Sinossi
“La leggenda del pescatore che non sapeva nuotare” è uno spettacolo con musiche dal vivo nato un po’ per gioco e un po’ per amore dalle interviste fatte a persone anziane del centro-sud Italia, appartenenti alla generazione della prima metà del ‘900. La generazione dei nostri nonni, della seconda guerra mondiale, dei mestieri fatti con le mani, della terra e del mare. Storie che si mescolano con le leggende popolari e che, semplicemente, meritano di essere ascoltate.
“Sapevate che l’Italia è il paese con il maggior numero di dialetti, tradizioni e culture popolari al mondo? Ma questa ricchezza è un relitto del passato, destinato ad estinguersi con il tempo, o un patrimonio vivo, che occorre ancora studiare e valorizzare? E se è vero che non sai dove vai se non sai da dove vieni, oggi: qual è la nostra casa? Qual è la nostra Itaca?”
Lo spettacolo vede avvicendarsi sul palco quattro personaggi che raccontano al pubblico le proprie “storie di vita”, una crasi tra realtà e leggenda popolare. Mamozio, Maria, Reginella e Arturo: due uomini e due donne che racchiudono tutte le vicende più commoventi e più divertenti che ci sono state raccontate dalle persone intervistate nei differenti paesini italiani. Un pescatore calabrese che non sa nuotare; un pizzaiolo romano nella Garbatella degli anni 40’; una ragazza che sogna di ballare lo swing in una Sicilia devastata dal dopoguerra ed una giovane donna napoletana che non vuol sentir parlare d’amore, a ragion veduta.
Naufragare in questo passato, che non è poi così passato, pensiamo sia un ottimo punto di partenza per rispondere ai nostri interrogativi. Vorremmo far sì che il pubblico si abbandoni alle acque di una saggezza popolare che sembra ormai sbiadita ma che è invece ancora viva e colorata, come le persone che abbiamo incontrato.
Al centro dello spettacolo l’elemento musicale che fa da fil rouge tra un racconto e l’altro tramite canti popolari e polifonici, musiche dal vivo e strumenti tradizionali. La musica assume una funzione poetica per dare voce a quelle emozioni che spesso, proprio come accade in una serenata, non riusciamo ad esprimere solo a parole. Note dell’autrice
Mi capitava spesso, sia per lavoro che per diletto, di girare per paesini italiani quasi sconosciuti, parliamo addirittura di borghi di mille, duecento, ottanta abitanti. Durante questi viaggi mi accadeva di conoscere persone molto semplici (nell’accezione più genuina del termine) ma con storie incredibili, leggende da manuale, insomma, vite da raccontare. Più di una volta avevo sentito l’esigenza di voler scrivere questi racconti ma mi sembrava come di perderne la magia abbassando lo sguardo sul foglio bianco, distogliendo quindi l’attenzione dagli occhi di queste persone così “felliniane” che mi stavano regalando i loro ricordi. Un giorno ho quindi deciso di cominciare a documentare il tutto con un semplice registratore, niente video, solo voci dal sapore antico, come fossero dei cantastorie. Nel giro di un anno ho raccolto moltissimo materiale gelosamente conservato nel mio pc nella cartella “Storie di Vita” con tanto di foto e file audio di tutte le persone incontrate in questo arco temporale. Si tratta per lo più di gente anziana, che svolge “mestieri in via di estinzione” come pescatori, contadini, artigiani oppure semplicemente persone incontrate sul lungomare, nella taverna del paese, nel bar della piazza.
Oggi sta diventando sempre più complicato portare il pubblico a teatro, la maggior parte delle persone intervistate mi ha confessato di non aver mai assistito ad uno spettacolo teatrale. Allora come riuscire a parlare a tutti? Attraverso quale linguaggio? In che modo creare qualcosa che possa toccare il cuore di un bambino come quello di un anziano, quello di un intellettuale come quello di un pescatore? È a queste domande che è legata la scelta e la risposta di utilizzare differenti dialetti, una delle più grandi ricchezze della nostra Italia. Tornare alle radici, alla terra, al mare. Da cittadina quale sono è stato interessante addentrarmi in questi luoghi dove la gente sa addirittura chi è il proprio vicino di casa (“Incredibile!”) e provarne così a studiare luci ed ombre per scattare la fotografia perfetta. Piccoli paesi fatti di sapori e musiche tradizionali, odori, danze, feste religiose, sagre, accoglienza, tempo per parlare e per conoscersi, ma anche ignoranza, pregiudizio, mafia (nell’accezione più vasta del termine) e ingiustizie di ogni sorta. Tutto il mondo è paese, nessuno può saperlo meglio di noi italiani. Per questo vogliamo parlare attraverso un linguaggio fruibile da tutti, che rimanga fedele alle origini e alle testimonianze dei personaggi delle nostre storie, alle quali è stato semplicemente dato un costume di scena per salire sul palco.
1 e 2 ottobre
Gitiesse Artisti Riuniti
progetto e drammaturgia Agnese Fallongo con Eleonora De Luca Agnese Fallongo Teo Guarini Domenico Macrì
regia ALESSANDRA FALLUCCHI
Agnese Fallongo
ORARI SPETTACOLI
domenica 1 e lunedì 2 ottobre ore 21
INFO
botteghino 06.6794585 mail biglietteria@teatroquirino.it
segreteria 06.6783042 int.1 mail segreteria@teatroquirino.it
PREZZI solo platea intero € 15 – ridotto € 10