Roma, 17 dicembre 2021 – “Viaggio e cultura, viaggio e lingua sono legati e l’italiano di Dante, l’italiano di sempre, è la lingua delle interazioni tra le due rive del Mediterraneo, tra i mondi e le comunità che vi si affacciano. La transizione ecologica è vitale per un paese marittimo come il nostro e questo incontro offre l’occasione per proiettare l’Italia, la sua lingua e la sua cultura su una dimensione nuova che viene dal nostro passato: le relazioni sul mare.” Con queste parole Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, ha introdotto i lavori dell’evento “Dante, il mare e le navi: viaggio verso la transizione ecologica di un paese marittimo” che Confitarma ha organizzato il 16 dicembre, nella Sala Antonio d’Amico, nella sede rinnovata di Palazzo Colonna.
Concludendo il suo intervento il Presidente Riccardi ha citato il XXVI canto dell’Inferno, il Canto di Ulisse, dove il navigatore spiega che il suo ardore per la conoscenza lo ha portato a viaggiare:
“…né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ‘l debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, e delli vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola dalla qual non fui diserto”.Mario Mattioli, Presidente di Confitarma, nell’introdurre gli interventi istituzionali ha affermato: “Confitarma ha voluto fortemente dare vita a un momento di riflessione sulla grande e “ineluttabile” sfida della transizione ecologica che tutti noi – Istituzioni, imprese, lavoratori e naturalmente società civile – siamo chiamati ad affrontare. Un’esigenza che è presente anche nell’opera di Dante che, in particolare, nel famoso sonetto de Le Rime, dice che vorrebbe andare per mare verso lidi lontani con una nave robusta che possa sopportare la tempesta, il cattivo tempo e ogni altro tipo di ostacolo. Dante, fa una valutazione ponderata di tutti i fattori in gioco che, poi, è l’essenza della navigazione: dirigersi verso un porto stabilito tramite la rotta più idonea, conveniente e sicura, oltre che breve e quindi economica. Nel nostro caso il “porto stabilito” è il passaggio cruciale della decarbonizzazione che il trasposto marittimo, insieme a tutti gli altri comparti industriali, è chiamato necessariamente ad affrontare”.
Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, ha affermato: “Condivido la scelta di Confitarma di partire da Dante e quindi dalla cultura, per parlare di transizione ecologica, che è al centro della politica di questo Governo. La transizione ecologica prima si fa nella nostra testa, poi nelle scelte. Dobbiamo quindi affrontare anche la transizione culturale, che ruota intorno al tema dell’innovazione, in cui l’Italia può vantare alcune eccellenze. Ma purtroppo, ci sono ancora diversità di orientamento nel sistema delle imprese. Dobbiamo essere capaci di posizionarci sulla frontiera e non essere follower. Questo significa anche cultura della responsabilità verso le generazioni attuali e verso quelle del futuro. La transizione ecologica richiede interventi rapidi: quest’anno con il PNRR e il Piano Complementare ci siamo occupati di strutture fisiche, nel 2022 ci occuperemo di investimenti immateriali connessi alle strategie geopolitiche del Paese. Confermo non solo l’impegno a rafforzare la capacità di questo Paese marittimo di essere al centro dei traffici internazionali ma anche di svolgere la transizione ecologica nel modo migliore ed essere motore a livello europeo e mondiale”.
Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa, ha affermato che “In un sistema geopolitico sempre più fluido e dinamico caratterizzato da una crescente competizione per l’accesso alle risorse, il mare è sempre più la nuova frontiera dello sviluppo economico, commerciale, energetico, tecnologico e alimentare. Ciò se non attentamente presidiato e regolamentato rischia di compromettere definitivamente l’ambiente marino, già seriamente minacciato da uno sfruttamento intensivo e da una scarsa tutela del suo eco-sistema, fenomeno particolarmente evidente proprio nel Mediterraneo. Questo ha un chiaro ed evidente nesso con la politica [o meglio le politiche] di difesa e sicurezza nazionale, in quanto proprio il dominio marittimo e le attività che qui si svolgono sono una parte consistente di quegli interessi nazionali che la Difesa ha il compito di tutelare. Tutelare il Mare significa tutelare il Pianeta; ciò per la Difesa si traduce nel corollario per cui la tutela dei nostri interessi strategici e della nostra sicurezza, passa per il mare ed in particolare per il Mediterraneo Allargato. Attraverso la collaborazione costruttiva ed aperta che in questi anni si è instaurata tra la Marina Militare e Confitarma, è stato possibile ottimizzare il nostro impegno e garantire il supporto ai marittimi e alle navi italiane ovunque necessario. La complessità dello scenario in cui operiamo richiede un ulteriore sforzo e a tal fine abbiamo avviato l’aggiornamento della nostra “Strategia della Difesa per il Mediterraneo”, per il rafforzamento del ruolo dell’Italia sullo scenario internazionale, valorizzando a pieno le sue capacità di presenza, monitoraggio, allerta tempestiva, intervento, persuasione e penetrazione. Un impegno importante che ci consentirà di tutelare il Mediterraneo e di sottolinearne ulteriormente la rilevanza strategica, quale spazio di importanza vitale sia per la NATO, sia per l’Unione Europea”.
Enrico Credendino, Capo di Stato Maggiore della Marina, ha affermato: “Dante, 700 anni fa aveva capito l’importanza del mare per il nostro Paese, grande importatore di materie prime ed esportatore di manufatti, mentre oggi manca questa consapevolezza. La presenza odierna del Ministro della Difesa e del Ministro dei Trasporti e della Mobilità Sostenibili, due ministri fondamentali per il cluster marittimo nazionale, rappresenta il segno tangibile del fatto che è in corso un’inversione di rotta. Si tratta del riconoscimento del ruolo strategico del mare, soprattutto se vogliamo avere un ruolo geopolitico nello scenario internazionale. In tale ottica, la Difesa è una costola fondamentale del cluster marittimo perché è la componente che consente agli altri attori di operare in piena sicurezza ed anche di tutelare l’ambiente marino. L’Italia deve riprendere il dominio del Mare Nostrum”.
Nicola Carlone, Comandante Generale della Guardia Costiera, ha affermato: “Lo shipping a naviga verso la transizione ecologica ormai da tempo, con gli armatori che sono stati i precursori di questo viaggio. Si pensi alla scelta di utilizzo del GNL come combustibile marino, nonché alla riduzione del tenore di zolfo introdotta a livello mondiale dal 1° gennaio 2020. Alla stessa maniera, anche il Corpo delle Capitanerie di porto ha deciso di investire, per le proprie unità che svolgono servizio costiero e per quelle maggiori d’altura, su una politica green, al passo con l’evoluzione dei combustibili marini e con le sfide globali, per essere pronti a rispondere alle esigenze del settore marittimo e dei cittadini. Anche i porti stanno puntando sulla transizione ecologica, con la necessità di adeguarsi a standard omogenei e rispondenti alle nuove norme, a tutela del principio della concorrenza”.
Moderata da **Ferruccio de Bortoli **si è poi svolta la tavola rotonda, “Gli attori della transizione”.
Lucio Caracciolo, Direttore di Limes, ha affermato “L’Italia è un paese marittimo ma non ne è consapevole. Il dato geopolitico di questi anni è la territorializzazione del mare, lo consideravamo libero ma non è più tale. Il Mediterraneo è conteso da vecchie e nuove potenze e nuovi e vecchi attori come la Cina, la Russia e la Turchia. Non avere coscienza di essere un paese marittimo impedisce di vedere il mare come una risorsa e non come un problema. Purtroppo, non si diventa paese marittimo per decreto: è urgente creare una regia che coordini gli attori scientifici, militari e accademici che si occupano del mare e contestualmente una riforma dei programmi scolastici”.
