Analisi e proposte di C.Re.S.Co. in vista della convocazione presso il MIBACT

Analisi e proposte di C.Re.S.Co. in vista della convocazione presso il MIBACT

A seguito dell’incontro tenutosi venerdì 28 febbraio tra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, On. Dario Franceschini, e le associazioni e le sigle sindacali dello spettacolo, è stata convocata giovedì 5 marzo, alle ore 12, una riunione tecnica per analizzare l’impatto economico generato dalla misure di contenimento sanitario adottate in diverse regioni e per individuare congiuntamente soluzioni atte ad affrontare le problematiche del settore.

A questo incontro parteciperà C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea che, con i suoi 135 soci, rappresenta un arcipelago di soggetti e operatori del teatro e della danza che fa dell’eterogeneità la sua forza.

L’urgenza che ha spinto il Coordinamento a richiedere pochi giorni fa al Ministro Franceschini lo Stato di crisi è stata dettata dall’evidenza che il disagio, in termini di danno economico e normativo, riguardasse geograficamente l’intero Paese e tutti gli ambiti normati dello spettacolo dal vivo. I teatri chiusi a nord significano tournée annullate per le compagnie di tutta Italia, l’ordinanza di divieto di viaggi d’Istruzione e uscite didattiche fino al 15 marzo rivolta agli Istituti di ogni ordine e grado dell’intero Paese vuol dire programmazioni di matinée completamente annullate in tutte le Regioni. A ciò si aggiunge l’annullamento di festival e di molte attività di laboratorio, la mobilità bloccata per molti artisti con conseguente slittamento (quando non annullamento) dell’attività produttiva, con ripercussioni anche a lungo termine. Danni che ricadranno sulla programmazione, circuitazione, produzione, formazione, festival, promozione, internazionalizzazione (ad es. tournèe all’estero, ricadute su bandi specifici come Boarding Pass), ovvero dell’intera progettazione legata allo spettacolo dal vivo, a livello ministeriale, regionale, locale; di un comparto che rischia di sostenere la maggior parte dei costi previsti senza poter contare sugli incassi; di parametri abbattuti per tutte le imprese: annullamento di giornate recitative, giornate lavorative e relativi oneri, piazze, spettatori.

I colleghi di Agis hanno stimato le perdite del settore in oltre 10 milioni in una sola settimana, anche se è certo che il danno economico crescerà esponenzialmente considerando anche gli spazi e le realtà indipendenti non finanziate dal FUS. E se i soggetti finanziati dal Ministero rischiano di non mantenere a consuntivo i parametri dichiarati a preventivo, lo stesso accade per i soggetti sostenuti dalle Regioni e dagli Enti Locali.

Le conseguenze di questa crisi, purtroppo, ricadranno sui soggetti più deboli e meno strutturati, che andranno tutelati in egual misura delle strutture con le spalle più solide: piccole e medie imprese e dei loro lavoratori, come pure dei lavoratori autonomi, come segnalato anche dalla lettera da SLC CGIL dei giorni scorsi. Se è vero che l’art. 19 del CCNL tutela i lavoratori in caso di blocco del lavoro per cause di forza maggiore, è vero anche che il numero dei lavoratori dello spettacolo dal vivo che godono di una scrittura di lungo periodo rappresenta una minoranza; tutti gli altri non potranno appellarsi a quell’articolo, perdendo a un tempo gli emolumenti dovuti e le giornate lavorative necessarie alla richiesta della Naspi. Inoltre, nel cuore della stagione teatrale sarà impossibile per gli artisti e le maestranze poter trovare altre occasioni d’ingaggio lavorativo tali da garantirne almeno in parte la sostenibilità economica.

“Questa riflessione ci porta a considerare come i lavoratori dello spettacolo siano da sempre una categoria fragile, sempre a rischio di non riconoscimento e auspichiamo che da questi giorni critici possano emergere misure volte a restituire loro dignità al di là dell’emergenza dovuta al Covid 19.” – affermano i membri del Direttivo.

