‘Istituto d’Istruzione Superiore “Mancini-Tommasi

L’Istituto d’Istruzione Superiore “Mancini-Tommasi nasce nell’anno scolastico 2015/16 a seguito del Dimensionamento Scolastico con “l’accorpamento di un professionale alberghiero, IPSEOA “Mancini” e un Tecnico agrario ITA Tommasi”. È ovvio come una decisione assunta da organi competenti, se pure sostenuta da una logica di coerenza, non abbia determinato in automatico una fusione, un’ integrazione virtuosa: per qualche anno, infatti, si è avvertito un certo senso di ” separatezza ” che era d’impedimento all’ espressione di potenzialità notevoli presenti nei due istituti. Il delicato approccio adottato dalla dirigenza, ha fatto in modo, che, giorno dopo giorno, si consolidasse una vera fusione basata su sinergie virtuose, interazioni e reciprocità, secondo l’impostazione di “filiera”. Oggi l’Istituto d’Istruzione Superiore “Mancini-Tommasi  è una un’unica, grande famiglia, sempre pronta a fronteggiare nuove sfide,   eventi imprevisti e sconvolgenti, come il Covid-19, reagendo con la necessaria determinazione, collaborazione di tutti, alunni, personale docente e non in grado, al tempo stesso, di superare la selezione di bandi regionali, nazionali, europei, con progettualità competitive, attraverso le quali si è riusciti a far acquisire competenze a docenti ed alunni,  rinnovare la  strumentazione tecnica in uso con attrezzature altamente innovative. Attesa la specificità dei diversi indirizzi di studio, sia professionali che tecnici,  nell’azione didattica si è deciso di innalzare il livello culturale dei contenuti disciplinari puntando, soprattutto nelle esercitazioni in laboratorio, sulla valorizzazione del territorio nella tipicità di piatti, ingredienti, erbe aromatiche, vini per riscoprire la nostra tradizione enogastromica, insieme ai riti, agli usi della tradizione, concepiti come parte integrante di una cultura, di un patrimonio da non disperdere, semmai da riscoprire, veicolare, anche con approcci innovativi e puntando sulla creatività dei nostri allievi. I sapori, gli odori, i prodotti della terra, i piatti più antichi e la loro preparazione secondo le ricette dei nonni, concorrono a definire l’identità culturale di un luogo e possono divenire occasione di crescita e sviluppo per la collettività, l’antidoto necessario, efficace, forse alla  deriva massificante,  esito della globalizzazione spinta, realizzata negli ultimi decenni dal sistema economico dominante, che ormai manifesta limiti non trascurabili, insieme ad effetti collaterali deteriori, come dimostrato dalla tragica esperienza di pandemia, ancora non del tutto debellata. Possiamo affermare che l’ offerta didattico-formativa del nostro Istituto, soprattutto negli ultimi anni, si è caratterizzata, oltre che per un ampliamento in termini di  quantità e qualità, per uno spazio sempre più allargato verso il sapere e i saperi, uniti al saper fare. Le competenze dei nostri allievi, infatti, non si limitano a conoscenze settoriali di tipo tecnico manuale e operativo, ma vengono sostanziate dal collegamento alla tradizione storico-culturale locale e non solo. Del resto la storia racconta la Calabria come territorio attraversato da popoli numerosi e diversi, alcuni dei quali anche attraverso le colonie e gli insediamenti ivi stabiliti, hanno introdotto cibi coltivazioni, metodi di conservazione degli alimenti differenti. Non si può disconoscere tutto il portato di culture, usi diversi che hanno contribuito a determinare l’identità, come patrimonio storico-culturale di oggi.  

L’Istituto è dislocato su  tre sedi, molto diverse tra loro, ubicate in punti strategici della città. 

