Dal 16 al 23 dicembre andrà in scena al Teatro Palladium “Alla Meta”, spettacolo, ripreso dalla omonima opera del grande drammaturgo austriaco, Thomas Bernhard, nell’unica traduzione italiana di Eugenio Bernardi.
Notevole il cast: la regia è di Walter Pagliaro, le scene sono firmate da Sebastiana Di Gesu, la colonna sonora, eseguita dal vivo da Ilario Greco, è formata da musiche di Mozart, Beethoven e Ravel; produzione dell’Associazione culturale Gianni Santuccio – Roma.
Protagonista dell’inquietante commedia una bravissima Micaela Esdra quale oppressiva madre; a completare il cast degli attori, Ilaria Genatiempo e Diego Florio nel ruolo rispettivamente della “Figlia” e dello “Scrittore di teatro”.
Una commedia corrosiva, in cui ironia e cinismo convivono in un equilibrio miracoloso tra parola e silenzio.
Tra vecchi bauli e nuovi bagagli, le vite di una madre dispoticamente logorroica e una figlia silentemente inerte s’intrecciano con quella di un ospite inatteso, che diverrà testimone di un bilancio esistenziale fallimentare. La regia costruisce un circo simbolico nel quale i protagonisti camminano come funamboli sospesi sul filo crudelmente – e genialmente – teso da Bernhard a segnare il labile confine tra normale e anormalità.
Note di regia di Walter Pagliaro
C’è un’aria di partenza all’inizio di “Alla meta”: una partenza per la villeggiatura. Valige bauli, e una quantità incredibile di abiti caratterizzano una vigilia spasmodica e trepidante di attese, in quelle ore febbrili che precedono la partenza sospirata e agognata per un periodo di vacanza al mare. Una madre e sua figlia si accingono a lasciare la casa dove abitano, in una città olandese per recarsi in treno a Katwijk, una località balneare nel sud dell’Olanda. Questo rito sistematico e maniacale si ripete identico da tanti anni, ma le loro abitudini sono ora scosse da un a novità: non partiranno più sole perché per qualche giorno saranno accompagnate da un ospite imprevisto, uno scrittore di teatro che le due donne hanno conosciuto in occasione del debutto dell’ultima piece, “ Si salvi chi può”, accolta da un grande successo. Questa è la situazione, abbastanza normale, su cui Bernhard costruisce la sua formidabile commedia dell’anormalità. Prima che lo scrittore di teatro arrivi, intanto scopriamo molte cose. Le due donne vivono in realtà un ambiguo rapporto famigliare. La madre discende da un’antica famiglia circense che “batteva” la provincia olandese, guidata da un nonno-pagliaccio, di cui lei ancora conserva, come una reliquia, un vecchio baule di giunco e una variopinta coperta pe cavalli. Un giorno, questa donna, aveva incontrato e sposato un ricco industriale, poi da lei progressivamente irretito, da cui aveva avuto due figli: uno dal volto prematuramente senile, morto molto presto, l’altra vagamente ritardata, con cui vive ancora oggi dopo la morte del marito. Questa famiglia sembra dunque avere tutte le caratteristiche di singolarità e anormalità, tipiche di molte dinastie circensi, in cui l’irregolarità, forse anche la mostruosità, diventano naturalmente qualità spettacolari. In effetti il comportamento tra madre e figlia, durante la prima parte della commedia, rimanda a strane relazioni. Seduta al centreo della scena su una vecchia “bergerè”, la madre si comporta con la figlia come un dispotico domatore: l’obbliga a servirla, a mettere e togliere dai bauli una quantità inverosimile di vestiti, l’avvicina e l’allontana da se quasi ipnoticamente, le concede o le nega di bere insieme a lei, la fa inginocchiare ai suoi piedi come il domatore con un animale o un tiranno con il proprio suddito o con il suo fool. In realtaà molti hanno intravisto in questo rapporto, un’eco di Finale di partita: ma Beckett va verso il silenzio, Bernhard invece verso l’ipertrofia della parola. La madre parla incessantemente, quasi sfidando le sue capacità polmonari: una perfomance vocale la sua, degna di un giocoliere. Ma per realizzare il suo numero, lei ha bisogno di qualcuno su cui scaricare le parole che escono dalla sua bocca