Grande successo del concerto di Uto Ughi nella serata dedicata alla memoria di Claudio Scimone

Da Amelia l’appello del grande violinista al Governo: “L’insegnamento musicale nel nostro Paese? Situazione disastrosa, non dimenticate il fatto che l’Italia è stata il Paese della musica”

AMELIA – Grande successo per l’evento di punta di Ameria Festival, rassegna artistico culturale, in programma fino al 28 ottobre ad Amelia (Tr).

Ieri sera, (lunedì 24 settembre) nel settecentesco Teatro Sociale, in una serata dedicata alla memoria del compianto Claudio Scimone, dinanzi ad un pubblico entusiasta si è esibito Uto Ughi, accompagnato dai Filarmonici di Roma, il complesso cameristico nato oltre 40 anni fa come Orchestra da camera di S. Cecilia, che da decenni si esibisce in tutto il mondo col celeberrimo violinista. Un eccezionale spettacolo, che ha avuto il suo clou nell’esecuzione del Concerto in mi maggiore di Bach, uno dei  capolavori  assoluti della musica occidentale. Tra scroscianti applausi Ughi ha interpretato anche altri brani di grande virtuosismo, tra cui una travolgente “Carmen fantasy” di Pablo de Sarasate.

Uno straordinario spettacolo, che ha regalato momenti di forti ed intense emozioni e ha confermato la vocazione internazionale che la rassegna ha assunto negli ultimi anni.

Il legame che unisce Uto Ughi ad Amelia è  molto forte: il celebre violinista, come lui stesso ha voluto ricordare, si è esibito per la quinta volta alla manifestazione. Poco prima dello spettacolo l’artista ha concesso un’intervista, raccontando di sé e della sua musica.

Maestro, abbiamo ancora una volta il piacere di ascoltarla ad Ameria Festival. Cosa la unisce a questa importante rassegna?

“Innanzitutto un simpaticissimo pubblico, affezionato e soprattutto molto competente. Qui ci sono stati molti appuntamenti musicali importanti. Questo teatro inoltre è una meraviglia, ha un’acustica perfetta e crea una forte intimità tra chi ascolta e chi suona. Qui, da quando esiste il Festival, si sono svolti appuntamenti di grande rilievo, con alcuni tra i maggiori interpreti della musica internazionale, come Bruno Canino,  Claudio Scimone con i suoi Solisti Veneti…”

A questo proposito, ricordiamo che il 6 settembre è venuto a mancare Claudio Scimone, uno dei massimi esponenti della scuola violinista italiana, al quale lei era molto legato. Nei giorni scorsi lo ha  ricordato a Padova insieme  al celebre complesso, di cui  Scimone è stato fondatore e direttore. Ci vuole parlare di questo straordinario artista?

“Il maestro Scimone è stato una figura molto importante del panorama musicale italiano, perché aveva una conoscenza molto approfondita della musica antica, specie del periodo barocco italiano, di cui è stato un grande divulgatore.  Era un uomo coltissimo, di grande sensibilità ed intelligenza, che ha dedicato alla musica un’intera vita, con risultati prodigiosi. Mi meraviglio che i giornali italiani di massima tiratura non abbiano dedicato servizi importanti ed impegnati ad una figura così importante. Sono molto grato  agli organizzatori di Ameria per aver voluto dedicare la serata odierna proprio alla memoria di questo grande musicista.”

Come è nata la sua passione per il violino?

“Il violino è un mezzo di comunicazione con il pubblico e con chi lo ascolta. Come la voce è un’appendice per il cantante, così il violino lo è per il violinista. E quando il violino è uno Stradivari o un Guarnieri si riesce a comunicare ancora meglio”.

A che punto è, secondo lei, l’insegnamento della musica in Italia?

“Al momento la situazione è disastrosa. Nonostante gli appelli di grandi musicisti come Muti e Scimone non c’è un benché minimo miglioramento. Non voglio essere distruttivo, invito questo nuovo Governo a prendere seriamente in considerazione il fatto che l’Italia è stata il paese della musica”.

Cosa prova quando sale sul palco, per lei è la stessa emozione di quando è iniziata la sua carriera?

“Sa cosa diceva Paganini? Per emozionare gli altri devo prima emozionare me stesso. Per riuscire a comunicare con il pubblico devo prima trasmettere a me stesso l’emozione dell’autore. Solo così riesco poi a trasmetterla agli altri”.

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