L’Ar.Ma teatro spalanca il sipario sulla sua terza stagione. Lo spazio diretto da Daria Veronese anche quest’anno vede alternarsi sul suo palco tantissime compagnie provenienti da diverse zone d’Italia. Autori classici e contemporanei, testi conosciuti e inediti, musica, danza e rassegne saranno i protagonisti di questo nuovo e ricco cartellone. “Non è mai semplice selezionare gli spettacoli per la stagione” afferma la direttrice “ma sono certa di aver scelto lavori di spessore che possano trasmetteranno bellissimi messaggi al pubblico di questo teatro”
Dal 5 al 7 ottobre Fausta Manno e Gianni Silano propongono uno spettacolo di narrazione che recupera la radice popolare della memoria: Filicunti. Nella stanza del telaio e del dialetto propri della cultura meridionale e calabrese si raccontano i “nodi” del filo drammaturgico: la nascita, l’amore e l’abbandono, la fame, la morte e la festa… Il loro intreccio crea una ragnatela, simbolo dell’ordito che creano gli eventi nella vita degli uomini.
Dal 12 al 14 ottobre sarà in scena Reginella, di e con Manuela Rossetti, con musiche originali dal vivo di Laura Desideri. Lo spettacolo, caratterizzato da elementi di teatro narrativo, teatro-danza e dalla musica dal vivo, racconta la storia dell’ unica superstite donna del rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, Settimia Spizzichino. L’intento è quello di avvicinare il pubblico alla tematica della Shoah e della memoria attraverso un lavoro emozionale oltre che storico.
Uno spettacolo sulle dipendenze e sull’urgenza del vivere quello scritto e diretto da Giada Villanova, che la vede protagonista insieme a Simone Boscarino dal 19 al 21 ottobre.
Cosacattiva è un grido sul bisogno di andare dentro noi stessi e vedere cosa realmente siamo oltre a quello che vediamo attraverso gli occhi degli altri. Cosacattiva è tutto quello che ci appaga e al tempo stesso ci intossica, è l’esplorazione di quel filo invisibile e misterioso che lega l’essere umano alla dipendenza perché, qualunque essa sia, nessuno può dirsi immune.
Dal 26 al 28 ottobre è in cartellone Quartett da H. Müller, adattamento e drammaturgia di Matteo Tarasco, con Livia Carli e Gianni Oliveri, diretti da Matteo Tarasco. Il quartetto di personaggi, la marchesa di Merteuil, e il visconte di Valmont, in primis, ma anche la giovane Volanges e madame de Tourvel, affidati, però, a due soli interpreti, sono condannati a ripetere in eterno il loro gioco erotico di seduzione attraverso continue metamorfosi, divenendo ora carnefici e ora vittime.
Buon Compleanno, scritto da Francesca Romana Miceli Picardi, e da lei diretto insieme a Valentina Ghiglia, è in scena dal 9 al 18 novembre.
Un viaggio lungo un’ora, nella vita di un uomo qualunque, nel giorno del suo compleanno.
Un uomo che viene dalla classe media e che non aspira a nulla se non allo stravolgimento delle classi sociali. Un uomo che ha visto troppo e da troppo in alto e che si è talmente distaccato dall’umanità da scegliere la luna. Si è scelto un posto tutto suo lontano dalla cattiveria e dalle miserie umane.
Composto in una sola notte nell’ottobre del 1913 da Fernando Pessoa, Il Marinaio, dramma in atto unico, sarà in scena il 24 e 25 novembre e l’1 e 2 dicembre, per la regia e il libero adattamento teatrale di Deborah Massaro, che sarà sul palco insieme a Sofia Boriosi, Debora Pisano.
