Colloqui in carcere, la protesta del COA Roma: Avvocati costretti a pubblicare il cellulare on line

Colloqui in carcere, la protesta del COA Roma: Avvocati costretti a pubblicare il cellulare on line

Sconcertante disposizione del DAP in materia di colloqui in carcere fra detenuto e difensore, che come noto in periodo di emergenza coronavirus si svolgono in videoconferenza da remoto.

Secondo le ultime, incredibili disposizioni dell’Amministrazione Penitenziaria – spiega il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino Galletti sarà consentito al difensore il video colloquio con lassistito solo qualora lutenza mobile dellavvocato sia stata preventivamente resa reperibile nellalbo on line tenuto dallOrdine di appartenenza; ciò al fine di consentire la corretta identificazione del richiedente e la riferibilità al professionista della chiamata”.

Una decisione che il COA Roma, in una dura nota indirizzata al Ministro Bonafede e ai vertici del DAP, definisce  “del tutto illogica, irrazionale e sproporzionata”.

La questione assume rilievi di forte violazione della privacy del professionista, costretto a pubblicare il numero di cellulare on line, disponibile alla vista di chiunque, oppure a dotarsi di un’altra utenza telefonica allo scopo, ma diventa ancor più una pretesa inutile, odiosa e vessatoria se si pensa che per i familiari dei detenuti nessuna verifica viene effettuata in ordine alla rispondenza del numero di cellulare al parente che ha titolo per il esercitare il diritto al colloquio – conclude Galletti – per cui i difensori subirebbero controlli ancor più stringenti di quelli imposti ai familiari dei detenuti!“, a meno che… non si voglia fare anche un albo on line dove pubblicare i numeri di cellulare dei familiari dei detenuti!!!

Di qui la proposta del COA Roma: ritirare immediatamente la disposizione del DAP e, allo scopo di identificare il difensore nellambito della videochiamata, semplicemente chiedere allinizio del colloquio lesibizione in video, oltre che del volto, anche del tesserino professionale con la foto identificativa, così com’è stato fatto con ottimi risultati dallinizio dellemergenza coronavirus fino adesso.

E per il futuro, l’auspicio in un coinvolgimento diretto degli Ordini professionali in un processo decisionale che altrimenti può portare ad assurdità ed inutili appesantimenti burocratici come questi.

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