«L’invenzione del cinematografo è legata al nome di due fratelli: Auguste e Louis Lumière. Da allora, nella storia del cinema, sono stati tanti i fratelli che, in collaborazione o in competizione, si sono dedicati a questo mestiere. Il cinema, si sa, è una malattia contagiosa che si diffonde spesso all’interno delle famiglie. I mestieri del cinema sono tanti e, in certi settori, si sono formate nel tempo vere e proprie dinastie di artigiani e professionisti. Questo aspetto, che caratterizza in maniera particolare il cinema italiano, rimasto, sostanzialmente, un cinema artigianale, è al centro della presente rassegna con cui ci si propone di mettere a confronto opere legate ai nomi di fratelli o sorelle, per comprendere meglio il peso che i rapporti umani, personali e familiari, hanno avuto nello sviluppo e nella qualità del nostro cinema» (Amedeo Fago).
Gli appuntamenti di questo mese sono dedicati alle sorelle Comencini, Cristina e Francesca, e ai fratelli Bertolucci, Bernardo e Giuseppe.
Rassegna a cura di Amedeo Fago
martedì 25 novembre
ore 17.00 A casa nostra di Francesca Comencini (2006, 101’)
Vari personaggi ci vengono mostrati raccontando il loro rapporto con il denaro e gli scambi che, più o meno consapevolmente, hanno tra di loro. Ugo è un affermato commercialista che si arricchisce riciclando denaro proveniente da attività illecite. Su di lui indaga Rita, una giovane comandante della Guardia di Finanza. E poi, come in un gioco di specchi, una modella, un uomo politico, una prostituta ucraina, una coppia di pensionati e, infine, un benzinaio. Le loro storie contribuiscono a farci riflettere sulla nostra realtà attuale. «Un film severo, triste, ma anche vigoroso» (D’Agostini).
ore 19.00 Lo spazio bianco di Francesca Comencini (2008, 100’)
Maria è in attesa che sua figlia esca dall’incubatrice. Deve pazientare tre mesi. Ma Maria non sa aspettare. Abituata a decidere con piena autonomia della propria vita, si costringe in un’apnea che esclude il mondo esterno, chiusa nello spazio bianco dell’attesa. Ma questo sforzo di isolamento finisce col consumarla. « 6° film, e il più riuscito, di una regista che dal 1995 ha diretto anche 6 documentari. […]. Prende, emoziona, inquieta, sconcerta e fa aspettare anche lo spettatore. È realistico ma anche visionario e corre via, leggero, storia di una solitudine che si apre agli altri. La Buy non è solo di una bravura interpretativa superiore a ogni elogio. Deve anche esserci stato, tra lei e la regista, un lavoro di fertile collaborazione che sfiora la simbiosi» (Morandini).
ore 21.00 incontro con Francesca e Cristina Comencini
moderato da Amedeo Fago
a seguire Quando la notte di Cristina Comencini (2011, 108’)
«Quando scrivo un libro non penso che sarà mai un film, è solo un romanzo. Uno degli aspetti che più mi preoccupava per la trasposizione cinematografica di Quando la notte era lo stile a monologhi interiori del libro: è la storia di un uomo e una donna che non si conoscono e, per capire chi è l’altro, si ascoltano e si pensano. Questo ovviamente al cinema non poteva essere fatto. Con Doriana Leondeff abbiamo paradossalmente ridato l’interiorità del libro con uno stile totalmente oggettivo. Abbiamo usato quello che il cinema può offrire al meglio e cioè la possibilità di restituire il silenzio, gli sguardi o il lento e reciproco osservarsi e desiderarsi. Un altro aspetto che il film ha permesso di potenziare è la montagna: la forza, la roccia, il freddo, il ghiaccio» (C. Comencini).
mercoledì 26 novembre
ore 16.30 La luna di Bernardo Bertolucci (1979, 142’)
Il figlio di un soprano di successo vive una profonda crisi adolescenziale, con conseguente uso di droghe, che l’amore della madre, spinto agli eccessi, non può a colmare. Film chiave nella filmografia di Bertolucci che fa i conti definitivamente con la figura paterna. «Il primo ricordo di mia madre – avevo sui due anni – riguarda me seduto dentro un cestino sulla sua bicicletta e la guardo. […] E improvvisamente vidi la luna nel cielo della sera. E c’era una confusione nella mia mente fra l’immagine della luna e quella del volto di mia madre» (Bertolucci).