In una notte si assiste alla veglia funebre di una donna da parte di tre amiche, che, nel timore di dissolversi con la luce dell’alba, sono costrette e a parlare e a raccontare i propri sogni. Una di loro racconta la storia di un marinaio che, naufragato in un’isola deserta, comincia egli stesso a sognare di un passato e di una terra d’origine che non ha mai avuto, cullato nella
necessità di costruirsi una nuova patria di sogno per poter sopportare il dolore di vivere. Il sogno diviene l’unica dimensione felice possibile. Ecco allora che le tre ragazze, creature che vivono in una dimensione senza tempo, sognano esse stesse il marinaio. Ed è solo a questo punto che il protagonista potrà abbandonare l’isola su cui ha fatto naufragio per dissolversi nel nulla.
Il 30 novembre sarà in scena Carmen, atto unico in due scene, tratto dalla novella CARMEN di Prosper Mérimée, musica dall’opera omonima di Georges Bizet, di Francesca del Carmen e Gianni Vitarelli, per la regia di Roberto Santi
Spogliata di tutti i suoi attributi classici, le gitane, i toreri, il folklore spagnolo, di Carmen rimane la storia cruenta, di un amore finito in tragedia. Lei, libera e passionale, capace di amare senza legarsi. Lui, geloso, possessivo e violento, incapace di accettare compromessi. Incontrandosi, trovandosi e amandosi arriveranno inevitabilmente a scontrarsi fino all’inevitabile, tragico, epilogo.
Dal 7 al 9 dicembre un testo di Stefano Terrabuoni una commedia tutta al femminile, Le Cassiere, con Carla Cardarelli e Elena Capparelli, dirette da Aurora Piaggesi.
All’intervallo pranzo, due donne si siedono per caso sulla stessa panchina di un parco. Questa vicinanza rende loro molto sospettose e riservate anche nelle telefonate che ricevono. Carla, meticolosa e abitudinaria, è alle prese con un figlio grande che non riesce ad essere autonomo. Valentina, vulcanica e impulsiva, è reduce da una litigata con il suo fidanzato e cerca conforto negli incontri online. All’inizio il loro rapporto è freddo e diffidente per l’invasione della reciproca privacy. Giorno dopo giorno, però, le due donne si avvicinano, si conoscono, diventano amiche al punto d’aiutarsi l’una con l’altra.
Torna anche quest’anno Il dono di Hitler. Terezin 1941-1945, testo e regia Daria Veronese, con Ramona Gargano, Marcello Gravina e Massimo Mirani, sul palco dal 10 al 15 dicembre
Un episodio poco noto, ma molto significativo dell’universo nazista, che sottolinea il perverso e, per certi versi, ancora misterioso rapporto tra il nazismo e l’arte, ed esplora, se possibile, un aspetto relativamente poco conosciuto dell’attività dei campi di concentramento. Lo spettacolo propone a contrappunto anche materiali testuali, tratti dai documenti poetici dei bambini rinchiusi nel ghetto di Terezin, e materiali documentari tedeschi, girati tra il 1942 e il 1944, per sottolineare l’aspetto propagandistico, appunto di dono, che Hitler aveva fatto agli ebrei.
Dal 21 al 23 dicembre il libero adattamento di Storia di una capinera diretto da Diego Placidi,
Perchè amo il mio peccato.
Non più bambina e non ancora donna, Maria, che il solo peccato che abbia mai commesso è stato amare, cammina lungo il viale dei ricordi. Compagno di viaggio un destino quasi umano, ormai nemico. Entrambi sono diretti verso la sola certezza della vita… Pur rimanendo aderente al testo dell’autore, sono stati aggiunti personaggi inesistenti nel testo originale, che rendono la storia molto più discorsiva. Maria, in questo viaggio dei ricordi, è accompagnata da un “Destino” che si concretizza con le figure mitologiche delle Moire. In “Perché amo il mio peccato” gli attori sono padroni della scena, fatta eccezione per un unico elemento scenografico. Una messa in scena cupa, piuttosto claustrofobica, quasi surreale e di chiara ispirazione ghotic dark.