Percorrendo la A3, appena 700/ 800 metri dallo svincolo ” Cosenza sud”, tra costruzioni diverse, disomogenee per stile, epoca di costruzione e destinazione d’uso, si inserisce una piccola porzione di terreno, rialzato. Una sorta di piccola collinetta degradante verso il livello stradale con macchie di verde, con svariate  sfumature  alternate a colori differenti, in base alla stagione. 

È quella una porzione del terreno su cui insiste l’ Istituto Tecnico Agrario “G.TOMMASI” di antichissime  origini risalenti al 1858 che ha vissuto alterne fortune, un periodo di lento depauperamento in quanto alle iscrizioni, come pure di abbandono dell’azienda, fino al citato accorpamento con l’Istituto Alberghiero “Mancini”, che ha sancito l’inizio di una nuova fase di rilancio. Tutt’intorno si estende l’azienda agraria che può essere considerata il laboratorio pluridisciplinare per eccellenza: la presenza del vigneto, dell’oliveto, dell’agrumeto, del pereto e di altri fruttiferi, delle serre e della cantina, permettono una vasta gamma di esperienze ed hanno prevalentemente una valenza didattico-dimostrativa per la formazione del perito agrario. Gli alunni della scuola frequentano quotidianamente l’azienda per svolgere le esercitazioni pratiche e partecipano direttamente alle attività colturali, quali la potatura, la vendemmia, la raccolta delle olive, la produzione di piante ornamentali, la vinificazione,  le prove sperimentali di colture ortive e tante altre esperienze pratiche inerenti il loro corso di studi. Il vino, lolio, le piante ornamentali ed ortive sono i punti di forza della nostra azienda e questi prodotti possono essere acquistati direttamente nel nostro Istituto. 

In sintesi, lazienda opera su due livelli: 

come attività economica per quanto riguarda la produzione di frutta, uva, vino, olio, piante orticole e ornamentali;  

come servizio per lattività didattica e formativa. 

La superficie complessiva, secondo le visure catastali, di Ha 5.50.00, di cui Ha 1.50.00 sono occupati dai fabbricati, (scuola, convitto, palestra, magazzini ed altri locali presenti allinterno dellazienda stessa), dalla villetta, dal viale, strade interne e dal campetto sportivo, per cui la Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.) risulta essere circa 4.00.00 ettari, tutta irrigabile grazie al pozzo aziendale ed alle cisterne di raccolta dellacqua piovana.Come colture arboree troviamo un pereto, un agrumeto, il gelseto, un actinidieto ed altre essenze. 

