L’OMAGGIO DI GUADAGNUOLO A GIGI PROIETTI NELLA MASCHERA DI “GASTONE”
Gigi Proietti ci ha lasciato nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Mentre stavamo per rendere omaggio al grande attore per il suo genetliaco, la morte è sopraggiunta improvvisa alle prime luci dell’alba. Personaggio talentuoso, Maestro dell’arte teatrale del trasformismo, di cui, attori come lui ne nascono ormai raramente.
Il M° Francesco Guadagnuolo, che ha ritratto Papi, Cardinali, politici e intellettuali, lo ricorda con un’opera dal titolo: “Trasformismo di Gigi Proietti nella maschera di Gastone”.
L’artista che ne ha sempre ammirato il suo trasformismo teatrale ha voluto così immortalarlo.
Nel grande dipinto si nota, Proietti che interpreta il personaggio “Gastone” di Ettore Petrolini, con andatura malferma, sua la camminata inventata, entra in palcoscenico, nel braccio sinistro tiene legato il guanto destro bianco ‘latte’, mentre nel braccio destro tiene il suo immancabile bastone. Guadagnuolo ha pensato al sipario rosso del palco, dopo l’ultima rappresentazione teatrale, nell’atto di chiudersi, come nel momento del commiato di Proietti al suo pubblico.
Nella parte destra del dipinto sono rappresentati oggetti e maschere teatrali come se si volesse percorrere la commedia musicale teatrale da Ettore Petrolini a Gigi Proietti.
L’opera dai colori forti e contrastanti, bene è riuscito l’artista ad impersonare il modo di porsi di Proietti, che interpreta “Gastone” ormai annoiato, frustrato dalla vita, soprattutto nostalgico e abbandonato, pertanto in declino, che crede di essere ancora un divo. Anche se “Gastone” racconta la società dello spettacolo degli anni ’30, possiamo definirlo un personaggio tanto attuale a ben vedere ciò che accade nella vita di tutti i giorni, spesso ridicola, in una società costruita sull’esteriorità, che si manifesta nella ricerca ansiosa dell’affermazione.
Guadagnuolo raffigura l’attore Proietti con cuore palpitante, atto ancora a raccontare, attraverso il suo Teatro ironico, satirico pur commovente, la grande maschera della vita, precaria senza dubbio ma piena di tenerezza.
Ne è uscita un’opera suggestiva e piena di pathos che provoca commozione con un rimpianto per non avere più tra noi il grande Gigi Proietti.