Il Pianerottolo, luogo dove si incrociano, volenti o nolenti, la vita degli abitanti di tutto il palazzo, è il luogo in cui è ambientato lo spettacolo in scena dall’11 al 20 gennaio. Il testo di Stefano Terrabuoni, diretto dal Luca Pennacchioni, racconta la storia di Marta, una single di quarantacinque anni che vive in un condominio affollato di gente fantasiosa. La comparsa di Luca, un single affascinante, proprio nell’appartamento di fronte a quello di Marta, porta una ventata nelle abitudini del condominio. Marta cerca di attirare l’attenzione di Luca e, nei suoi approcci, Marta trova anche i suoi condòmini che prima la ostacoleranno, poi, nel tentativo di aiutarla, la ostacoleranno lo stesso. Luca, però, non la considera fino a quando si ritrova in un guaio non per colpa sua e riuscirà ad uscirne solo con l’aiuto di Marta. A quel punto Luca si accorge della sua vicina e delle sue qualità, ma, forse, è troppo tardi. Per Marta è venuto il momento di cambiare stile di vita.
Heirs – I Folli Eredi, una commedia contemporanea in un atto, che si può definire come il sacrificio ultimo agli dei del trash e del pop, è in scena dal 25 al 27 gennaio.
Due fratelli e due sorelle in lotta per accaparrarsi l’eredità del defunto padre. Tra loro si scatenerà una folle guerra senza esclusione di colpi, tra situazioni paradossali dove i nomi dei mobili dell’Ikea nascondono parolacce in svedese, il fantasma del padre di Amleto è un feroce chihuahua, gli spot pubblicitari anni ‘80 si trasformano in storie da brivido e la musica degli Abba crea dipendenza.
Il 2 e 3 Febbraio sarà in cartellone Io Nazario Sauro, scritto e interpretato da Francesco Cevaro. Gli ultimi sessanta minuti di vita del marinaio istriano, imprigionato nel carcere di Pola e condannato a morte per alto tradimento. Egli, infatti, italiano di Capodistria, allora parte dell’impero austro-ungarico, era colpevole di aver disertato l’esercito imperiale e di aver varcato il confine per unirsi alle truppe nemiche italiane. Lungi da essere solo una semplice descrizione storica, lo spettacolo è soprattutto il racconto intimo del lato umano di questo personaggio, che mette in discussione le sue convinzioni, le sue idee e le sue scelte proprio nell’ultima puntata della sua vita.
E ritorna sul palco dell’Ar.Ma, dall’8 al 10 febbraio anche lo spettacolo Rip – Alla fine tutti muoiono, scritto e diretto da Diego Placidi, una commedia nera, grottesca, dalle atmosfere cupe e scure.
Da qualche parte nella madre Austria, un non precisato tempo di “un giorno come questo che nemmeno Gesù Cristo vuole sul calendario”, la vita tradizional condominiale del nucleo popolar reietto verme, l’unità sotto borghese familiar Kovacic e quella dell’emerito signor professor Cazzafuoco, non sarà più governata dall’inevitabile incontro/scontro condivision esistenziale del buon vicinato. La preannunciata catastrofe si rivela in tutto il suo caos. Piuttosto crudo e duro nelle azioni e nel linguaggio, quest’ultimo spesso incomprensibile e “forse” privo di senso.
In questo marasma una sola certezza, l’ovvio finale “Alla fine tutti muoiono”, come anticipa il sotto titolo, il pubblico sarà coinvolto e parte integrante nello svolgimento dello spettacolo.
Il 16 e il 17 febbraio si farà Terapia di coppia, con Nancy Citro e Roberto Tavella e con la collaborazione del dottor Gerry Grasso. In scena due attori e uno psicoterapeuta di coppia che muoverà i loro passi. Una storia d’amore in crisi. Una seduta di psicoterapia le cui domande sono pensate dal pubblico. Prende vita così sul palco una terapia di coppia completamente improvvisata, i cui protagonisti scopriranno sul palco, leggendo i suggerimenti del pubblico, quali sono i loro problemi, gli aneddoti più belli, le emozioni più nitide.