ore 19.00 Amori in corso di Giuseppe Bertolucci (1989, 82’)
«Due studentesse si ritirano in campagna a preparare un esame. Invece di un amico che si contendono, arriva una ragazza molto diversa da loro. Girata in Val Pessola (Appennino emiliano-ligure), è una commedia tenera, gaia e leggera con sottofondi gravi e improvvisi trasalimenti del cuore. Un film farfalla sotto il segno della grazia» (Morandini). Con Amanda Sandrelli, Stella Vordemann e Francesca Prandi.
ore 21.00 incontro con Lucilla Albano
moderato da Amedeo Fago
a seguire Io e te di Bernardo Bertolucci (2012, 97’)
«Concentrando il suo sesto film “romano” quasi tutto nello spazio claustrofobico, spazialmente ma mentalmente infinito, di questa cantina, grande come un atelier dark, e nel “duetto per cannibali” tra Lorenzo e Olivia, quoziente di difficoltà altissimo e demodé, degno di C.T. Dreyer e di Tva Manniskor (Due esseri), 1945, o di Joseph Mankiewicz di Gli insospettabili (1972), Bertolucci ha dovuto prima di tutto operare chirurgicamente sul romanzo Io e te, aiutato dallo stesso autore, Niccolò Ammaniti, […] da Francesca Marciano e Umberto Contarello. Lo ha sforbiciato di inizio e di fine, perché l’happy end nel cinema non è mai “end”, ma è sempre in qualche modo “happy”, e qui perfino “hippy”, una felice idea o trovata; ne ha microvariato i dettagli perché memoria di lettura e memoria di lettura visiva non combaciano; e ha aggiunto alcuni personaggi o situazioni, sia per problemi ritmici che di sostanza» (R. Silvestri).
giovedì 27 novembre
Bruno Pupparo: 5 anni dopo
«Cinque anni fa Bruno Pupparo ci lasciava. La sua uscita di scena fu inattesa, incomprensibile, sconvolgente, per chiunque avesse avuto il privilegio di conoscerlo. Sembrava inconcepibile che quell’uomo grande, piantato, quel corpulento bambino coi capelli bianchi, gentile e sensibile – ma anche focoso e capace di risentite rigidità –, fosse scomparso così, nel nulla, da un momento all’altro. Venivano negate le regole della fisica, e quelle dei sentimenti in primo luogo, perché l’irruzione fulminea di quel vuoto rubò a tutti la possibilità di un saluto, di una carezza, di un gesto. C’è una breve lirica di Vivan Lamarque che, trasposta al maschile, dice: «L’ultima volta che lo vide non sapeva che era l’ultima volta che lo vedeva. Perché? Perché queste cose non si sanno mai. Allora non fu gentile quell’ultima volta? Sì, ma non a sufficienza per l’eternità». Ecco, è da questo debito con Bruno che nasce l’omaggio di stasera» (Sergio Bassetti).
ore 17.00 Vesna va veloce di Carlo Mazzacurati (1996, 92’)
«L’idea che volevo cercare di raccontare era come avrebbe visto l’Italia una persona che non ne conosce la cartina geografica. […] E ho voluto anche, all’inizio, tenere dentro un po’ di Est, per dire “veniamo da laggiù”» (Mazzacurati). «Quinto lungometraggio di Carlo Mazzacurati, e il terzo dedicato a un viaggio e a incontri tra est e ovest […], è però il primo a essere tutto al femminile. Tutto visto attraverso gli occhi azzurri di Vesna, e perciò misterioso e attraente anche quando a noi potrebbe sembrare squallido; tutto sospeso, accorato, malinconicamente crepuscolare» (Martini).
