Marceddu ideazione scenica e regia Antonello Murgia scene e costumi Paoletta Dessì collaborazione drammaturgica Francesco Niccolini aiuto regia Daniela Littarru musiche originali composte da Antonello Murgia fotografie di scena Francesca Mu e Davide Pioggia produzione Teatro dallarmadio per il progetto SEI in collaborazione con EXMA Exhibiting and Moving Arts
Si è svolta a Casa Cervi nell’ambito della Festa della Pastasciutta Antifascista ((evento che coinvolge contemporaneamente oltre 90 amministrazioni comunali di tutta Italia, tra cui Sestu),
la Premiazione del Premio Museo Cervi-Teatro per la Memoria 2019 che va a concludere la 18^ edizione del Festival Teatrale di Resistenza, rassegna di teatro civile contemporaneo, ideata e promossa da Istituto Alcide Cervi insieme a Cooperativa Boorea.
La Giuria, presieduta da Maurizio Bercini (regista) e composta da Roberta Biagiarelli (autrice, attrice, regista), Stefano Campani (Boorea), Maddalena Massafra (Fondazione A.Toscanini), Damiano Pignedoli (critico teatrale), ha decretato i vincitori di questa edizione.
Il I° Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2019 va allo spettacolo Alfonsina Panciavuota della compagnia sarda Teatro dallarmadio, con la seguente motivazione:
“Una favola nera di riscatto, scritta e interpretata da Fabio Marceddu con cura artigianale, lavorando per sottrazione la propria recitazione vibrante che tocca e commuove nel risuonare solitario di più voci e figure. Una creazione incardinata nella finissima regia di Antonello Murgia che disegna l’itinerario iniziatico e liberatorio di una donna povera, venduta a soli dieci anni d’età a una famiglia di proprietari minerari: detentori di un potere oppressivo e violento nella Sardegna del secondo dopoguerra del secolo scorso. Un’opera capace di
restituire il nodo di storie di una generazione di madri e donne non solo sarde, ma di ogni luogo e tempo dove c’è un’Alfonsina Panciavuota affamata di equanime rispetto, giustizia e amorevole dignità contro le tracotanze dei potenti”
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro dallarmadio in collaborazione con EXMA – Exhibiting and Moving Arts, è scritto e interpretato da Fabio Marceddu, con la regia di Antonello Murgia che firma anche le musiche originali e la collaborazione drammaturgica di Francesco Niccolini e i costumi di Paoletta Dessì.
Lo spettacolo è coprodotto dal Consorzio Camù.
Grande soddisfazione per l’attore Fabio Marceddu e per il regista Antonello Murgia, per un premio che sancisce il ritorno alla prosa del teatro dallarmadio, non solo impegnato con produzioni “brillanti”, ma capace di affrontare con evidenti riscontri anche orizzonti drammatici.
Lo spettacolo sarà in scena l’11 agosto alle 21:15 a Montechiarugolo, in provincia di Parma, all’ interno della diciottesima edizione del Palio Poetico Teatrale Musicale Ermo Colle 2019.
Siamo in una Sardegna del secondo dopoguerra, periodo in cui alla crisi legata alla caduta del regime si aggiunge la crisi del sistema. È in questo scenario che si sviluppa la tragedia personale di Alfonsina Panciavuota, classe 1932, l’ultima di nove figli, venduta a 10 anni come serva al padrone della miniera, Caterino Spinetti.
Quattro lunghi anni di soprusi e abusi che segneranno indelebilmente il resto della sua vita. Alfonsina porta sulle spalle tutto il peso di una memoria proletaria offesa, riuscendo però a trovare la forza per opporsi e tentare di cambiare il proprio destino. Fabio Marceddu affronta la storia di una delle tante “pance vuote” di quegli anni, costruendo un personaggio capace di parlare direttamente alle coscienze di un pubblico che non ha più memoria di quando “i figli si vendevano come bestie” perché erano troppi, o di quando la terra e la casa erano gli unici beni capaci di dare dignità alle persone. Un feroce viaggio alla scoperta della parte in ombra della nostra società, raccontata tra bisbigli e sussurri. Alfonsina Panciavuota è un inno agli ultimi, un corale a voce sola, quello di una donna
che è tutte le donne. Donne che nei secoli hanno sopportato e sopportano in silenzio la subalternità imposta della loro condizione femminile, lasciando andare – quasi rassegnate, come se fossero colpevoli – la propria libertà di scegliere.
