Mercoledì 13 e giovedì 14 marzo 2024, ore 21.00
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
Produzione Teatro Segreto
presenta
Mammoletta
di Federica Tuzi e Serafino Iorli
con
Serafino Iorli
Regia
Mariano Lamberti
Collaborazione ai testi Federica Tuzi, Fabrizio Bianchi
Montaggio video Giorgia Lolli
Musiche Ugo Malatacca, Francesca Bianchi
Costumi Daniela Guastini
Grafica Gianluca Manna
Tutti lo chiamano Mammoletta: la storia di un bambino che alle macchinine preferiva le bambole
Due giorni per ridere, prendersi in giro e ricordare. I giochi d’infanzia, la rabbia, le paure e le tragicomiche follie che hanno tenuto per mano Serafino Iorli saranno raccontate nel nuovo spettacolo dal titolo “Mammoletta”, scritto insieme all’autrice Federica Tuzi, per la regia di Mariano Lamberti, prodotto da Teatro Segreto, sul palco dell’OFF/OFF Theatre, nelle serate di mercoledì 13 e giovedì 14 marzo. Il boom economico degli anni ’60 e quel figlio maschio, che di nascosto gioca con le bambole preferendole alle macchinine. Il cortocircuito tra una madre impotente, un padre padrone e un figlio che si invaghisce dei suoi compagni di scuola.
NOTE DI SERAFINO IORLI
Plinio, mio padre ha vissuto la miseria, il fascismo, la guerra, ma risparmiando su tutto e privandosi di qualsiasi fonte di gioia, riesce a mettere su famiglia e a comprare una macchina per andare al mare, una televisione, elettrodomestici, tutto ciò che il boom economico degli anni 60 promette agli italiani. La sua mentalità però è rimasta fascista: tratta sua moglie come una pezza da piedi, chiama negri i filippini che si cominciano a vedere per strada e non perde occasione per insultare Serafino, il figlio maschio di cui avrebbe dovuto essere orgoglioso ma che gioca di nascosto con le bambole e si invaghisce dei compagni di scuola. La madre di Serafino è impotente: stretta fra un marito padrone e un figlio che va in giro vestito da femmina, si chiude nella sua depressione e sviluppa l’Alzheimer. Adesso non deve più ricordare né prendere posizione né rimuginare sul da farsi: Serafino la accudisce come una bambola, proprio come faceva da piccolo, e Plinio vede in questa relazione di cura l’espressione della malattia del figlio: “solo una mammola si occupa così di una mamma!”. Tra ricordi d’infanzia, rabbia, paure e tragicomiche follie, arriva il momento della resa dei conti: la madre di Serafino muore e a lui non resta che prendere una decisione: abbandonare Plinio il vecchio alla sua solitudine o continuare a fare la mammola e prendersi cura anche di lui? … Dopo “Un bacio senza nome”, in cui Serafino Iorli ripercorreva la storia del movimento lgbtq+ in Italia, ecco la storia di un’altra Italia, quella che non si è mai voluta evolvere.