Luciano Salce. L’ironia è una cosa seria

Luciano Salce. L’ironia è una cosa seria

Un omaggio al grande artista con la presentazione della Mostra

che aprirà il 25 settembre a Roma, Palazzo Firenze

 

Lunedì 23 settembre

Ore 15: proiezione di “Le pillole di Ercole”

Ore 17: proiezione di “L’uomo con la bocca storta”

Ore 18: incontro con Emanuele Salce e Andrea Pergolari

 

A trent’anni dalla scomparsa di Luciano Salce (1922-1989), la famiglia ha donato il prezioso fondo del celebre ed eclettico uomo di spettacolo (regista attore, sceneggiatore, commediografo, autore e conduttore radiofonico) alla Biblioteca Luigi Chiarini del Centro Sperimentale di Cinematografia. Con l’occasione Emanuele Salce e Andrea Pergolari hanno curato la mostra Luciano Salce. L’ironia è una cosa seria che verrà inaugurata mercoledì 25 settembre a Palazzo Firenze, Piazza di Firenze 27 alle ore 18.00. A questa grande esposizione che comprende trentanove pannelli espositivi costituiti da un vastissimo quanto eterogeneo materiale (foto, recensioni, copioni, articoli, locandine, lettere…), ha partecipato in maniera determinante il Centro Sperimentale con immagini esclusive dell’archivio fotografico della Cineteca Nazionale. Per annunciare la mostra e la nuova destinazione del fondo, e per rendere omaggio a Salce, lunedì alla Casa del Cinema saranno proiettati il documentario di Emanuele Salce e Andrea Pergolari L’uomo dalla bocca storta (2009), che ricostruisce la sua vita movimentata e drammatica, e il film Le pillole di Ercole (1960), suo felice esordio da regista nella cinematografia italiana, tratto da una pochade francese e un incontro con Andrea Pergolari e Emanuele Salce moderato da Alberto Crespi, che sarà anche l’occasione per presentare al pubblico e alla stampa la mostra che si apre due giorni dopo.

Figura centrale per ricostruire una storia della cultura italiana del Novecento, Luciano Salce è stato anche un grandissimo cineasta. Tra i suoi film più celebri ci sono Il federaleLa voglia mattaLe ore dell’amoreColpo di statoBasta guardarlaL’anatra all’aranciaFantozzi e Il secondo tragico Fantozzi; ma fondamentali sono anche la costituzione del trio dei Gobbi (con Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e poi Franca Valeri), esempio di cabaret satirico, le partecipazioni al varietà Studio Uno, la conduzione dei programmi radiofonici I malalingua e Blackout.

 

Ore 15.00 Le pillole di Ercole di Luciano Salce (1960, 100’)

«Sotto l’effetto di un afrodisiaco, il dottor Mino Pasqui (Manfredi) ha cornificato un ricco americano, che pretende di ripagarlo con ugual moneta. La soluzione è spacciare una sciacquetta (Valérie) come propria moglie, alle terme di Salsomaggiore: nulla va come previsto, e arriva anche la vera consorte (Koscina) di Mino. […] Un rodato meccanismo di equivoci forza il comune senso del pudore dell’Italia dell’epoca […]. Solo uno scherzo, ma interpretato con divertimento e girato con la cura formale tipica del primo Salce» (Mereghetti). «Avrei dovuto debuttare con Il federale ma non si riusciva a chiudere la produzione e così feci un film meno impegnativo, Le pillole di Ercole, una farsa per Manfredi, grazie a Manfredi che insisté perché lo dirigessi io contro il parere di De Laurentiis. […] Fu un successo e dimostrai che sapevo dirigere un film» (Salce).

ore 17.00 L’uomo dalla bocca storta di Emanuele Salce e Andrea Pergolari (2009, 59’)

Il documentario racconta la vita e la carriera di Luciano Salce, a vent’anni dalla sua scomparsa, attraverso le testimonianze di colleghi ed amici (tra gli altri, Paolo Villaggio, Franca Valeri, Catherine Spaak, Paolo Ferrari, Giorgio Albertazzi, oltre al critico Alberto Pezzotta) e materiale di repertorio, per catturare la personalità dirompente di un uomo di spettacolo che non si è mai negato nulla. Con il sorriso stampato sulla bocca e lo sguardo pungente sul mondo che lo circondava. «Quando ho scoperto che c’era una persona, Andrea [Pergolari], che sapeva tutto su mio padre anche più di me, ho capito che c’era la possibilità di scrivere in due una biografia su Luciano Salce, anche perché finora non esisteva una monografia completa su mio padre […]. Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino fisicamente nel momento dell’apertura degli scatoloni, per me era impensabile scrivere il libro da solo come era impensabile farlo scrivere ad un altro, volevo starci, esserci, vedere da vicino ma far operare da un chirurgo… Com’è avvenuto con il documentario, ogni fotogramma, allo stesso modo per la biografia ogni pagina, ogni foto è stata scelta, scritta assieme, ma io sempre con un vicino distacco, infatti sentivo la necessità che si creasse un’occasione di questo tipo, avevo bisogno per la delicatezza della materia trattata di aprire gli scatoloni insieme, di frugarci dentro, di riordinare il materiale ecc… Aprire da soli gli scatoloni è più triste, più malinconico» (Emanuele Salce).

ore 18.00 incontro moderato da Alberto Crespi con Andrea PergolariEmanuele Salce

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