In azienda, infatti, esistono, sia pure in numero limitato a volte unico, altre specie frutticole come: albicocco, azzeruolo, ciliegio, prugna, susino, pesco, melograno, noce, fico, feijoa, diospiro eccMa la parte prevalente è occupata dall’uliveto con una superficie  di circa 1.20.00 ettari, suddivisa in due appezzamenti distinti oltre a piante secolari sparse: nel complesso vi trovano posto circa 270 piante. La varietà coltivata è la Carolea, a duplice attitudine, destinata in parte alla vendita del prodotto fresco ed in parte alla produzione di olio. La produzione media annua è di circa 30 q.li di olive con una resa intorno al 20 %. L’olio prodotto viene in parte assorbito dal convitto annesso alla scuola ed in parte destinato alla vendita in azienda. La forma di allevamento  è quella a vaso. L’arboreto, per buona parte, è dotato di impianto di irrigazione a goccia. Ancora maggiore l’estensione del vigneto. La vite è una coltura arborea assai diffusa nella nostra provincia, con una superficie in continua crescita, nonostante le restrizioni comunitarie per la specie che vincolano le imprese ad effettuare solamente reimpianti. Tale coltura, rappresentata dal Magliocco canino, dal Montonico nero, dal Greco nero e bianco, è stata inserita nell’ordinamento colturale dell’azienda dell’Istituto nel 2000, con una superficie di ha 1.30.00 ettari. La forma di allevamento prescelta è quella a cordone speronato basso permanente. A parte è stato realizzato un filare di uva Sangiovese, che a causa della diversa epoca di maturazione (anticipata) al momento della vendemmia non resta che qualche grappolo. Il  vigneto  comprende il Magliocco  che  è il vitigno a  bacca  rossa più    rappresentativo di quellarea che dalla valle del Savuto (a sud delle colline di Cosenza), si estende fino ai confini della Basilicata e pressappoco coincide con quella che un tempo, perlomeno fino allunità dItalia, era chiamata Calabria Citeriore. Quando intorno agli anni duemila, si è sviluppato linteresse per la viticoltura di questarea, una delle zone più antiche di impianto e coltivazione della vite ma sempre rimasta ai margini del panorama vitivinicolo nazionale, il Magliocco è stato riconosciuto come suo vitigno rappresentativo. Linteresse si è concentrato su questo vitigno sia per lampia diffusione territoriale sia per le caratteristiche enologiche che si prestano a produzioni di qualità adatte allinvecchiamento, con profili sensoriali che si caratterizzano per finezza ed eleganza. Per quanto il Magliocco  sia ormai iscritto nel registro vitivinicolo nazionale non tutto è ancora chiaro e molto lavoro resta da fare per quanto riguarda la classificazione, lidentificazione varietale e la selezione dei cloni. Magliocco è un nome collettivo che raggruppa una serie variegata di popolazioni” o di biotipi” sulla base di mutazioni che, evolvendosi in ambienti diversi (lAlta Calabria è molto estesa ed ecologicamente diversificata), hanno sviluppato differenze morfologiche e/o enologiche anche importanti. Esistono biotipi a grappolo serrato o spargolo e a grappolo più o meno grande. La situazione è resa ancor più complessa dallomonimia con un altro vitigno storico della Calabria tipico del lametino, il Magliocco Canino, che ha però caratteristiche morfologiche e organolettiche diverse. Ad aumentare la confusione il fatto che, a seconda delle zone di produzione, lo stesso vitigno sia chiamato con nomi diversi: sul Pollino Guarnaccia, nel Savuto Arvino, altrove Terravecchia, Merigallo, Maglioccuni, Marsigliana Greco nero…. Al di là delle differenze territoriali pur molto evidenti e per le quali un Magliocco del Pollino ha un profilo sensoriale diverso da quello del cosentino o da quello della piana di Sibari, le caratteristiche comuni sono molte e tali da consentire espressioni enologiche molto caratterizzate, tipiche, identitarie. 

I vini hanno buon corpo, più o meno pronunciato a seconda delle altimetrie e della natura dei terreni, mai però paragonabile a quello di un Calabrese (Nero DAvola) o di vitigni internazionali come Merlot o Syrah. A volte, specie in quota, la struttura è leggera quasi a ricordare la consistenza di un pinot. Al naso le note dominanti sono quelle dei piccoli frutti con note speziate e sentori di incenso che si fanno sempre più evidenti con linvecchiamento. Comune a tutti i biotipi è la ricchezza polifenolica sia nella componente antocianica (malvidina su tutte) sia in quella tannica la cui trama è sempre fitta e vivace, a volte scalpitante.Dalla fine degli anni novanta del secolo scorso le attese intorno allAlta Calabria e al Magliocco  sono state alte e sono cresciute col tempo. A dispetto del cono dombra che la nasconde agli occhi più distratti, la Calabria Citeriore ha grandi potenzialità. La viticoltura è in gran parte di alta collina o addirittura di montagna, le vigne si dispongono su declivi e si avvantaggiano di escursioni termiche e ottima ventilazione. La vite si coltiva dal tempo degli Enotri e insieme allolivo e al fico dà forma al paesaggio. È una Calabria inattesa per chi ha della regione lidea stereotipata e sbrigativa di una terra assolata e arida che si allunga su bellissime coste deturpate dal cemento e dalle palazzine non finite. Tra castagni, querce e ulivi e più su tra faggeti e foreste di conifere, gli inverni sono freddi e le estati fresche e riposanti. I paesi conservano strutture antiche, tipicamente appenniniche che restituiscono lidea arcaica e commossa di unItalia ormai scomparsa o in via di congedo. Una geografia austera e silenziosa non priva di note malinconiche in cui è bello però immergersi. Laver reso un vino calabrese simile e confrontabile con vini di zone vitivinicole molto più blasonate è un successo tecnico ma, al tempo stesso, una sconfitta culturale e forse anche commerciale. 

