Il progetto di Legge governativo sulla fine delle province prevede una contrazione del numero delle regioni da venti a dodici, allora si pone la questione degli ‘accorpamenti’ cioè delle concentrazioni. Qualcosa si sente in giro. Pare che già abbia avuto luogo una riunione di sindaci. L’ipotesi governativa contempla che LT e FR confluiscano nella cosiddetta grande regione Tirrenica: cioè con la Campania. E, curiosamente a dir poco, si afferrano i primi commenti, netti e rumorosi: mai andare con la Campania! Se accorpamento deve esserci dicono, e in molti, che sia con l’Abruzzo: gli Appennini che ci separano sono poca cosa, essi dicono: per superarli e valicarli faremo tre o quattro superstrade con bei viadotti panoramici come quello che la Provincia ha progettato anni addietro (ottomilioni di Euro per la sola progettazione!dicono) per sventrare e distruggere la Valle di Comino e unirla a Isernia, naturalmente per accrescere il pubblico benessere. Al contrario che una parte consistente delle attuali province di FR e di LT abbiano fatto parte per secoli del Regno di Napoli, nonché secolari relazioni politiche abbiano segnato Roma e Napoli, non contano. Giustamente cemento e asfalto danno il tono.
Tra le voci che si sono alzate a proposito delle alternative al progetto governativo, significativa e seria a mio avviso è quella di Maurizio Stirpe, industriale, reggitore della società sportiva FR calcio e presidente Unindustria del Lazio: gli elementi culturali ed economici della terra ciociara, dichiara, sono presupposti inderogabili e irrinunciabili di ogni proposta, si deve tener presente che solo in cielo è scritto che debba esistere una cosiddetta Roma metropolitana avulsa dagli ordinamenti, si deve tenere a mente che le province dell’attuale Lazio specie quelle rappresentate da FR e da LT e da RM sono state per quindici secoli strettamente connnesse con Roma medesima fino a costituire in certe epoche una sola entità: e continua: prescindere e addirittura ignorare la Storia e le vicende che contrassegnano il territorio a Sud di Roma, cioè la Ciociaria, è pregiudizievole.
Solitari, ci occupiamo della fine delle province già da almeno due anni nell’intendimento di richiamare alle contingenze storiche, tra le quali la unità e unitarietà, che da sempre hanno caratterizzato tale immensa regione ai piedi di Roma fino al Garigliano, dagli inizi della storia: che tale territorio è stato il primo su cui si è innestata la Storia di Roma; che tale territorio è stato tributario della Città Eterna di uomini di comando, di approvviggionamenti, di soldati, incessantemente tanto che per qualche secolo ha perfino preso il posto di Roma; che da qui sono usciti non solo pane e soldati per Roma, altresì papi e gerarchie ecclesiastiche; che tale regione è stata la vera e propria sacrestia di Roma per quindici secoli: cioè il suo fondamento! Voglio dire che nessuna ipotesi aggregativa è da prendere in seria attendibile considerazione se non si conoscono siffatti presupposti storici alla base. Oltre a quanto più sopra, altri due fatti diventano imprescindibili:
-)il rapporto di questa regione a Sud di Roma che identifichiamo per facilità come ‘Ciociaria’ è stato unico nella storia d’Italia perché unica e irripetibile è stata Roma: le rispettive vicende storiche si intersecano e si aggrovigliano perfino. Per ripetere le parole apparse in un quotidiano ancora in questi giorni ”la Ciociaria tutta è una provincia mentale di Roma” cioè Roma e Ciociaria sono state consustanziali: in effetti essa è stata l’ombra di Roma! Se si ignorano tali fatti e realtà secolari, si costruiscono le cattedrali nel deserto cioè si distrugge e dilapida e si crea il vuoto; nel giornale summenzionato si scrive anche che un quarto di Roma è ciociaro: io preciserei: molto di più di un quarto;
-)la regione nata e connotata come Lazio, in epoca di Augusto Imperatore trasformata in ‘Campania’ estesa fino a Napoli, successivamente dal 1500-1600 come Campagna di Roma, poi ancora con altre appellazioni, con inizio dal fiume Garigliano prima, dal fiume Liri successivamente, è in assoluto di gran lunga la prima nata regione d’Italia. In aggiunta, come tale regione è ‘la madre di Roma’ per ripetere quanto qualcuno ha osservato, così l’Italia è nata da questi luoghi sacri a Sud del Tevere-Aniene! Conseguenza ne è che tutto tale contesto geografico e storico cioè l’attuale Lazio e le sue cinque province compresa Roma, sono un mondo a sé, una entità a parte e come tale va affrontato. Ma in maniera determinante e assoluta lo è la regione a Sud di Roma, cioè il Latium storico che non andava oltre il Nord del Tevere e dell’Aniene, cioè la Ciociaria! In conclusione questa regione che identifichiamo come Ciociaria, vale a dire LT e FR, vale a dire l’antico territorio di venticinque secoli or sono degli Ernici, dei Volsci, degli Equi, dei Sanniti, nella storia d’Italia e non solo d’Italia rappresenta un unicum a parte, la entità genitrice, il solo storicizzato. Perciò Roma e questo territorio sono indivisibili, sono una unità indissolubile e come tale da salvaguardare: intoccabile, intangibile: il territorio ‘metropolitano’ è questo, la ‘Roma metropolitana’ è questa: Roma e la Ciociaria in modo assoluto: solo la ignoranza disconosce tale realtà: perciò travolgere e stravolgere la storia è abortire, creare mostri.
Il punto è uno solo: saranno i sindaci all’altezza di assimilare prima e di portare avanti poi e sostenere, tali peculiarità e requisiti così unici ed eccezionali nell’ambito della Storia nazionale? Io credo di sì. Dubito al contrario che gli uomini cosiddetti politici ora sulla scena possano risparmiarci il degrado e l’anomalia.
Michele Santulli