LA MALEDIZIONE DELL’ACHILLE LAURO

Reem al-Nimer, militante per la Causa palestinese e vedova del comandante Muhammad Zaydan, conosciuto come Abu al-Abbas, ha scritto la storia del marito e sua, partendo dal dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro”, condotto nell’ottobre del 1985, al largo delle coste egiziane, da quattro membri del ricostituito flp (Fronte di Liberazione della Palestina), di cui Abbas era fondatore e leader.

L’azione non prevedeva affatto il dirottamento – la traversata sul transatlantico doveva servire ai militanti palestinesi soltanto per raggiungere clandestinamente il territorio israeliano – né alcun spargimento di sangue. Il commando, però, venne scoperto quasi subito e, nella concitazione dell’imprevisto, uccise il passeggero Leon Klinghoffer, ebreo americano e paraplegico.

Tale crimine segnò Abu al-Abbas fino alla sua morte, avvenuta quando si trovava sotto custodia usa, durante l’invasione dell’Iraq. Da tempo Abbas aveva pubblicamente rinunciato alla lotta armata, poteva avvalersi dell’immunità per ogni azione militare compiuta prima del 1993 grazie agli Accordi di Oslo, tuttavia il 15 aprile 2003 fu catturato con un imponente blitz di 180 soldati americani, 30 carri blindati e 6 elicotteri. Detenuto per quasi un anno in in un campo di prigionia di Baghdad, non ebbe alcun processo né assistenza legale e, l’8 marzo del 2004, morì in circostanze mai chiarite.

La maledizione dell’Achille Lauro è però un testo con più d’un piano di lettura.

È, naturalmente, la cronaca del dirottamento della nave da crociera, fatto che, oltre a marchiare il destino di Abbas, catalizzò l’attenzione del mondo intero per le conseguenze che avrebbero potutoverificarsi e vide l’Italia ricoprire un ruolo di primo piano. Nei capitoli d’apertura, dunque, l’autrice ricostruisce nel dettaglio la genesi dell’azione, riportando testimonianze dirette, passaggi cruciali di colloqui e dichiarazioni di alcuni protagonisti e mettendo in luce il ruolo effettivamente svolto dal marito di fronte alla piega inattesa degli eventi.

È uno sguardo dall’interno sul movimento di resistenza palestinese, sui delicati, quando non estremamente tesi, rapporti tra le sue varie fazioni – dall’organizzazione-madre olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a Fatah, dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale al flp –,nonché sulle relazioni tra questa frastagliata compagine e gli altri Stati arabi, alla cui guida figurano anche dittatori come Mu’ammar Gheddafi e Saddam Hussein e personaggi discussi come Hosni Mubarak e Bashar al-Assad.

È un racconto testimoniale sul Medio-Oriente dell’ultimo 60ennio, con attenzione particolare al trentennio 1970-2000, e ai suoi contraccolpi politici – il Settembre Nero in Giordania del 1970, l’Operazione Litani, la guerra civile libanese, la Prima Intifada, la guerra Iran-Iraq, l’invasione del Kuwait, la Seconda Intifada, l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli usa.

È una storia del fallimento del “processo di pace” tra israeliani e palestinesi, consumato fra tradimenti, inganni, errori, false speranze e manipolazioni da parte di potenze locali e internazionali.

