L’INVISIBILITÀ NON È UN SUPEPOTERE
Fotografie e lastre per dire no alla violenza sulle donne
Dal 16 gennaio al 6 febbraio 2020 al WeGil di Roma la mostra
che rompe il silenzio su una delle più urgenti piaghe sociali dei nostri tempi
Giovedì 16 gennaio 2020 inaugura al WeGil, l’hub culturale della Regione Lazio nel cuore di Trastevere, L’invisibilità non è un superpotere: fino al 6 febbraio, a ingresso libero, in mostra 10 fotografie e 10 radiografie che raccontano il mondo di dolore e silenzio in cui vivono le donne vittime di violenza. L’esposizione, di Fondazione Pangea e Reama Network, è promossa dalla Regione Lazio e organizzata da LAZIOcrea in collaborazione con la Fondazione stessa, promotrice di Reama, la rete per l’Empowerment e l’auto mutuo aiuto per le donne vittime di violenza.
“L’invisibilità non è un superpotere” nasce infatti dall’esperienza ventennale di Fondazione Pangea che ha incontrato migliaia di donne in tutto il mondo e dall’incontro tra la Dr.ssa Maria Grazia Vantadori, chirurga nonché referente CASD – Centro Ascolto Soccorso Donna dell’Ospedale San Carlo e componente della rete Reama, e la fotografa Marzia Bianchi, collaboratrice di Pangea – Reama.
“La violenza sulle donne è una ferita insopportabile, che riguarda tutte e tutti. Per cancellarla serve una grande mobilitazione civile e culturale. Ecco il senso di questa mostra. Il mio augurio è che di fronte alle immagini esposte tutti possano comprendere quanto sia grave volgere lo sguardo dall’altra parte. Rompere l’indifferenza e il silenzio è il primo indispensabile passo. Ma il valore di questa iniziativa è anche nel mostrare che le donne non sono sole: ci sono realtà e istituzioni che lavorano con impegno e passione, ogni giorno, per dare risposte alle vittime di violenza. La sfida è non riaccendere i riflettori solo dopo l’ennesimo reato, ma creare una solida rete di protezione e, tutti insieme, incidere davvero sul tessuto sociale e sulle radici culturali della violenza di genere” queste le parole del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
“La nostra priorità è cambiare un certo modo di pensare, modificare una cultura che induce alla violenza sulle donne, educare le giovani generazioni ai sentimenti, creare una società più unita – dichiara l’Assessora al Turismo e Pari opportunità della Regione Lazio, Giovanna Pugliese – Questa mostra ci fa guardare oltre le apparenze; sotto le garze, le fasciature e i cerotti arriva al punto più intimo del dolore inferto alle donne. Ma di riflesso ci fa vedere anche tutto il vuoto emotivo di chi ha commesso questi orribili crimini. I nostri obiettivi sono chiari: proteggere le donne, provenire le violenze, punire i colpevoli. La Regione Lazio ha da poco aperto a Formello il ventitreesimo centro antiviolenza sul nostro territorio e siamo pronti ad aprirne altri a breve, per essere accanto alle donne che hanno subito violenza e fornire loro spazi, tempi e speranze da cui ricominciare”.
Marzia Bianchi, ispirandosi alle parole delle donne accolte dallo sportello antiviolenza on line di Reama (www.reamanetwork.org), ha trasformato la narrazione in immagini. “L’invisibilità non è un superpotere” – afferma la fotografa – vuole dunque rompere il muro di silenzio che coinvolge le donne che hanno subito violenza: nella mostra sono i loro corpi, le loro lesioni a parlare, intrecciando singole storie in un unico racconto. Le vite delle donne sono diverse eppure lo schema della violenza si ripete, prevalentemente a opera di un compagno, familiare o conoscente”.
Nel percorso della mostra, accanto alle fotografie, saranno esposte, in totale anonimato, le radiografie, fornite per gentile concessione dall’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e dall’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, effettuate alle donne arrivate nei Pronto Soccorso e che hanno dichiarato di aver subito violenze.
“Fondazione Pangea da oltre venti anni è impegnata in progetti di empowerment economico e sociale al fianco delle donne, in Italia come nel resto del mondo. Con la rete Reama, nata ormai un anno fa, abbiamo voluto fare un passo in più non solo per creare un circuito di persone, professioniste e realtà in grado di supportarle ma anche per chiedere la reale l’applicazione della Convenzione di Istanbul che, a oggi, rappresenta lo strumento più efficace per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne”, afferma Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea e coordinatrice della rete Reama. “La mostra è l’occasione per noi di svelare quello che molto spesso le donne non riescono a dire o nominare una volta giunte al pronto soccorso. Però i corpi, le lesioni parlano per loro e raccontano di vertigini di orrore quotidiano. Chi accoglie deve saper decodificare i silenzi e attribuire la giusta dimensione alle lesioni incompatibili con quanto narrato”.
“L’idea delle radiografie mi è venuta con l’esperienza accumulata sul campo, in tanti anni di attività”, afferma Mariagrazia Vantadori, chirurga dell’ospedale San Carlo Borromeo, nonché referente del Casd, Centro Ascolto Soccorso Donna del San Carlo. “Il mio lavoro mi ha portato a decodificare le loro lesioni, ad andare oltre il non detto e ad aiutare le donne a orientarsi per uscire dalla violenza con il sostegno della rete territoriale e dei centri antiviolenza. Far capire loro che quanto accaduto non deve ripetersi mai più e che non sono sole è essenziale e in tal senso i presidi sanitari sono uno snodo importantissimo della rete”.
Dopo Roma, la mostra sarà ospitata in altri luoghi del Lazio a partire dalla Provincia di Frosinone dal 6 al 27 marzo.