Induce però allottimismo il dinamismo di tante piccole aziende e di giovani produttrici e produttori che hanno deciso di puntare forte sullAlta Calabria e sui suoi caratteri più irriducibili investendo capitali (pochi) ed energie (tante) sui vitigni storici, su pratiche di vinificazione artigianali e tradizionali, riducendo limpatto di tecnologie e biotecnologie di trasformazione. Dal Pollino al Cosentino si punta su un approccio più sentimentale e relazionale al vino, nella consapevolezza che il buono” non è un dato oggettivo, riposto nella composizione chimica, ma il risultato di interazioni complesse che molto hanno a  che fare con le emozioni, il racconto, la storia dei luoghi e la concreta soggettività di chi beve.  Altro vitigno autoctono calabrese presente nell’azienda è ilGreco, sia nero che bianco,  un vitigno  a bacca nera appartenente alla grande famiglia de vitigni Greci, che comprende soprattutto vitigni a bacca bianca coltivati e utilizzati in tutta lItalia centro-meridionale. Sullorigine del Greco nero sono state avanzate varie ipotesi ma dalla dominazione, è probabile che si possa riferire  del VII secolo a. C., quando i coloni greci sbarcarono in Italia meridionale per fondare nuove città e dall’epoca di insediamento  delle colobie della Magna Grecia. È  presente, infine, il vitigno calabrese Mantonico a bacca bianca che, per secoli, è stato confuso con il Trebbiano e soprattutto con il Montonico bianco che nei Bollettini ampelografici del 1875 è indicato come vitigno stanziale della provincia di Teramo.  È coltivato insieme ad altri vitigni a bacca bianca e nera e, mentre in passato si prediligeva la coltura ad Alberello, oggi si è diffuso il Cordone speronato. È uno dei più antichi vitigni autoctoni della Calabria, importato agli inizi del VII secolo a. C. dai coloni greci sbarcati sul promontorio di Capo Zeffirio, nella bassa Locride. Letimologia della parola Mantonico deriva dalla parola greca mantonikos”, a sua volta derivante dal sostantivo mantiseos” che significa indovino, profeta. Infatti, oltre a generare quel gioioso stato di ebbrezza in chi lo consumava, era bevuto principalmente dai sacerdoti dellantica Locri Epizephiri e dagli indovini. Fortemente legato a quellimmenso filone culturale delle divinazioni che ha caratterizzato per millenni lintera Italia meridionale, ha lasciato delle tracce indelebili nellintero occidente diffondendosi attraverso i culti dionisiaci, gli oracoli e i baccanali di epoca romana. Oggi è coltivato soprattutto lungo il litorale ionico della Calabria. Il Mantonico è un vitigno che rappresenta un piccolo patrimonio storico del territorio calabrese, per lungo tempo dimenticato e che, solo negli ultimi anni, si comincia finalmente a valorizzare, anche grazie a un rinnovato interesse verso gli autoctoni. Grazie all’intuizione  del dirigente scolastico, prof.ssa Graziella Cammalleri, con la creazione  di un nuovo marchio con apposita etichetta, è nato il vino denominato ” SVEVO”, che già da qualche anno è veicolato nei circuiti dedicati, proposto in eventi conviviali, acquistato presso le nostre sedi e gradito da consumatori anche esperti . 

