La città del cordoglio, di Frank Iodice

La città del cordoglio, di Frank Iodice

Questa è la storia di Ninetto Cordoglio, detto Ninù. Quando era poco più di un bambino, Ninù, è stato violentato. Le conseguenze di questo episodio, sempre taciuto, lo perseguitano lungo i vicoli del centro antico, il cuore pulsante e imperscrutabile di Napoli. Nel suo vagabondare, si circonda di esclusi, di emarginati, si lascia coinvolgere in attività ai limiti dell’illegalità, e quando gli viene offerta una salvezza, la rifiuta. Sullo sfondo, una Napoli sfarinata, testimone di un perdono che arriva all’improvviso, come un’epifania, una presa di coscienza dei propri sbagli. Dietro la storia di un uomo e della sua disgraziata esistenza, si cela quella più antica di un popolo di oppressi, di dimenticati, tutti privati simbolicamente di qualcosa, devoti ai santi e ai numeri, alla provvidenza e alla speranza. In un continuo scambio tra l’infanzia e l’età adulta, tra memoria e presente, Ninù si fa interprete del nostro bisogno disperato di amare e di essere amati.

 

La stesura di questo romanzo è andata di pari passo con una sorta di reminiscenza graduale della mia prima vita, quella in Italia. Ho descritto quei luoghi appartenenti alle memorie di famiglia, ormai sopravvissuti solo nei miei sogni, molti spariti o totalmente cambiati oggi. Infatti, il libro è ambientato a Napoli, tra gli Anni ’50 e gli Anni ’90. Napoli è la città in cui sono nato e alla quale sono particolarmente legato. Ciò la rendeva nel mio immaginario una figura lontana eppure familiare. È stato come parlare di una donna misteriosa che avevo visto solo una volta, da bambino, e mi sembrava di conoscere intimamente. Gli italiani sparsi in giro per il mondo da tutta la vita mi capiranno. A loro non ho bisogno di dare spiegazioni. Chi invece non ha avuto la vigliaccheria di partire come ho fatto io, rimarrà forse disorientato nel vedere questa città ritratta in maniera un po’ particolare. La mia Napoli è poco poetica rispetto alla retorica romantica che la dipinge come la patria della pizza e del mandolino. Allo stesso tempo, non è così cruenta e hollywoodiana come la interpreta certa fiction. È una Napoli dell’insofferenza spirituale di tante persone escluse, incomprese, schiacciate dalla coltre di nebbia del successo spietato e del riscatto sociale che offusca la mente della maggior parte di noi. Una città ancora capace di provare sentimenti come la pietà, la compassione, l’empatia che ho cercato di analizzare. Il libro ruota intorno al concetto di ereditarietà della colpa. Si chiede fino a che punto le colpe dei genitori riescano a rovinare la vita dei figli. E trova una possibile spiegazione nell’elaborazione di una certa forma di perdono. Ninetto Cordoglio, detto Ninù, è nato e cresciuto nel Real Albergo dei Poveri. Si salva dalla miseria per qualche anno lavorando a bordo di navi cargo. Un giorno riceve la notizia della morte di entrambi i genitori ed è costretto a tornare a casa. In quel momento inizia la sua storia, una storia di oppressione e liberazione, che è anche la storia di Napoli.

Ninù incarna le paure che ci tormentano e ci tengono svegli, i sensi di colpa tramandati di generazione in generazione. Come gli dice a un certo punto il vecchio Bidello, Ninù ringhia ma non sa contro chi sta ringhiando, perché in fondo è arrabbiato solo con se stesso, come tanti arrabbiati. Ninù è un antieroe, ruba, picchia, beve, e si chiede di continuo il perché. Il perché del silenzio, il perché dell’abbandono, della violenza, persino il perché dell’amore. Il suo compito è di farci calare nei suoi panni per chiederci come reagiremmo se capitasse a noi tutto il male capitato a lui. Il suo passato, se non giustifica, spiega le sue azioni. È una storia costruita su due binari paralleli, l’infanzia e l’età adulta, la memoria e il presente, che si alternano in ogni pagina e s’incontrano solo nell’epilogo.

Frank Iodice, La città del cordoglio, Eretica Edizioni 2021

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