Ho sedici anni. Da tre frequento il liceo artistico e scarabocchio fogli per ammazzare la noia.
Non m’interessa il disegno, detesto le tele ruvide, la carta pallida e trovo che i pastelli a olio puzzino di casalinghe grasse. Ho scelto questa scuola per avvicinarmi al mondo del cinema. Una strada lunga, certo. Ma purtroppo l’unica che posso percorrere. Almeno qui è concesso per statuto l’uso della creatività, il ricorso alla fantasia, e io mi sento legittimata a sognare il mio volto accanto a quello di Clooney.
Lo so, ho un indubbio talento per la recitazione. Da sempre accumulo smorfie che seducono, bugie che convincono. Indosso una faccia diversa per ogni occasione, possiedo un guardaroba di espressioni inimitabili. Le amiche ci provano, a prendermi le misure del sorriso, la taglia di qualcosa che fugge alle tacche e non si lascia contare. I ragazzi mi guardano e vedono l’operazione algebrica che rovinerà la loro media in pagella. Nessuno conosce la matematica della mia fisionomia.
Anche il corpo risulta impossibile. La discesa ripida del ventre, le curve a gomito dei fianchi. Un saliscendi così perfetto da impedire tratti calpestabili. Gli uomini mi fissano snervati, in cerca di un accesso che non si trova. Le donne fanno lo stesso ma da più lontano. Vogliono evitare la messa a fuoco delle imperfezioni, la gigantografia delle brutture. Ho il potere di esaltare i difetti altrui.
Il libro
Nella Milano dei giardini verticali e della rinascita urbana, si muove Bianca, sedici anni, papà camionista e mamma casalinga, studentessa all’Artistico, viso da diva anni Quaranta e unghie laccate di blu, quattro stelline bianche su ciascuna.
Della vita sa due cose.
Sa che non vuole diventare come sua madre, precocemente sfiorita in un sonnambulismo dei sentimenti e delle velleità, asservita ai bisogni di marito e figlio maschio, ma cieca davanti ai bagliori di speranza negli occhi della sua ex bambina.
Sa che vuole diventare una star del cinema, oggetto di invidie femminili e di sogni maschili. E per farlo, è pronta ad ascoltare la più nera parte del cuore. Mentire, manipolare, sedurre. Uccidere.
Per lei il corpo è un’arma letale, strumento di affermazione, di riconoscimento. Un corpo-arma per non morire anonima.
Dove il linguaggio della cronaca e i sociologismi sul disagio giovanile non possono arrivare, Bianca da morire __scava fino a toccare il grumo autentico di desideri e solitudine che partorisce azioni scioccanti.
Bianca è l’incarnazione terribile delle nostre ambizioni frustrate, delle nostre paure infantili che non ci lasciano mai.
Bianca è un Paese intero, che ha in Milano il suo specchio più illusorio.
Bianca siamo noi.
«Bianca assume su di sé la malvagità, è l’opposto di una santa, eppure forse sfiora il martirio. Di certo, la poesia.» Laura Bosio
Foto Mearini
L’autrice
Elena Mearini è nata nel 1978 e vive a Milano. Si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica. Nel 2009 esce il suo primo romanzo 360 gradi di rabbia, edito da Excelsior 1881, nel 2011 pubblica per Perdisa pop il romanzo Undicesimo comandamento. A gennaio 2015 pubblica il romanzo A testa in giù (Morellini editore). Firma due raccolte di poesie: Dilemma di una bottiglia (Forme Libere editore) e Per silenzio e voce (Marco Saya editore).
Premi e riconoscimenti
2011- Premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti” per il romanzo 360 gradi di Rabbia, nell’ambito della rassegna “Umbria Libri”.
2012- Premio Speciale UNICAM – Università di Camerino, per il romanzo Undicesimo comandamento, terzo classificato al Concorso Nazionale di Narrativa “Maria Teresa di Lascia”.
2012- Premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti” per il romanzo Undicesimo Comandamento, nell’ambito della rassegna “Umbria Libri”.