È un memoir, che poco concede all’agiografia e molto a una ruvida onestà, su una coppia di coniugi palestinesi dalle opposte origini sociali: lui nato da una famiglia umile e cresciuto in un campo profughi siriano, lei appartenente a una potente dinastia di notabili approdati in Cisgiordania, il cui padre, il banchiere Rifaat al-Nimer, avrebbe fatto la Storia dell’economia creditizia del mondo arabo. Già sposati e con figli, Reem e Abu al-Abbas divorziano più o meno nello stesso periodo per dare vita a un matrimonio che li vedrà, per più di vent’anni, nomadi tra Libano, Siria, Tunisia e Iraq e costantemente pericolo. Sempre presente sullo sfondo un senso di nostalgia di casa, la Palestina, un richiamo costante per l’autrice e il marito, entrambi nati in esilio da genitori espulsi dal Paese dopo al-Nakba – “la Catastrofe” –, come venne denominata la guerra israeliano-palestinese del 1948. Emblematiche e toccanti le pagine sul loro viaggio del 2000: l’arrivo a Gaza, sporca e sovrappopolata, pied-à-terre degli alti funzionari dell’olp per le riunioni periodiche del Consiglio Nazionale Palestinese e per passarvi l’estate, uomini che poco si interessano a migliorare le condizioni della città e della popolazione – «Si comportavano da signori […] Sembravano ritenere che questo fosse loro dovuto, quale riconoscimento per gli anni che avevano trascorso nella diaspora impegnati a “liberare” la Palestina. Ai miei occhi, i veri campioni della Causa erano i palestinesi che avevano tenuto duro a Gaza senza mai lasciare la loro terra e sopportando le miserie quotidiane dell’occupazione»; la visita ai luoghi storici – Gerusalemme, Haifa, Ramallah, Nablus, il monte Carmelo –, quindi la toccante sosta ad al-Tiret, il villaggio d’origine di Abbas:

A chiudere il testo le considerazioni dell’autrice sull’avvento dell’Islam politico, e su come sia cambiato il terrorismo dopo l’11 Settembre. «Viste con gli occhi del 2014, le nostre azioni possono sembrare ottuse o crudeli. Ma allora sentivamo di non avere alternative». Lo stragismo religioso nulla ha a che vedere con la lotta armata palestinese. Questa, pur riprovevole extrema ratio, è fondata su un approccio nazional-politico-militare, in cui non esiste il concetto di “guerra santa” né interesse all’annientamento programmatico dell’avversario. La resistenza palestinese ha avuto tra i suoi uomini-simbolo personalità carismatiche come Arafat, il volto diplomatico della Causa, e Abbas, quello più frondista, musulmani laici idealisti ma non irrazionali, che hanno sempre e solo voluto il riconoscimento di un obiettivo primario, quello della Terra.

Hanno detto:

Questo libro di memorie della vedova di Abu al-Abbas ripercorre un’era della resistenza palestinese, la dura realtà di una causa che dovette fronteggiare ostacoli insormontabili.

Robert Fisk, The Independent

Reem al-Nimer (Nablus, Cisgiordania, 9 settembre 1952), è un’attivista palestinese, proveniente da una influente famiglia di notabili e possidenti. Cresciuta a Beirut, entra a far parte del movimento Fatah di Yāser ‘Arafāt, passa poi al Fronte Popolare Rivoluzionario per la Liberazione della Palestina e all’Organizzazione Comunista Araba. Nel 1982 sposa in seconde nozze Abu al-Abbas, carismatico leader del flp. da cui ha un figlio, Ali.

Per registrarsi gratuitamente: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-presentazione-libro-la-maledizione-dellachille-lauro-di-reem-al-nimer-27701491908?ref=ecount#tickets

ROMA, MERCOLEDÌ 5 OTTOBRE 2016

ORE 18

Fondazione Bettino Craxi – Via Montevideo, 2/A

Presentazione del libro

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La storia di Abu al-Abbas

di

REEM AL-NIMER

(Zambon Editore, 2016)

Assieme all’autrice interverranno:

Stefania Craxi,

Diego Siragusa (curatore dell’opera),

Giampaolo Cadalanu (redazione Esteri de La Repubblica),

Claudia De Martino(ricercatrice di Studi Arabo-Israeliani presso UNIMED)

Booktour La maledizione dell’Achille Lauro:

lunedì 3 ottobre 2016 a Grugliasco, TO – Centro civico “Nello Farina”, via San Rocco, 24, h. 20,45

martedì 4 ottobre 2016 a Biella;

mercoledì 5 ottobre 2016 pomeriggio a Roma, presso la Fondazione Craxi

 

 

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