ore 19.00 Il posto dell’anima di Riccardo Milani (2002, 107’)
«Il cinema italiano torna in fabbrica, da sempre raramente frequentata. In Abruzzo uno stabilimento della multinazionale nordamericana Carair, produttrice di pneumatici, ha deciso di chiudere. Gli operai non si arrendono e si organizzano. […] Scritto con Domenico Starnone, è il 3° lungometraggio del romano R. Milani: non sempre misurato nell’enfasi […], ma anche scrupoloso nel descrivere una realtà complessa, racconta con stoica amarezza e schiettezza pudica la classe operaia e le sue contraddizioni in bilico tra passato e futuro, tra impegno civile e sentimenti privati, tra il Nord e il Sud del mondo. Il merito è anche della direzione degli attori» (Morandini).
ore 21.00 Incontro con Sergio Bassetti
a seguire Bianco e nero di Cristina Comencini (2008, 104’)
Carlo ed Elisa vivono a Roma, formano una splendida coppia, hanno una bambina che adorano e con gli anni si sono costruiti un equilibrio invidiabile. Un giorno, però, quando Carlo conosce Nadine, una donna di colore bella ed elegante sposata con Bertrand, un collega di Elena, la loro vita di coppia subisce un cambiamento che non li farà più tornare indietro… « Da persona seria la Comencini non pretende di dare risposte, si limita a imbastire le contraddizioni del cuore e della società con divertimento e finezza senza perdere di vista le implicazioni amare. In un cast indovinato, con belle partecipazioni di Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, spicca l’interpretazione interiorizzata di Fabio Volo» (Levantesi).
Ingresso gratuito
venerdì 28 novembre
La Roma di Moravia
«Roma per tutta la vita (nonostante i numerosi viaggi fatti in età adulta) sarà il suo quartier generale naturale, la sua città, una città però non vissuta in maniera superficiale ma come habitat ideale alla ricerca di un Dio, di un senso, del proprio io, attraverso le sue peregrinazioni quotidiane. […] Moravia è un figlio immerso nella realtà delle piazze, delle strade, romano tra i romani, è capace di cogliere la sua città intimamente, profondamente, e perciò di coglierne i vari aspetti: dal vissuto asfittico, amorale, della borghesia, ad una maggiore vitalità, ugualmente corrotta ma più sana nelle intenzioni, delle classi popolari» (Maria Grazia Di Mario).
ore 17.00 La noia di Damiano Damiani (1963, 118’)
«Dino, pittore romano egoista e incapace di comunicare col prossimo, ha un ambiguo rapporto di dipendenza con la ricca madre americana. Allaccia una relazione con Cecilia, ragazza dall’oscuro passato, a scopo di mero intrattenimento sessuale. Quando comincia a sospettare che lo tradisca ne diventa sempre più succubo» (Morandini). Secondo Kezich «il film è rispettoso degli eventi narrati nel libro, tranne per un eccesso di ottimismo nel finale», mentre per Pestelli «il film resta autenticamente moraviano», anche se il male del protagonista, nel passaggio dal romanzo al film, «perde il lustro filosofico». Con Horst Buchholz, Catherine Spaak, Bette Davis.
ore 19.00 La romana di Luigi Zampa (1954, 91’)
Nella Roma fascista si svolge la storia di Adriana, giovane e bella, che per assecondare le ambizioni della madre si ritrova tra le braccia di un pittore che avrebbe dovuto garantirle la gloria. Delusa e turbata si invaghisce di un autista che, nonostante le promesse di matrimonio, scopre essere in realtà sposato e padre di tre figli. Avviata alla prostituzione, viene salvata da Mino, un giovane partigiano che pare darle la felicità. Tratto da un romanzo di Alberto Moravia, il film si avvale di una delle migliori prestazioni di Gina Lollobrigida e soprattutto della accurata ricostruzione di interni ed esterni d’epoca a cura di Flavio Mogherini.