come i suoni da uno strumento musicale. La figlia è la sua spalla. L’irrinunciabile partner senza il quale il numero non sarebbe più possibile. L’arrivo dello scrittore per cui la figlia sembra avere simpatia, potrebbe incrinare la coppia, vanificare la perfezione del loro esercizio. Nella seconda parte della commedia, l’azione si sposta in una casa al mare, assai singolare per la sua architettura. Noi abbiamo immaginato una forma circolare molto cara a Bernhard: una torre, un recinto, un cerchio simbolico? Qualcosa che rimandi ad un’idea di circo-mondo? Pian piano le istanze e la poetica dello scrittore di teatro vengono risucchiate dall’energia della madre: lo spericolato spettacolo della parola: come se la distruzione del teatro borghese, perseguita da Bernhard, fosse innanzi tutto cancellazione del dramatis personale. 2 io sono tanti personaggi”, dice a un certo punto la madre. E allora non potrebbe essere quella meta tanto agognata, “l’esibizione assoluta”? L’essenza stessa del teatro? Uno scricciolo di attore riassorbe in sé, condensa in sé, lo spazio, i movimenti, i suoni, le parole, le maschere. Tutto il senso del teatro sembra essere in quel piccolo corpo , collocato al centro del circo-mondo, come una miccia da far esplodere contro il “palazzo reale”. E se invece l’appiglio per orientarsi in questo testo, fosse quella battuta che la madre dice nel primo tempo: “…perché tutto è sincero anche la menzogna è sincera noi diciamo siamo sinceri e stiamo mentendo noi mentiamo e stiamo dicendo la verità”. Qual è la verità di questi personaggi: quella del primo tempo o quella del secondo tempo? O nessuna delle due?. In questo caso “l’artificio” di Bernhard sarebbe il ribaltamento che l’autore organizza per ottenere il “perturbamento” del pubblico? Oppure il senso della sua commedia è nascosto in quei quattro versi di Pasca, collocati quasi come un sottotitolo, in cui le miserie della vita sono poste in relazione al divertimento che se ne può ricavare? E se la chiave della pièce fosse invece celata nel “baule di giunco”, relitto di un passato di saltimbanchi, artisti puri e assoluti che si contrappongono ad attori e drammaturghi di regime, pieni di slogan e luoghi comuni, estranei, al palpito doloroso della vita? In questi ultimi giorni di prove, siamo attanagliati dai dubbi: siamo entrati nel labirinto di Bernhard e non riusciamo a venirne fuori. Ma se fosse proprio questa la sua intenzione: disorientarci, spaesarci nel labirinto della nostra testa e ricordarci che da lì soltanto può partire la nostra piccola rivoluzione di uomini di teatro e poi, come dice la madre verso la fine del dramma, fare “una rivoluzione più grande poi ancora più grande e poi dalla testa mettere al mondo la rivoluzione come si mette al mondo un bambino e far esplodere tutto.
Walter Pagliaro
Teatro Palladium – Università Roma Tre
dal 16 al 23 dicembre
Teatro Palladium – Università Roma Tre
Piazza Bartolomeo Romano 8, Roma
di Thomas Bernhard Traduzione di Eugenio Bernardi
Regia di Walter Pagliaro
Scene di Sebastiana Di Gesu
Costumi: Sartoria Farani – Roma
Musiche a cura di Ilario Grieco
Alla Meta
di Thomas Bernhard
Traduzione di Eugenio Bernardi
Regia di Walter Pagliaro
Scene di Sebastiana Di Gesu
Costumi Sartoria Farani – Roma
Musiche a cura di Ilario Grieco
Personaggi e Interpreti
La Madre:Micaela Esdra
La Figlia:Ilaria Genatiempo
Lo Scrittore di Teatro:Diego Florio
Assistente alla Regia:Ilario Grieco
Scene realizzate da Spazio Scenico – Roma
Parrucche:Rocchetti – Roma
Ufficio Stampa:Nicola Conticello
Foto di scena: Antonio Parrinello Mattia Simoncelli
TEATRO PALLADIUM – Università Roma Tre
Piazza Bartolomeo Romano 8, Roma
16/23 dicembre 2015
ore 20,30; domenica ore 18,00
lunedì 21 dicembre ore 20,30
Biglietti Intero 20.00 euro
Ridotto (studenti; over 65) 15.00 euro
Biglietteria: tutti i giorni dello spettacolo dalle 18,30
la domenica dalle 16.00
Organizzazione e promozione:
Music Theatre International, info@mthi.it– cell. 3381515381
Ufficio stampa:
Rocchina Ceglia, promozione@mthi.it, cell. 3464783266