C.Re.S.Co suggerisce tra le possibili soluzioni legate all’emergenza l’utilizzo del Fondo di Solidarietà previsto dall’INPS per le imprese in crisi:

– Consideriamo necessario lo stanziamento da parte del Ministero di risorse economiche adeguate che permettano di affrontare l’emergenza e garantiscano un corretto svolgimento dell’intera progettualità culturale 2020 e, poiché si tratta di un’emergenza straordinaria, ci aspettiamo che (per coerenza anche lessicale) queste risorse vengano attinte da fondi straordinari. Non sappiamo immaginare che sia altrimenti.

Crediamo profondamente nella coerenza tra risorse e funzioni, ovvero che fondi ordinari regolamentino funzioni ordinarie e fondi straordinari sopperiscano a funzioni straordinarie; ci auguriamo quindi che i fondi

accantonati per la crisi in fase di spacchettamento siano riversati sul FUS con la certezza che si lavorerà al reperimento di fondi differenti per fronteggiare la grave situazione attuale.

– Consideriamo inoltre fondamentale il ruolo della Conferenza Stato/Regioni per sensibilizzare le regioni meno ricettive (e di rimando gli Enti Locali) all’apertura di tavoli di crisi territoriali, perché tutte le realtà non riconosciute dal FUS, che pure contribuiscono a rigenerare e mantenere vivo il sistema, godano di misure atte a garantirne la sopravvivenza.

– Riconosciamo quindi un ruolo fondamentale del Mibact nell’individuare una strategia che possa essere declinata in tutti i territori, perseguendo uno degli obiettivi del DM non ancora raggiunto, ovvero il riequilibrio territoriale. Questo, oggi più che mai, appare fondamentale, proprio perché diverse regioni stanno istituendo tavoli di crisi che devono necessariamente convergere nelle finalità e nelle modalità, anche nei casi dei territori non ancora contagiate dal Covid 19.

– Consideriamo infine prioritaria l’elaborazione collettiva di una strategia (comunicativa) che permetta alle comunità e ai cittadini di riappropriarsi di sé e delle proprie abitudini vitali.

E proprio in questo senso si orientano alcune domande che il Coordinamento si pone da giorni e intorno alle quali ci piacerebbe aprire una riflessione condivisa che restituisce al comparto il suo ruolo originario all’interno della propria comunità di riferimento, quello di innescare scintille generative:

– perché il target più a rischio è quello degli anziani e le misure di cautela riguardano tutte bambini, adolescenti e adulti?

– Cosa può succedere in un cinema o in un teatro che non accade in un centro commerciale? – Nei casi di multisale cinematografiche dentro i centri commerciali, chiude solo la multisala?

– nelle regioni non considerate a rischio, ha senso vietare matinée, uscite didattiche e gemellaggi, ma dire che i teatri sono aperti? I genitori che sanno che al mattino i figli non possono andare a teatro insieme alle persone con cui stanno tutti i giorni, li porteranno al pomeriggio in mezzo a sconosciuti? O li lasceranno a casa per venire di sera?

– Nelle regioni in cui è fatto obbligo di segnalazione al medico curante del proprio rientro da zone a rischio contaminazione, cosa accade dopo, visto che non c’è obbligo di quarantena domiciliare né di tampone a meno che non ci siano i sintomi?

In poche parole, il nostro “sacrificio” di operatori culturali e la rinuncia alla cultura da parte della comunità ha un senso oggettivo?

Non appena l’emergenza si potrà considerare “rientrata”, un grande, immenso e urgente lavoro andrà fatto per tranquillizzare le scuole e i cittadini invitandoli a tornare alla propria vita e a riempire di stimoli e qualità il loro tempo.

Riteniamo vitale in questo senso il ruolo degli operatori che animano e abitano quotidianamente i territori, perché tornino a essere motore di aggregazione delle proprie comunità.

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