Il 20 marzo 2019 – ‘Giornata internazionale della felicità’
La felicità? La fanno le relazioni di qualità.
A Udine si parlerà di come costruirle
Una straordinaria ricerca di Harvard, durata 75 anni, le ha identificate come determinanti. Nel capoluogo friulano se ne parlerà durante il convegno ‘Uscire dalla Solitudine. Costruire relazioni’
UDINE – Le relazioni di qualità. Sarebbero proprio ‘loro’ a renderci felici secondo un importante studio dell’Università di Harvard. E proprio di come ‘Uscire dalla Solitudine. Costruire relazioni’ si parlerà a Udine dal 3 al 7 luglio 2019 in occasione del congresso internazionale di IFOTES, realizzato dalle associazioni ARTESS e IFOTES, con il sostegno di Comune, Progetto OMS Città Sane, Università di Udine e Regione FVG (sono attesi oltre 900 partecipanti da tutto il mondo per 5 giorni di lavori sul tema).
LA GIORNATA INTERNAZIONALE – Fiumi di parole sono state spese per descrivere la felicità. Otto lettere dal significato per molti oscuro, per altri immenso. C’è chi ritiene non sia tangibile, ma che si tratti di un solo istante. In tempi recenti (nel 2012) l’Onu, considerandola «uno scopo fondamentale dell’umanità» ha istituito la ‘Giornata internazionale della felicità’, che si celebra il 20 marzo. «Questa è una definizione illuministica della società», ha commentato Anselmo Paolone, docente di Pedagogia generale e sociale all’Università di Udine e relatore del convegno internazionale in programma nel capoluogo friulano. «Questo concetto è presente per esempio nella Costituzione americana. Non è però comune a tutte le culture».
MA QUINDI, CHE COS’E’ LA FELICITÁ? «È un concetto definibile sulla base delle convinzioni filosofiche e dei valori che ciascuno ha. Quindi – ha sottolineato Paolone -cambia col cambiare delle culture. In quella occidentale, una possibile definizione è quella legata al concetto di individuo moralmente autonomo, realizzato nel momento in cui è riuscito a impostare la propria vita, il proprio sviluppo, nei termini di una consonanza con la propria vocazione e i propri desideri profondi».
HARVARD – E proprio la felicità è stata oggetto di una straordinaria ricerca dell’Università di Harvard che, per 75 anni, ha osservato, interrogato e analizzato 724 persone (e continua a farlo attraverso le vite di figli e nipoti di quei primi uomini). Lo psichiatra Robert Waldinger, attuale (quarto in ordine di tempo) direttore della ricerca, in occasione di un suo discorso a un evento TedX ha spiegato come al contrario di quanto crede una buona percentuale della Generazione Y, che identifica la felicità con fama e denaro, la vera felicità trova le sue fondamenta nelle buone relazioni, relazioni di qualità: «Le connessioni sociali ci fanno molto bene», mentre «la solitudine ci uccide», ha spiegato
Waldinger che proseguendo ha sottolineato come «l’esperienza della solitudine risulta essere tossica».
SOLITUDINE E FELICITA’ – «C’è chi poi, per scelta, cerca la felicità nella solitudine», ha ricordato il professor Paolone. Benché si tratti di casi meno frequenti: «Qualcuno cerca la felicità nella spiritualità o nella meditazione quindi le due cose non sono necessariamente in contraddizione». Importante quindi considerare «che non tutte le persone sono uguali» e che talvolta, quando è sana e ricercata volontariamente da un individuo, «la solitudine può essere anche un valore non necessariamente causa di infelicità».
SOLITUDINI E NO – Sull’argomento è intervenuto anche Giovanni Barillari, Assessore alla Sanità, Assistenza sociale, Rapporti con l’Università del Comune di Udine: «È dimostrato che lo sport, le relazioni sociali, la curiosità, gli stimoli, le nuove sfide ci mantengono giovani non solo a livello mentale ma anche a livello fisico. Non credo sia un caso che tutte queste attività siano capaci di produrre piacere e che quindi possano essere tutte ricondotte al concetto di felicità. Si potrebbe quasi coniare lo slogan, “La felicità mantiene giovani”. L’invito è quello di cercare di vivere ogni giorno nel migliore dei modi riuscendo a prendersi cura di sé e dei propri cari, coltivando le proprie passioni, continuando a stupirsi, non smettendo mai di giocare, evitando per quanto possibile le arrabbiature inutili e inseguendo, in poche parole, la felicità». Il capoluogo friulano è diventato punto di riferimento contro la solitudine a partire da luglio 2018 grazie al progetto biennale ‘Solitudini e no’. Fino a oggi si è parlato di solitudine negli anziani, ma anche di come i giovani possano sviluppare capacità relazionali sane attraverso lo sport (con ‘Di sana e robusta emozione’) e la formazione alle abilità sociali. È infatti ancora in corso un progetto formativo che vede i ragazzi protagonisti in un percorso di acquisizione della capacità di ascolto (‘Listening skills: imparare ad ascoltare per comprendere gli altri e se stessi’).
INFO – udine-2019.ifotes.org