Giuseppe Giordo, Direttore generale Divisione Navi Militari di Fincantieri, ha affermato: “La transizione energetica è una sfida epocale nella quale Fincantieri intende giocare un ruolo da protagonista attraverso lo sviluppo delle tecnologie abilitanti necessarie alla decarbonizzazione del settore navale. Siamo l’unico costruttore che realizza sia navi passeggeri che unità militari e quindi avremo una posizione privilegiata e un solido vantaggio competitivo per raggiungere la neutralità carbonica delle seconde, anche grazie al continuo trasferimento tecnologico tra i nostri business”.
Vito Grassi, Vicepresidente Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale, ha affermato: “Nella transizione ecologica, l’industria italiana può essere protagonista anche grazie alle opportunità del PNRR volte a valorizzare le capacità innovative delle imprese italiane verso uno sviluppo rispettoso dell’ambiente. Ma l’industria va accompagnata in questo processo. E per arrivare ad una transizione ecologica “giusta” è necessaria prima di tutto una transizione normativa: la giungla burocratica in cui le nostre imprese operano da anni, ne ostacola la partecipazione attiva al progetto di crescita e sviluppo del Paese in chiave sostenibile. “Le misure di sostegno ai processi di ammodernamento del sistema produttivo nell’ottica delle transizioni tecnologiche, ambientale e della riqualificazione del capitale umano saranno cruciali anche per affrontare l’impatto occupazionale. Ed è per questo che la transizione va affiancata con chiare strategie di politica industriale: misure che sostengano investimenti qualificati nazionali ed esteri, perché dobbiamo fare in modo che l’industria italiana preservi ancora a lungo la propria competitività”.
Ugo Salerno, presidente e Amministratore Delegato Rina Spa, ha affermato: “Il dantesco “Fatti non foste a viver come bruti”, se lo interpretiamo nell’ottica della transizione ecologica ed energetica è un incitamento a passare le colonne d’Ercole con la capacità di guardare avanti, oltre le paure. La transizione ecologica è la più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato. Per avere successo bisognerà fare a meno di visioni ideologiche ed essere aperti all’impiego di tutte le tecnologie oggi disponibili e in sviluppo”.
“Sono contento per l’apprezzamento manifestato da tutti sull’idea di questo evento – ha affermato Mario Mattioli al termine dei lavori – È necessario un cambio di passo: dobbiamo diventare più europei e riconoscere l’importanza del fattore tempo quale fattore economico rilevante. Siamo un Paese caratterizzato dalla cosiddetta “cultura del sospetto” che non aiuta nella fase di controllo a migliorare i processi aziendali. Come attori della transizione vogliamo perseguire gli obiettivi ambiziosi posti a livello internazionale. Ma tali obiettivi devono essere raggiungibili altrimenti ci porteranno al disastro. Infatti, la diminuzione delle emissioni di CO2 del 7% e il miglioramento medio dell’efficienza energetica pari al 30% ottenuti in dieci anni, dal 2008 al 2018, non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo di dimezzare le emissioni entro il 2050. Il viaggio verso la transizione ecologica è lungo e complesso, specialmente per un settore dipendente dai combustibili fossili come il nostro. Il traguardo è ben delineato: una flotta italiana sempre più green che continui a rispondere alle istanze di sviluppo, occupazione e sicurezza, in un contesto de-burocratizzato. Una governance unitaria dedicata alle politiche marittime nazionali che valorizzi la “marittimità” dell’Italia e l’importanza della dimensione marittima della sua sicurezza. Sono fiducioso che l’attuale Governo guidato dal Presidente Draghi possa dare impulso a questo nuovo spirito di cambiamento culturale e tecnologico”
Infine, il Presidente di Confitarma ha ricordato le parole di Dante: “Non lasciamo che l’Italia marittima si trovi senza nocchiere nelle grandi tempeste del futuro” ed ha donato due bussole ai ministri Giovannini e Guerini “sia un dono simbolico per condividere una rotta sicura.