Ciò anche grazie alla professionalità dei nostri alunni sommelier, che guidati dai docenti, sanno proporre, descrivere, illustrare le caratteristiche, le specificità, gli abbinamenti ottimali, con piatti preparati dagli alunni del settore di enogastronomia  settore cucina. Tale collaborazione e vicendevole coinvolgimento dei diversi indirizzi dell’ I.I.S , ha rafforzato la filiera sempre più sinergica, filiera di coltivazione, produzione, trasformazione, proposta dei diversi piatti.  “Oggi, grazie all’impegno del dirigente, al lavoro di docenti, assistenti, il nostro Istituto è divenuto punto di riferimento per soggetti pubblici e privati, nella realizzazione di performance di banchetti, eventi in genere, grazie alle ottime referenze, all’apprezzamento conquistato in ogni esperienza vissuta mediante l’attività di conto terzi, per la organizzazione di catering.” 

Serietà, professionalità, competenza, dedizione al lavoro, queste le caratteristiche sempre sottolineate, in tutte le organizzazioni esterne realizzate dai nostri ragazzi. Il collegamento con il mondo reale, è assicurato dagli stage presso aziende del territorio, come anche in regioni, diverse e in paesi dell’Unione Europea. Le altre due sedi, che ospitano l’Istituto alberghiero sono: la sede centrale, sita al centro della città nuova e dove sono allocati anche la Presidenza egli Uffici amministrativi e il plesso di Via Gravina ubicato nella parte storica della città all’interno di un grande palazzo di forte valore storico-culturale. In entrambe le sedi, importantissimi per la formazione degli alunni, risultano i laboratori, di sala bar, accoglienza turistica e cucina e, uno in particolare, di recente allestimento, è  dotato di attrezzature di ultima generazione  con la cucina a vista grazie ad una grande parete a vetro. Si è puntato anche all’applicazione ed all’utilizzo delle nuove tecnologie nei vari settori dell’enogastronomia. Presso la sede dell’agrario abbiamo tre serre, di cui una computerizzata, di supporto al laboratorio di micropropagazione, un frantoio didattico a freddo dotato dell’ attrezzatura necessaria per il ciclo completo di trasformazione,  una cantina didattica sperimentale, dotata di adeguata ed avanzata attrezzatura, per il ciclo completo ciclo di vinificazione realizzata partecipando a diversi bandi di progetto, inerenti l’applicazione della tecnologia, attraverso l’acquisizione di software, attrezzature e dispositivi utilizzati nell’Agro alimentare. Come, ad esempio ” DiVino Digital”, progetto bandito su scala nazionale, per il quale il nostro Istituto ha avuto l’approvazione, anche in buona posizione nella graduatoria dei vincitori. 

“DiVino digital” pone il vino prodotto presso la nostra azienda, SVEVO, quale elemento centrale, da cui parte un percorso, complesso ed articolato, come intersezione multidisciplinare e sensoriale. 

Ciò  è stato possibile, grazie all’allestimento di due  aree 

l’area ” viola ” che ospiterà uno spazio di esposizione delle apparecchiature di controllo
l’area “grigia”, dedicata alla degustazione, vissuta come percorso sensoriale, con arredi appositi, attrezzature per proiezioni ed incontri tematici.
 

Le nuove tecnologie sempre più contribuiscono ad attivare un apprendimento  attrattivo e coinvolgente per i ragazzi. Fino a pochi anni fa il web era statico e permetteva agli utenti di compiere solo azioni limitate, come ad esempio la consultazione o la lettura di siti internet. Nel corso di pochi anni però, si è evoluta una nuova forma di web, il cosiddetto “Web 2.0”, caratterizzato dalla dinamicità e da un’elevata interattività. Ormai, infatti, non si naviga più in modo passivo, anzi si possono strutturare modalità interattive, in grado di sollecitare, oltre a curiosità (base per la conoscenza) attitudini, potenzialità e intuizioni . 