ore 20.45 incontro con Gianna Cimino, Maria Grazia Di Mario,
Angelo Favaro, Citto Maselli, Antonella Perconte Licatese
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Maria Grazia Di Mario
La Roma di Moravia tra narrativa e cinema (Aracne editrice, 2013)
a seguire Gli indifferenti di Francesco Maselli (1964, 115’)
«Anche quelli che non apprezzano Moravia riconoscono che nel 1929, quando si impose con Gli indifferenti, egli scrisse il suo romanzo più valido e, per quei tempi, più nuovo. Gli schemi narrativi, infatti, li aveva presi dalla vecchia letteratura – la famiglia in sfacelo, la madre anziana con l’amante ricco, il figlio orgoglioso e dolente, la figlia che, quasi per convenienza, sposa l’amante della madre – ma li aveva rivestiti di un clima esistenzialistico ante litteram, di un senso di impotenza di fronte al marcio della vita, di una nauseata indifferenza di fronte al crollo di tutti gli antichi valori, e questo aveva conferito loro una innegabile modernità, trasformando, oltre a tutto, ogni personaggio nel ritratto preciso di un’epoca e di una società. […]
Maselli, convinto nell’universalità dei temi del romanzo e credendo che potessero essere trattati anche al di fuori dell’epoca in cui erano sorti, ha volutamente sfocato attorno ad essi la cornice degli Anni Trenta (pur accettandone fogge e costumi) e ha guardato a quei personaggi, quasi sempre in primo piano, come se fossero di oggi, con angustie, nausee, angosce, noie, facilmente riferibili a quelle di cui soffrono i contemporanei; senza accorgersi, invece, che quelle sofferenze non solo erano tipiche di quegli anni, ma che il modo con cui Moravia le aveva espresse era preso in prestito dalla vecchia letteratura» (Rondi). Con Claudia Cardinale, Rod Steiger, Shelley Winters, Tomas Milian, Paulette Goddard.
Ingresso gratuito
29-30 novembre
Cinemafrica in Cineteca: noi, domani. Per un cinema della convivenza
Dopo i due grandi appuntamenti di “Nuovi italiani, da migranti a cittadini” e “L’Africa in Italia”, torniamo a occuparci di cinema italiano e migrazione, anche se forse è il giunto il momento di parlare più correttamente di cinema della convivenza, visto che, nel cinema come nella società italiane, cittadini italiani e cittadini di origine straniera convivono in realtà da decenni, in maniera più o meno visibile, più o meno rimossa. L’Italia è un paese profondamente mutato negli ultimi trent’anni: è divenuto, e ha scoperto di essere divenuto, un paese di immigrazione e un paese di “seconde generazioni”, di “nuovi italiani”, di “nuovi cittadini”. In questo nuovo viaggio nel cinema italiano, ci muoviamo dal 2004, anno del poco noto Sotto il sole nero per arrivare al 2011/2012 di grandi rivelazioni come Io sono Li e Italian Movies, passando dalla riuscita sperimentazione dall’invisibile italiano Et in terra Pax, con Germano Gentile, attore black italian diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Un’occasione per (ri)vedere anche operazioni interessanti come quella di Ricky Tognazzi, che mescola un cast internazionale (gli italiani Alessandro Gassmann e Leo Gullotta, l’egiziano Amr Waked, l’attrice e regista libanese Nadine Labaki) ed esordi convincenti e riusciti come quello di Paola Randi nel suo Paradiso abusivo e meticcio sui tetti di Napoli.
Rassegna a cura di Maria Coletti
sabato 29 novembre
ore 17.00 Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi (2010, 113’)
Diego, funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia, è padre di un bambino che ha un grave handicap. Questa sua condizione lo porterà a stringere una forte amicizia con Walid, un elegante e misterioso uomo mediorientale che, come lui, ha un figlio malato. «Due padri, il romano Gassman e il siriano Amir Waked, uniti dal dolore di figli disabili, sono i motori di un thriller (dal libro di De Cataldo) dove tutto è improbabile ma nel film di Tognazzi lo scarto di surreale non sempre riempie i tasselli di emozioni, pensieri in libertà emotiva vigilata. Recitata bene anche da Ksenia Rappaport, la Labaki (regista di Caramel) e Gullotta, la storia ha tre anime, coscienza alla Graham Greene, quella di Hitchcock che sapeva troppo e infine un sospetto kafkiano» (Porro).
ore 19.00 Et in terra pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini (2010, 89’)
«Non è un film sul disagio della periferia romana, o per lo meno lo è solo in parte. Abbiamo scelto di soffermarci sulla psicologia dei personaggi più che sul degrado, sulla disperata ricerca di una direzione da seguire più che sulle ragioni sociali dell’emarginazione. La borgata è il teatro di vicende in cui divengono lampanti da una parte le contraddizioni dell’essere umano e, dall’altra, i rabbiosi istinti di sopravvivenza e la volontà di riscatto. Nel tratteggiare questa storia abbiamo evitato di esporre giudizi o critiche: risulterebbero quanto mai inutili. Abbiamo cercato invece di rappresentare una parte di questa realtà ora mescolando semplici fatti di cronaca, ora dando un valore quasi sacro alle gesta di individui comuni» (Botrugno, Coluccini).
