Lettera a un razzista del terzo millennio «Parliamo del razzismo, dunque»

Mercoledì 27 febbraio, per Edizioni Gruppo Abele, esce in libreria Lettera a un razzista del terzo millennio, di d. Luigi Ciotti. Una lettera aperta che smonta la narrazione razzista e xenofoba che avvelena il discorso pubblico, proponendo principi di senso per una società più giusta.

Disinformazione tossica

«Di fronte all’ingiustizia che monta intorno a noi non si può più stare zitti». A dirlo, senza mezzi termini, è don Luigi Ciotti, fondatore di realtà come Gruppo Abele e Libera che dell’accoglienza e della giustizia ne fanno un agire quotidiano. Chiede al lettore di prendere posizione, nel prologo di Lettera a un razzista del terzo millennio, e lo fa con parole ferme, a volte dure, tipiche del suo stile accorato. Chiede di parlare, di gridare «prima che gridino le pietre», contro l’intolleranza, i pregiudizi e la disinformazione tossica che falsano il sentire collettivo attorno al tema delle persone migranti. Una «ubriacatura razzista», così la chiama, a cui in molti partecipano, chi per convinzione, chi «solo per l’influenza di un contesto in cui prevalgono le parole di troppi cattivi maestri e predicatori d’odio, che tentano di coprire così l’incapacità di chi ci governa». Perché la costante campagna elettorale anti-migranti ci ha abituati ormai a sentire ogni giorno parole tanto accattivanti quanto false, con richiami continui a invasioni o pericoli per la salute e la sicurezza pubblica.

In questa lettera tuttavia non c’è solo la critica feroce a un Paese diviso e incattivito, ma soprattutto un invito a cambiare prospettiva e a superare i luoghi comuni che, duri a morire, continuano a insinuarsi nel discorso pubblico.

«Ti ho dato del tu, razzista del terzo millennio»

Il libro è costruito come una lettera destinata a un razzista. Non certo un razzista specifico, quanto piuttosto quell’aspetto di noi che, consapevole o no, vive immerso in un contesto quotidiano infarcito di prima gli italiani e aiutiamoli a casa loro e si nutre d’intolleranza e discriminazione. Un testo provocatorio da parte di un autore che ha spesso utilizzato la provocazione per indurre una riflessione profonda su tante questioni della società spesso taciute e sotterrate.

Un testo articolato in aree tematiche, più che in capitoli, legate all’attualità e su cui il lettore, con dati alla mano, è invitato a ragionare. Un libro che si pone vicino all’interlocutore e alle sue ragioni per invitarlo all’ascolto e al dialogo: «Ti ho dato del tu, razzista del terzo millennio, in questa lunga lettera nella quale ho provato a spiegare le ragioni per cui non posso stare dalla tua parte e non posso nemmeno tacere i motivi che mi separano da te. L’ho fatto perché non voglio perdere le tracce di un confronto». Una lettera che prende posizione senza mai suonare pretenziosa o moralista, ma esponendo dati di realtà con precisione e, dove serve, numeri e percentuali. Luigi Ciotti espone con chiarezza che, superata la paura del diverso, l’incontro e la contaminazione di culture può essere motore di trasformazione ed evoluzione per le società. Perché il fenomeno delle migrazioni non è una minaccia da arginare, ma un fatto da capire, accogliere e dirigere con scelte politiche e sociali inclusive e costruttive.

L’autore

Luigi Ciotti è fondatore dell’associazione Gruppo Abele Onlus e presidente di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ed è impegnato dal 1965 sulla strada nella tutela e promozione dei diritti dei più deboli e nella lotta contro tutte le mafie.

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