Dal 22 al 24 febbraio ritorna Diego Placidi con Rip – Alla fine tutti muoiono, mentre dall’1 al 3 marzo Luca Avallone e Claudia Spedaliere diretti dal Luca Pennacchioni saranno i protagonisti di Bang. L’uno di fronte all’altro, il respiro affannato, l’adrenalina che scorre. L’attimo in cui tutta la vita ci passa davanti agli occhi, il cuore batte nella gola, siamo della stessa sostanza delle nostre azioni inconsapevolmente plasmati dalle esperienze vissute… tutto scorre nell’attimo prima di premere il grilletto.
Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij, nel libero adattamento di Deborah Massaro, sarà in scena dal 9 al 17 marzo, protagonisti Deborah Massaro e Federico Ancillai.
A Pietroburgo nel 1840 un sognatore, isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, durante una sua passeggiata notturna incontra, sul lungo fiume, una ragazza che risveglia in lui il sentimento dell’amore, tanto che i due si incontrano di nuovo la notte dopo. La storia si svolge in quattro notti, durante le quali i due si aprono l’un l’altra, fino all’amaro epilogo.
E dal 4 al 13 aprile torna il DOIT FESTIVAL, che dal 2019 diversifica la sua proposta presentandosi nel panorama teatrale romano non più solo come un concorso destinato agli spettacoli, ma anche come vetrina di compagnie che hanno gravitato negli anni passati attorno al festival e al bando di drammaturgia L’ARTIGOGOLO, per sottolineare ancora di più il connubio tra la scrittura teatrale e la messinscena.Verrà proposta una selezione tra gli spettacoli più apprezzati del Festival e tra i testi che, vincitori del concorso di scrittura, sono stati messi in scena. La rassegna si concluderà con la consueta cerimonia di premiazione de L’ARTIGOGOLO 2019 e con la presentazione dei testi vincitori della passata edizione, pubblicati all’interno della collana teatrale “Le Nebulose” edita da ChiPiùNeArt S.r.l.s.
La commedia degli equivoci in tre atti Per amor di Gloria è in scena dal 26 al 28 aprile e rappresenta una sorta di “operazione nostalgia”.
Ambientata negli anni 90, quando non c’erano smartphone, ma telefoni fissi (e bollette astronomiche), non c’era internet e si scrivevano ancora lettere d’amore, non esisteva Facebook ma amicizie in carne ed ossa, la commedia ha per protagonisti tre giovani artisti squattrinati. Un attore a caccia perenne di un ruolo importante, un musicista incompreso e un pittore che si ritiene la reincarnazione di Picasso… E poi c’è Gloria, una telereporter tutto pepe che porterà scompiglio nelle loro vite.
Farfalle di Wajdi Mouawad, con Luca Avallone e Diletta Masetti diretti da Emiliano Russo, sarà in scena dal 3 al 5 maggio. Un testo che parla di solitudine, di una sorella, un fratello, un suicido e milioni di farfalle La storia di un ragazzo che prima di morire, racconta dell’incapacità di vivere e della complessità dell’età adolescenziale.
La storia grottesca di un chitarrista impazzito che è convinto di essere Keith Richard sarà in scena il 10 e 11 maggio, con protagonista Massimo Mirani, diretto da Daria Veronese.
Keith! è un monologo popolato da personaggi sopra le righe, inquietanti, ma anche buffi.
Il ricordo, l’atmosfera, l’ambiente dei complessi beat degli anni 60, il miraggio del successo, la liberazione sessuale, la musica e poi l’enigma della morte di Brian Jones, ma soprattutto l’Italia di quegli anni con i suoi “complessi” musicali e non, questi e molti altri gli argomenti trattati.
Dal 24 al 26 maggio è in cartellone un esperimento teatrale che nasce dalla fusione tra letteratura di genere e teatro: Maschere meccaniche. Si tratta di una rassegna in cui verranno presentati alcuni corti teatrali ispirati ai romanzi pulp, alle weird tales all’horror ed alla fantascienza, con uno sguardo particolare verso i sottogeneri cyberpunk e steampunk.
