Dal 21 al 24 maggio (dal giovedì alla domenica) è in scena al Teatro Spazio Uno di Roma, Gli strani affari del Signor Molarek – Polacchi.
Il testo, scritto da Ernesto De Stefano, è stato adattato da Francesca Frascà. Otto repliche che vedono in scena Raffaele Risoli, Manuela Di Salvia, Alessandro Di Somma, Daniel Plat ed Emanuele Pierozzi.
In un clima che viaggia parallelo alla situazione sociopolitica della Polonia del 1981, all’affacciarsi dei movimenti rivoluzionari di Solidarnosc scaturiti dall’ondata di scioperi nel paese, viene affrontato una delicato argomento, attraverso il racconto del microcosmo di tre operai.
Zbigniew, Pavel e Vitek, in trasferta a Londra, in meno di un mese devono ristrutturare l’appartamento del signor Molarek: un funzionario, o meglio, un burocrate intrallazzatore del Ministero dell’Industria di Varsavia. I tre viaggiano con documenti falsi e senza permesso di soggiorno. Nonostante l’alto rischio, accettano sapendo che la loro ricompensa al rientro sarà una bella casa e il tanto desiderato orologio di marca.
Ma, arrivati nell’appartamento londinese, spuntano quasi subito i primi problemi tra loro. Vitek è l’unico dei tre a conoscere l’inglese e a fare da congiunzione con la loro realtà fatta di stenti, privazioni, compromessi e umiliazioni. Il tugurio dove vivono costituisce momentaneamente sia la casa che il posto di lavoro dei tre operai.
Vitek è costretto, suo malgrado, a nascondere la verità sugli avvenimenti che in quel momento stanno accadendo in patria per non compromettere il lavoro.
La similitudine tra il luogo chiuso e disastrato dove vivono e lavorano e la Polonia è fortissima.
I lavori nell’appartamento avanzano di pari passo con l’aggravarsi della situazione in patria, conditi con siparietti divertenti che pare vogliano dire: “così è la vita”.
La messinscena è surreale e in bilico costante tra commedia e tragedia.
NOTE DI REGIA
Lo spettatore può solo assistere e sentirsi complice di questa situazione, così come l’Occidente assistette al golpe militare di Jaruzelski in quel periodo in Polonia senza scomporsi molto.
L’Occidente prese atto che ci fosse il coprifuoco dalle 10 della sera fino alle 5 del giorno dopo, magari pensando che un bel riposino forzato potesse aiutare, che so, matrimoni incrinati a rinsaldarsi oppure a recuperare il tempo perduto coi propri figli. Perché mai avrebbe dovuto scomporsi? Un governo auto-elettosi con colpo di Stato stava, in fondo, tenendo a bada le cose e le persone.
Niente di nuovo. Niente di nuovo da un fronte abituato ad accettare la sottomissione. Con un po’ d’ipocrisia perbenista si può privare la dignità delle persone fra le mura di casa loro e abituarle ad accettare anche un orologio di marca come paga di un lavoro estenuante e privo di garanzie.
Il disagio di chi osserva nasce quando smette di ridere e accusa il dolore peggiorato improvvisamente. Il clima di tensione che si respira in quella Polonia è tangibile pure se la storia si svolge interamente a Londra.
La porta di quella casa che alla fine si chiuderà alle spalle dei nostri tre operai prima di tornare nella loro città, che forse non li accoglierà come loro si aspettano, ne sarà il suo punto più alto.
Scritto da Ernesto De Stefano
Adattato e diretto da Francesca Frascà
con Raffaele Risoli, Manuela Di Salvia, Alessandro Di Somma, Daniel Plat, Emanuele Pierozzi
Scenografia e costumi: Made in Testaccio di Gloria Brescini
Disegno luci: Giovanni Brescini
Foto di scena: Marco Lausi
TEATRO SPAZIO UNO
vicolo dei Panieri 3 – Roma
Dal 21 al 24 maggio ore 21.00
Per info e prenotazioni: 06.45540551