COSĺ LA CRITICA
“Nell’opera di Marceddu, diretto da Antonello Murgia, cogliamo quella recitazione a cavare, tesa nella ricerca di un’energia delicata in costante contrasto con la crudezza degli eventi, che è anche la cifra sublime dei ruoli femminili di Saverio La Ruina”
Andrea Zangari | Scene contemporanee
“.. densa di afrori sardi, è scritta e interpretata con toni di verità da Fabio Marceddu, in un registro narrativo sobrio e misurato”
Claudio Facchinelli | Corriere dello spettacolo
“Fabio Marceddu inizia il suo racconto: dopo tre fiati è già finito. I quattro lunghi penosi anni che Alfonsina porta sulle sue spalle nere sono segnati da movimenti netti, luci precise, litanie portate dal vento. I visi puntuti della famiglia Spinetti si compongono sulla trama sofferente di stoffe morbide e nere. La dignità di Alfonsina e del suo amore è una conquista dolorosa e fragile. Persino le lacrime sacrosante del finale sono un lusso che la miseria non può permettersi. Un premio per questo spettacolo è poca cosa. Se potete, correte a vederlo”
Francesco Gallo | Permarecontromano
“A parte la bravura di Marceddu in quanto attore, l’ideazione scenica e la regia di Antonello Murgia offrono invenzioni che sul piano figurativo ed espressivo risultano, in pari tempo, fondate e intriganti. Vedi la sequenza in cui Alfonsina leva in alto la bambola che rappresenta se stessa e, con ciò, richiama in maniera eclatante il Bunraku, il teatro giapponese dei burattini in cui in cui il «ningyo», giusto il burattino, viene manovrato dagli operatori a vista; e vedi, soprattutto, quella sorta di dissolvenza incrociata che comprende in successione la zuppiera portata in tavola dall’Alfonsina/serva e i tre stracci rossi che dalla stessa, per alludere all’uccisione delle zitelle Spinetti, tira fuori l’Alfonsina/vendicatrice” Infine, una curiosità: il Fabio Marceddu inguainato in quella sua disadorna veste nera richiamava molto da vicino il Saverio La Ruina di «Dissonorata»
Enrico Fiore | Controscena
TEATRO DALLARMADIO. Nasce nel 2004 dall’incontro artistico di Fabio Marceddu, Antonello Murgia, Paoletta Dessì e Raffaele Marceddu. La forza di questo sodalizio nasce dal dialogo poetico di mondi opposti, lontani, il cui obiettivo è la ricerca continua: l’eredità dei grandi maestri nell’anelito sensibile e permeabile alle nuove forme, dove la musica diventa forza trainante del gruppo.
Il teatro dallarmadio è civile, sociale, si occupa di attualità in termini non cronachisti. La compagnia in questa ricerca irriverente del “diritto alla gioia”, e alla ricerca di alternative ai “vicoli ciechi” che si sommano al dolore e alla disperazione del mondo, con le proprie produzioni ha ricevuto diversi premi tra cui il Premio Scenario per Ustica Menzione Speciale a Rivelazioni (2007) e il Primo Premio al Festival Internazionale L’altro Teatro di Lugano con Bestie feroci (2007).
Alfonsina Panciavuota
Scritto e interpretato da Fabio Marceddu Ideazione scenica e regia Antonello Murgia Scene e costumi Paoletta Dessì Collaborazione drammaturgica Francesco Niccolini Aiuto regia Daniela Littarru Musiche originali composte da Antonello Murgia Fotografie di scena Francesca Mu e Davide Pioggia Produzione Teatro Dallarmadio per il progetto SEI in collaborazione con EXMA Exhibiting and Moving Arts
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