Sympathy for the devil, di Ludovica Ottaviani, che sarà sul palco con Carlotta Guido e Alessandra Izzo, diretti da Andrea Pergolari, sarà in scena dal 31 maggio al 2 giugno
Lu, il Diavolo in persona, stanco e annoiato, decide di scommettere con Dio le anime dei Rolling Stones. Il prescelto della scommessa è Eli, uno psichiatra londinese dalla vita apparentemente perfetta, che Lu è pronto a rovinare. A patto di non toccarlo mai in prima persona, il Diavolo scende sulla terra pronto a vincere la sua scommessa, barattando – dopo una partita a carte – l’anima del turbolento fratello di Eli, Adam, e costringendo “l’uomo serio” che ha scelto a perire sotto i colpi della sua bizzosa volontà. Questo almeno finché non irrompe Zelda, una donna che metterà in crisi le certezze dei due uomini e che dimostrerà di saperne… una più del Diavolo stesso.
Non mancano gli spettacoli per i più piccoli. Anche quest’anno torna il CIRCOLANDO Festival di Clown e dintorni il fortunato format in scena le domeniche mattina, adatto ai più piccoli e non solo. Al via altri nuovi interessanti progetti come le SERATE IN LIBERTA’ un’idea di Mauro Perugini, che annulla formalismi o autoreferenzialità di sorta, per far riscoprire alle persone il piacere di andare a teatro, facendolo percepire per quello che è e dovrebbe essere: un piacevole luogo di incontro, di dialogo, di conoscenza, di divertimento.
“Puri come una bestemmia”, uno spettacolo di canzone teatro sugli “ultimi” con Rossella Seno, Lino Rufo e Yuki Rufo. Le tematiche affrontate sono: l’immigrazione, l’eutanasia, la violenza sulle donne e sui più fragili, il poco rispetto per l’ambiente e la Terra che abitiamo, la disuguaglianza in ogni sua forma, l’indifferenza sviluppata nel corso degli anni verso il prossimo e, peggio, la non accettazione del “diverso”.
Progetto permanente Ariel Saga Movie è una saga post moderna indipendente su tutte le facce dell’amore divisa in diversi generi, tra lungometraggi, spettacoli teatrali e progetti fotografici e multimediali sull’uomo e il sentimento. Ideata dal giovane regista Francesco Olivieri è sempre in costante evoluzione e alla ricerca di giovani talenti emergenti di teatro e cinema.
Una grande novità anche nel settori “corsi e formazione” dell’Ar.Ma Teatro. Da quest’anno lo spazio sarà la sede di Teatron Accademia Professionisti Spettacolo
Il corso è organizzato in lezioni quotidiane dal lunedì al venerdì. La durata del corso è un biennio, con l’aggiunta di un terzo anno integrativo-master (facoltativo).
Dopo il biennio, si consegue l’attestato di diploma. La direzione artistica è affidata a Pino Insegno mentre la direzione didattica a Vito Caporale.
Non mancano altri corsi dedicati a grandi e piccini.
Corso di teatro diretto da Mirella Mazzeranghi; Corso di improvvisazione teatrale diretto da Sara Valerio; Corso di tecniche teatrali a cura dell’Associazione TeatrantiTraTanti; Corso di teatro a cura dell’Ass. Assi del Palcoscenico; Corso di teatro a cura di Diego Placidi; Corso di teatro bambini a cura dell’Ass. Assi del Palcoscenico; Corso di teatro bambini a cura della Compagnia Endaxi; Corso di inglese per bambini da 1 a 11 anni a cura dell’Associazione Nati per le lingue; Laboratorio teatrale per bambini “Il raccontaio” a cura di Deborah Massaro.
AR.MA TEATRO
Via Ruggiero di Lauria 22
STAGIONE TEATRALE 2018/2019