Dal 12 al 29 gennaio nel foyer (SALA A) del Teatro India è di scena rilettura in chiave sensoriale e performativa dell’opera pastorale di Torquato Tasso, che Luca Brinchi e Daniele Spanò presentano come progetto articolato attraverso l’incontro di diverse realtà artistiche, una produzione Teatro di Roma.
La regia e la messinscena installativa è sviluppata dagli ideatori Brinchi e Spanò, artisti visivi che orientano la loro ricerca tra teatro, arte contemporanea, set design per moda ed eventi musicali, mentre la drammaturgia, l’analisi e l’apporto filologico e autoriale sono curati da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri, autrici e drammaturghe della compagnia Industria Indipendente. Due realtà diverse ma al contempo vicine per affrontare, ognuna con le proprie specificità, l’opera del Tasso, dramma pastorale in cinque atti che rivela la grandezza poetica dell’autore. Così, il mondo favolistico del pastore Aminta e della ninfa Silvia, tratteggiato poeticamente dalla penna del Tasso, fluisce qui in una dimensione virtuale e visiva di enorme impatto grazie alle registrazioni video che, scorrendo su schermi, moltiplicano il loro carico di sospensione mistica ed eterea. L’azione e la narrazione non avvengono direttamente in scena ma si sviluppano in un luogo “altro”, offrendo un respiro più ampio e una fascinazione che rapisce. I monologhi sono riprodotti dai megafoni distorti, il coro invece è evocato visivamente e sonoramente dai teli animati e dal suono amplificato dei ventilatori, mentre l’intreccio amoroso sarà rappresentato filmicamente negli schermi/parete in continuo movimento e animati dalle presenze in video dei protagonisti che cambieranno di volta in volta la prospettiva spaziale della scena.
Ci si immerge dunque in un universo in perenne divenire, quasi metafisico: un bosco sospeso nel tempo e nello spazio, proiettato nell’etere, che incanta scandendo le sequenze drammaturgiche con la potenza visiva delle sue ambientazioni e dei suoni evocativi. Al centro dell’intreccio c’è il rimpianto dell’Età dell’Oro: un luogo e un tempo mitico, nel quale l’uomo viveva libero da vincoli, godeva a pieno dei frutti della Natura e di Amore, animato unicamente dalla libertà e dall’istinto, senza leggi civili a impedire comportamenti “eccessivi”. Se piace è lecito, frase citata nel testo, esprime questo sentimento di libertà e pulsioni, ma descrive anche una chiave di lettura profonda del dramma pastorale. “Un mondo di mezzo, dove le leggi di Natura sono ancora più forti di quelle dettate dalla civiltà, dove le pulsioni istintuali sono tracciate nettamente, e dove Venere e Amore sono i più importanti tra gli dei, capaci di dare vita e morte ai propri sudditi – annotano Luca Brinchi e Daniele Spanò – All’interno di una cornice pastorale, bucolica, nell’amenità di un tempo perduto si intrecciano simmetricamente le storie degli adolescenti Silvia e Aminta, ancora incapaci di comprendere Amore: la prima lo rifiuta perché dedita a Diana, l’altro vuole possedere unicamente per il proprio bisogno. I percorsi dei due ragazzi si muovono specularmente ma in maniera inversa, accompagnati da chi ha già vissuto tempo dietro la stessa esperienza: i consiglieri Dafne e Tirsi, che azioneranno la macchina dell’intreccio amoroso, dando luogo ad azioni e reazioni da parte dei due giovani protetti. Lo sviluppo drammaturgico pone le basi sui violenti passaggi di un’educazione sentimentale per cui è necessario conoscere e riconoscere il potere di Amore l’uno nell’altra”.
BIOGRAFIE
Luca Brinchi è regista teatrale e scenografo multimediale per spettacoli musicali e di moda. Nel 2001 ha creato il collettivo artistico Santasangre assieme ad altri quattro artisti, con cui ha lavorato fino al 2012. Nel 2013 ha iniziato a lavorare per il suo progetto artistico individuale, dando vita a nuove collaborazioni artistiche; molti dei suoi nuovi ultimi lavori sono stati creati con la coreografa e performer Roberta Zanardo e l’artista visivo Daniele Spanò. A Roma è in residenza artistica presso Kollatino Underground, un centro culturale indipendente nella periferia di Roma. Il suo lavoro investiga lo spazio bianco che oltrepassa la definizione di linguaggio, attraverso nuove forme e contenuti. Ha iniziato un processo di contaminazione di linguaggi toccando le forme espressive più significative fra cui video, musica, body art, e design estestico ambientale. La necessità d’esprimersi di Luca, spinge il suo lavoro oltre ogni esperienza particolare e complementare. In Europa i suoi lavori sono stati ospiti del Tsekh Festival di Mosca (Russia), Grec Festival di Barcelona (Spagna), Noorderzon Festival di Groningen (Olanda), Divadelna Nitra Fest (Slovacchia), Eurokaz di Zagabria (Croazia), Kontrapunkt di Stettin (Polonia), Exodos di Ljubijana, Temp d’images di Varsavia (Polonia) e Cluj (Romania), Sophiensale di Berlino (Germania), Ferme du buisson di Parigi (Francia) e all’Expo Biennale di Giovani Artisti dall’Europa e Mediterraneo a Napoli (Italia). In Italia ha partecipato al Romaeuropa Festival, Fabbrica Europa, Drodesera>Centrale Fies, Festival delle Colline Torinesi, Bassano OperaEstate, Santarcangelo Festival, MIT of Rome, Inteatro/Polverigi e alla stagione di Teatro Innovativo a Roma, Milano, Venezia, Genova, Bari e Napoli.
Daniele Spanò scenografo e artista visivo, spazia nella sua ricerca negli ambiti della video installazione, creazione di scenografie digitali per il teatro, la moda, gli eventi musicali. Tra gli interventi più importanti, la partecipazione alla 58° edizione del Festival di Spoleto con l’installazione “Pneuma”, e l’installazione multimediale per la presentazione della collezione donna autunno inverno 2016 di Gucci. Dal 2014 realizza con Luca Brinchi le scenografie per diverse produzioni del Teatro di Roma come Ritratto di una capitale per la regia di Fabrizio Arcuri, Hamlet di Andrea Baracco o Lear di Lisa Natoli.
Tra le opere più importanti nel 2014 “Atto Primo”, Piazza del Popolo a Roma, “Rifrazioni permanenti” 2011 in Piazza Colonna, sempre a Roma, promosso dalla Presidenza del Consiglio, Ministero del Turismo e MiBAC. Nel febbraio 2011 viene selezionata dal celebre regista e artista Takeshi Kitano, per rappresentare il fermento artistico della città di Roma.
Dal 2009 collabora come scenografo con l’Orchestra di Piazza Vittorio, e nel 2014 è assistente alla regia per Carmen per l’apertura della stagione estiva del Teatro dell’opera di Roma. Come artista visivo espone in musei come La galleria nazionale dell’Umbria, la Centrale Montemartini di Roma, o il MAP di Pontinia, oltre che per privati ed associazioni no profit.
Dal 2012 al 2015 è stato consulente artistico per la Fondazione Romaeuropa.