Dopo il dittico pirandelliano proposto al Teatro India con O di Uno O di Nessuno, nell’allestimento firmato dalla regia di Gianluigi Fogacci, e Il berretto a sonagli diretto e interpretato da Valter Malosti, dal 17 al 28 febbraio è la volta di Roberto Latini che completa l’omaggio al drammaturgo siciliano portando in scena I giganti della montagna, una produzione Fortebraccio Teatro.
Incompleto per la morte dell’autore e rappresentato postumo nel 1937, I Giganti della montagna è l’ultimo dei capolavori pirandelliani, forse il più rarefatto ed evocativo: un intreccio complesso e oscuro di visioni, ossessioni, incubi e paure, che Roberto Latini interpreta curandone anche l’adattamento e la regia. Il dramma è ambientato in un luogo nebuloso dove trova compimento il viaggio della Compagnia di attori della Contessa, al limite della sopravvivenza, nel difficile tentativo di mettere in scena il proprio spettacolo, La favola del figlio cambiato. Questo luogo misterioso è la villa degli Scalognati, abitata da personaggi grotteschi guidati da una specie di Mago, Cotrone, in grado di creare illusioni e scatenare fulmini e mesmerismi al limite fra la favola e la realtà. “Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare – annota Roberto Latini – Sono sempre stato molto affascinato per il non finito, non concluso. Ho sempre avuto una grandissima attrazione per i testi cosiddetti incompiuti. Mi sembrano da sempre così giusti rispetto al teatro. L’incompiutezza è per la letteratura, per il teatro è qualcosa di ontologico. Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione. Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c’è scritto – cala la tela. I Giganti della Montagna è un testo che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile. Dopo le bellissime messe in scena che grandissimi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l’occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva alla villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all’altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti sono così nei pressi di ognuno da poter immaginare come proiezioni di sé”.
Nella versione di Roberto Latini è lui stesso a farsi strumento polifonico e a mettere in scena l’intero dramma per portarlo verso una dimensione nuova: “voglio immaginare tutta l’immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle “al di fuori di tempo e spazio”, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare. Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli”.
Roberto Latini vincitore del Premio della Critica 2015 (ANCT) per I giganti della montagna.
Gianluca Misiti vincitore del Premio Ubu 2015 come Miglior progetto sonoro o musiche originali
Spettacolo finalista al Premio Ubu 2015 come Spettacolo dell’anno
Roberto Latini finalista al Premio Ubu 2015 come Miglior attore o performer
Dal 17 al 28 febbraio al Teatro India
di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti – luci Max Mugnai
video Barbara Weigel – elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini
assistenti alla regia Lorenzo Berti, Alessandro Porcu
direzione tecnica Max Mugnai – movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri
Produzione Fortebraccio Teatro in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi
Festival Orizzonti . Fondazione Orizzonti d’Arte Emilia Romagna Teatro Fondazione