Il 14 maggio 1948 Israele venne proclamato Stato indipendente: a 70 anni da quella data così importante per le sorti del Medio Oriente, Edizioni Terra Santa presenta la terza edizione di Latte miele e falafel. Le mille tribù dello Stato d’Israele di Elisa Pinna, giornalista e scrittrice, che per l’Agenzia ANSA è stata inviata in Medio Oriente. Questo volume, uscito per la prima volta nel 2013, è completamente aggiornato nella nuova edizione e presenta alcuni nuovi capitoli, oltre al prologo che si focalizza su due figure, entrambi primi ministri, che troviamo agli estremi temporali di questi 70 anni di Israele: Ben Gurion, l’uomo dell’indipendenza, delle scelte coraggiose, univoche, ispiratrici della coesione, e Benjamin Netanyahu, il politico dei tatticismi e dei guai giudiziari, che non ha saputo – a giudizio dei più – indicare prospettive di lungo periodo per una società sempre più divisa. Ad arricchire questa nuova edizione è il saggio conclusivo di Bruno Segre, uno dei maggiori intellettuali ebrei italiani che, a conclusione del libro, non si ferma di fronte ad alcun tabù della storia ebraica e delle vicende recenti. Anzi, ripercorre con lucidità il tradimento del progetto sionista delle origini, oggi trasformato – scrive Segre – nel contenitore di un «nazionalismo scriteriato, razzista e antidemocratico», foriero di un futuro pieno di incertezze e possibili tragedie. Quando Israele divenne Stato sovrano, contava poco più di 700 mila immigrati ebrei: da allora è divenuto meta di un’aliyah (ascesa) di altri tre milioni di ebrei provenienti da tutto il mondo. Israele, visto da lontano, appare come un Paese monolitico. È invece un mosaico di culture e di sentimenti, di passato e futuro, di Occidente e di Levante, di fanatismi e laicità, di grandi tradizioni religiose, di comunità rimaste ai margini della storia, di schegge impazzite. Drusi, musulmani, abitanti di colonie e di kibbutz, beduini, «laici» di Tel Aviv, cristiani, samaritani: componenti diverse di un unico Stato, piccolo eppure estremamente variegato.
L’autrice spiega nella premessa che questo è «un libro di viaggio, di scoperta, quasi una guida tra le tante “tribù” della società israeliana, all’interno dei confini fissati dall’armistizio del 1949. Ne esco solo per fare visita ai coloni, oltre la Linea verde, ai drusi del Golan, ai samaritani del Monte Gerizim sopra Nablus». Una complessità che è tale anche nella data da festeggiare: «La nascita di Israele avvenne il 14 maggio 1948, in base al calendario occidentale. Per gli ebrei fu il 5 di Iyar dell’anno 5708 del loro calendario lunisolare, calcolato sia sulle fasi della luna che del sole. Così, in una delle tante bizzarrie del Medio Oriente, la data dei festeggiamenti in Israele si sposta anche di diverse settimane in avanti o indietro in Israele, mentre in tutto il resto del mondo la dichiarazione di indipendenza dello Stato ebraico rimane ferma al 14 maggio. I 70 anni cadono per gli israeliani tra il 18 e il 19 aprile 2018». Una complessità da scoprire attraverso questo libro che aiuta con agile linguaggio giornalistico a scoprire le tante sfaccettature del Paese. Un Paese fondato e cresciuto sull’immigrazione, destinato a subire profonde trasformazioni, secondo il capo dello Stato, Reuven Rivlin: «L’immagine di un Israele dove tutti sedevano in circolo attorno al fuoco, condividendo passioni e valori, non esiste più», dice Rivlin. Un nuovo ordine si sta affermando e che «rischia di cambiare per sempre la nostra identità». Fino agli anni Novanta vi era nella società israeliana una maggioranza chiara, «sionista e secolare», con tre piccole minoranze. Ora non è più così. Nelle iscrizioni al primo anno della scuola dell’obbligo, i secolari sono il 38%, i religiosi nazionalisti (ovvero i coloni che sognano di tornare al Regno di Israele) il 15%, gli arabi israeliani il 25% e gli haredim (gli ultraortodossi ebrei che aspettano il Messia e non riconoscono la legittimità dello Stato di Israele) il 23%. «Sono quattro tribù che stanno diventando equivalenti e che vivono una accanto all’altra», dice il presidente. «I loro bambini frequentano scuole diverse e saranno educati a una concezione totalmente differente dei valori di base e del carattere dello Stato ebraico». «Ugualmente ogni tribù ha le sue proprie piattaforme mediatiche, i propri giornali e guarda i propri canali televisivi». O non li guarda per niente, come gli ultrareligiosi ebrei».
L’AUTRICE
Elisa Pinna, giornalista e scrittrice, lavora per l’Agenzia ANSA, dove ha svolto i ruoli di quirinalista, vaticanista, inviata per il Mediterraneo e il Medio Oriente. Nel 2016 è stata corrispondente da Teheran. Tra i suoi libri: Il tramonto del cristianesimo in Palestina (2005), Il viaggio di Paolo. Dialogo tra un sacerdote e una giornalista (2012), Padri Nostri. I retroscena delle dimissioni di Ratzinger (2013); per Edizioni Terra Santa è inoltre tra gli autori di Iran. Guida storico-archeologica (2017). Collabora con diverse riviste, tra cui Terrasanta e Terrasanta.net. È sposata e ha due figlie.
Latte miele e falafel. Le mille tribù dello Stato d’Israele
(3a edizione aggiornata)
Edizioni Terra Santa Milano 2018
Pagine 280
€ 16,00