Portogruaro rende omaggio a Luigi Russolo allestendo nel nobile palazzo rinascimentale che nel 1885 lo vide venire alla luce, “Casa Russolo”.
Per volontà della Amministrazione Comunale, la dimora cinquecentesca, che già ospita Il Centro Culturale con la Biblioteca Civica, accoglierà, dal prossimo 15 giugno, uno Spazio interamente dedicato all’artista e che diventerà la sua Galleria permanente.
In esso viene esposta l’intera raccolta delle lastre originali di tutte le sue incisioni, insieme ad un nucleo importante di suoi olii di proprietà del Comune di Portogruaro, ed ad una ampia documentazione multimediale della sua produzione, della sua originale vicenda personale ed artistica. Mentre la copia (gli originali sono andati tutti distrutti) tratta dal brevetto depositato, di uno degli strumenti da lui creati – un Intonarumori della Collezione del prof. Pietro Verardo – sottolineerà il ruolo fondamentale di Russolo nella musica del Novecento.
Per l’occasione, dall’archivio storico del Comune di Portogruaro riemergerà, per essere eventualmente oggetto di studio, l’importante carteggio (circa una trentina di documenti) fra la vedova dell’artista, Maria Zanovello, e il Comune di Portogruaro, in cui è documentato anche il dono al Comune del quadro “Impressioni di bombardamento”.
Il progetto di Casa Russolo è affidato alla curatela di Boris Brollo. L’obiettivo è presentare l’artista nella sua duplice veste di pittore e incisore, da un lato, ma anche e soprattutto di musicista, ruolo che gli ha assicurato una amplissima notorietà internazionale.
Russolo fu, insieme a Boccioni, Carrà, Severini e Balla, il firmatario dei Manifesto della Pittura Futurista. Iniziò l’attività artistica con la serie di originali incisioni (1906/13), documentate in Casa Russolo. L’adesione al Futurismo portò ad opere ammirate per la loro originalità anche da Klee. Negli ultimi 10 anni di vita, ritiratosi sulle rive del Lago Maggiore, produsse una pittura paesaggistica e ritrattistica dichiaratamente ‘filosofica” che lui stesso definì “Classico Moderna”. Russolo, infatti, fu anche filosofo. La lunga elaborazione dei suo pensiero si può trovare nel trattato “Al di là della Materia” composto tra il 1934 e il 1938. Tra i suoi scritti inediti si ricorda anche i “Dialoghi tra l’lo e l’Anima”.
Seguendo la passione familiare per la musica (il padre era stato un importante organista, il fratelli Giovanni e Antonio si diplomarono al Conservatorio G. Verdi di Milano; fra l’altro, Antonio lavorò al fianco di Toscanini ), Russolo nel 1913 scrisse “L’Arte dei Rumori”, autentico fulmine a ciel sereno nel panorama musicale del tempo.
Ma l’artista non si accontentò di teorizzare il trionfale ingresso del rumore nella musica, ma con eclettismo inventò, a partire dal 1913, macchine straordinarie, gli intonarumori, in grado di modulare i rumori mediante una leva che tendeva o rilasciava una membrana.
Questi nuovi strumenti rivoluzionarono la tecnica musicale, riproducendo la grande varietà di suoni della città e delle macchine nella vita moderna. Gli intonarumori rappresentarono per la prima volta la possibilità di sintetizzare un rumore e furono precursori di tutto ciò che è stato fatto in seguito per quanto riguarda le tecniche di registrazione e montaggio ed i primi sistemi di sintesi elettronica del suono.
Il Russolo inventore progettò e realizzò una ventina di diversi intonarumori divisi per timbro, proprio come in orchestra. Le famiglie furono denominate in maniera inequivocabile: gorgogliatori, crepitatori, urlatori, scoppiatori, ronzatori, stropicciatori, sibilatori, scrosciatori. Furono utilizzati per memorabili concerti a Modena, Milano, Genova, Londra, Dublino, fino a Parigi.
L’artista collaborò con il musicista Edgard Varèse al perfezionamento del suo Rumorarmonio.
Nella notte del 15 giugno, l’apertura ufficiale di Casa Russolo si connoterà come un evento in puro spirito futurista.
Riecheggia, nell’attualità, la celebre affermazione di Marinetti: “Noi canteremo le grandi folle agitate del lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; la stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano”.