ore 21.00 Io sono Li di Andrea Segre (2011, 96’)
«Cambiare Paese è anche sperimentare letteralmente questo spaesamento, fare esperienza di morte e (forse) rinascita, è la quotidianità purgatoriale – in certi momenti infernale – del viaggio: andare concretamente al di là (ma il bar dove la donna serve si chiama Paradiso…). E Segre, già abituato a documentare questo trapasso nella sua attività di film maker, qui riesce a non ridurre il dramma alla mera cronaca, a trascendere una denuncia per quanto necessaria del reale, e con sensibilità misurata e visione personale – di cui la par condicio dialettica (veneto e cinese come lingue ugualmente straniere) è soltanto un indizio rivelatore – descrive la potenza incandescente dell’incontro, la forza scandalosa dello sguardo, la poesia come materia che arde. […] Come fiamme nell’acqua, persistenti e labili, trascinate da derive inattese, gli uomini e le donne che si salvano reciprocamente con il candore della parola e lo scandalo dell’amore offrono un esempio assoluto di resistenza alla grettezza della società» (Matteo Columbo).
domenica 30 novembre
ore 17.00 Sotto il sole nero di Enrico Verra (2004, 93’)
«L’idea del film è nata anni quando ho girato tra via Nizza e piazza Madama Cristina il corto Benvenuti in San Salvario. In questa zona trovai infatti una miniera di storie, grandi tragedie e piccole commedie, meritevoli di esser portate sullo schermo: Sotto il sole nero è un collage di questi racconti, che si intrecciano nell’ora e mezza di immagini. […] Detesto il razzismo e il facile buonismo, questo film non intende dare messaggi. L’obiettivo principale del mio lavoro è filmare le situazioni, senza giudicarle, in quanto tocca allo spettatore dare un giudizio su ciò che vede. Per me fare cinema significa mostrare i fatti e lasciare al pubblico il compito di giudicarli. Il mio scrupolo è stato di avere uno sguardo il più possibile onesto su ciò che inquadravo» (Verra).
ore 19.00 Into Paradiso di Paola Randi (2010, 104’)
«Che cosa ci fanno insieme uno scienziato che ha appena perso il lavoro, un ex-campione di cricket venuto dallo Sri Lanka a Napoli per fare il badante, un politico colluso e corrotto, più un imprecisato numero di killer della camorra in cerca di una pistola che scotta? Semplice: danno vita alla commedia più insolita, strampalata e sofisticata vista da molto tempo in qua nel nostro cinema: Into Paradiso dell’esordiente Paola Randi, 40enne milanese che viene da pittura, teatro e videoarte. Insolita per l’ambientazione […]. Strampalata perché cala situazioni classiche […] in mondi di grande esuberanza espressiva […]. Sofisticata perché su questo impianto non inedito innesta un gusto delle psicologie, dell’ambientazione, dei dettagli, ovvero una quantità di idee visive e di racconto, forse unica per il nostro cinema» (Ferzetti).
ore 21.00 Italian Movies di Matteo Pellegrini (2012, 99’)
«Matteo Pellegrini […] di doti ne ha messe in campo parecchie in questo Italian movies, commedia sì ma interculturale e transnazionale, che gioca il gioco delle differenze non solo con rispetto (e già questo in Italia è merce rara…), ma anche con gusto, intelligenza, sensibilità. […] Il cinema allora come momento di riscatto di una gioventù transnazionale, nomadica, marginale, con mille storie di sofferenza e speranza che cercano solo uno scatto? Ma sì, Italian movies racconta anche del potere virale delle immagini nel XXI secolo, di come davanti a una videocamera ci si possa reinventare, in un rito di autorappresentazione che è ludico e catartico, mistificatorio e liberatorio insieme» (De Franceschi).
Cinema Trevi – vicolo del puttarello, 25 – Roma (ingresso 4 euro rid. 3 euro)
Susanna Zirizzotti
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