La tecnologia aiuta ad avvicinare i ragazzi, ogni ragazzo, all’apprendimento,  

Il tutto nell’ottica della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente, anche con i criteri della stagionalità dei prodotti, del km 0, utili alla razionalizzazione. Particolare attenzione viene riservata alla cura di una alimentazione corretta ed equilibrata, tenendo a modello di riferimento la DIETA MEDITERRANEA, non solo per gli importanti riconoscimenti scientifici di livello mondiale, ma anche per l’aderenza alle nostre abitudini come terra del sud. Tra le attività più significative realizzate dai nostri alunni, negli ultimi tempi, ricordiamo l’organizzazione  interna all’istituto, di” master sala “, una vera e propria gara dedicata al lavoro in sala. I ragazzi di questo indirizzo, divisi in sei squadre si sono sfidati nell’allestimento del tavolo, il servizio, l’approccio al cliente, la capacità di esporre il Menu, spiegare i piatti, consigliare giusti abbinamenti con i vini, descrivendone le caratteristiche.  Una vera giuria ” tecnica, composta da esponenti dell’associazione Italiana cuochi, sommelier, maitre , affiancata da una giuria  “popolare” , con la presenza di giornalisti, personalità e autorità, ha valutato le performance delle squadre concorrenti. 

Esperienza utile ai ragazzi per consolidare lo spirito di gruppo nel lavoro, metterli alla prova nella relazionalità in contesti vari e con interlocutori differenti. 

Simile, ma organizzata su richiesta di “confagricoltura”, la giornata dedicata ad AGRICHEF, semifinale nazionale di una competizione tra agriturismi. Gli alunni dell’IIS “MANCINI TOMMASI”, hanno affiancato i partecipanti in cucina, nel servizio in sala, nell’accoglienza degli ospiti, guadagnando apprezzamenti, riconoscimenti anche espressi formalmente con apposita comunicazione, dal presidente dell’associazione di categoria, dalla giuria di alto livello. 

Tante altre esperienze si potrebbero elencare , ma sarebbe un inutile esercizio di vanagloria 

Citiamo, solo sommariamente, un intero pomeriggio dedicato alla violenza sulle donne, con diretta radio e streaming, ospiti importanti, letture e racconti realizzati  dai ragazzi, rappresentanti delle istituzioni, artisti, imprenditori, guidati dagli allievi di cucina, hanno partecipato alla preparazione di piatti prelibati, servendoli, poi, al pubblico presente o, anche, le sagre del maiale, veri e propri momenti di apprendimento gioioso, in clima di riscoperto valore della collettività. 

Dalle poche notizie accennate, risulta evidente l’impegno dispiegato quotidianamente per rendere più accattivante lo studio, invogliare i ragazzi a frequentare la scuola, in modo attivo, partecipando alla costruzione del loro percorso formativo, con solide basi culturali essenziali,  suscitare in loro la consapevolezza di essere parte di una società, cittadini, depositari di diritto e doveri. 

Dimostrando loro, con l’esempio di ogni giorno, come la regola garantisca tutti e ciascuno, quanto i comportamenti dei singoli condizionino l’intera comunità. Si può già cogliere quanto sia articolata e varia l’offerta formativa proposta dall’IIS “MANCINI TOMMASI”: attraverso ciascuno dei percorsi previsti, i giovani diplomati, riescono ad entrare nel mondo del lavoro, oppure decidono di proseguire gli studi, attraverso l’alta formazione, con i corsi specialistici degli ITS,  o con l’iscrizione ad una facoltà universitaria.  C’è anche chi decide di partire per lavorare su navi da crociera o stabilirsi in una nazione europea, vivere situazioni ed emozioni diverse e, magari, tornare per rendere più ricca la nostra regione Calabria con l’esperienza maturata sempre fieri del motto della loro scuola “In omnium labore…magna vis! 

 

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